7 Febbraio 2014
00:00
I primi 12 mesi in grigio. Luca Di Masi e il suo primo anno con l’Alessandria
Un anno fa la firma apposta su un documento cambiava il destino dell’Alessandria calcio. I grigi passavano a Luca Di Masi, presidente-tifoso, ancora oggi alla guida dei grigi e pronto a rimanere al comando della storica maglia ancora per tanti anni, con in tasca la promessa di un futuro di livello.
In un editoriale pubblicato sul sito dell’Alessandria Di Masi ha sintetizzato i suoi primi 12 mesi e Radio Gold News ne ha approfittato per riflettere sul passato e il futuro dell’Alessandria.
Presidente, cominciamo da quel 6 febbraio. Lei, tornando a quei primi giorni, ha parlato di un avvio delicato con un primo bilancio definito “una montagna da scalare in poco tempo” e “un anno che ne vale tranquillamente tre”. Si aspettava un inizio così impegnativo?
“Per me è stato un grandissimo piacere affrontare questa scalata. Ci sono ancora tantissime cose da fare, mi aspettavo di farne molte, e ce ne sono state tantissime mentre ne rimangono ancora moltissime da fare. Non parlo della parte calcistica perché in quell’ambito è normale.”
lei stesso ha detto che appena è arrivato le domande ricorrenti che le hanno rivolto sono state ‘ma perché tutto ciò? Ma chi te l’ha fatto fare?’. Questo ha alimentato qualche dubbio rispetto alla sua avventura calcistica all’inizio del suo incarico?
“No, assolutamente no, altrimenti non avrei fatto questo passo. Meno che mai nel corso di questi 12 mesi. Abbiamo affrontato momenti di difficoltà, ma non mi sono mai pentito di questa scelta. Il sogno nel cassetto che avevo si sta realizzando e me lo sto godendo”.
Lei è un presidente-tifoso. Questo dualismo non è frequente nel mondo calcistico attuale. Un vantaggio ma anche un peso ulteriore da sopportare per le aspettative che può ingenerare.
“Lo so, certo. Spero però che i tifosi capiscano che faccio le cose con la testa del presidente e con il cuore del tifoso.”
Ma bisogna essere dei pazzi per afrontare ancora avventure calcistiche come queste?
“Bah, è una passione. Qualcuno può considerarti un pazzo e chiedersi per quale motivo l’hai fatto, ma fortunatamente si stanno limando le domande di questo tipo perché le persone hanno imparato a conoscermi. Il mio amore per la maglia è evidente e rispionde a molte domande che mi fecero anche allora.”
In famiglia cosa dicono della sua passione?
“Sono tutti contenti. Mia figlia ha tre anni e sa perfettamente l’inno, dice ‘grigi, grigi’ oltre a contare i gol e per fortuna ne facciamo molti in queste ultime settimane. Mia moglie viene alle partite casalinghe, sa perfettamente del mio sogno da sempre ed è una persona splendida: mi supporta e mi sopporta nei momenti difficili”.
Dove vuole portare questa squadra?
“In serie B con i passi giusti. Quest’anno portiamo l’Alessandria in C unica e poi dopo incominceremo da lì a ragionare sui tempi e sulle cose da fare. Intanto abbiamo 12 partite, cioé 12 battaglie. Saliamo quest’anno poi penseremo al futuro. Comunque l’obiettivo è la serie B e ci arriveremo.”
Arrivare in serie B vuol dire anche investire molto denaro. Le manca un appoggio economico locale, un aiuto dagli imprenditori?
“Gli imprenditori si stanno avvicinando, a cominciare da Relais 23, il nuovo sponsor. Sicuramente più uno sale e più avvicina le grandi aziende che abbiamo sul territorio. Poi è chiaro che di presidente ce n’è uno e ovviamente non cerco soci. Ho sempre detto che le cose o si fanno da soli o non si fanno, però se ci sono persone serie che vogliono avvicinarsi a questo progetto come partner siamo lieti di farle partecipi, tifosi e non, perché darà una visibilità notevole. Chi incomincia con noi sul lungo riceverà di più. Chi sale sul carro del vincitore è corretto che lo faccia però è più divertente e dà più soddisfazione cominciare un’avventura fin dall’inizio. Comunque accettiamo chiunque, anche quelli che salgono dopo.”
Se si guarda indietro vede un anno di storia di Alessandria calcio. Se guarda avanti?
“Ne vedo molti. Ho sempre parlato di un progetto pluridecennale. Spero di veder crescere anche i tifosi allo stadio, in casa e trasferta. Sono già aumentati molto, anche in trasferta. Indubbiamente portano molti punti anche durante la stagione. Se in casa siamo imbattuti è anche per un grosso merito loro. Uno degli obiettivi che voglio assolutamente raggiungere è riempire il Moccagatta”.
In questi 12 mesi cosa l’ha colpita di più?
“Incontrare tante persone che ci credono e che con una parola e un gesto ti stanno vicino. Persone che ti fanno capire che sei sulla strada giusta e che tutti i giorni sono con te. E poi l’aver conosciuto molte persone di livello, non solo dal punto di vista lavorativo ma anche umano e questo ultimo aspetto per me è una cosa bella”.