Autore Redazione
domenica
4 Febbraio 2018
07:30
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Eventi - Alessandria

La basilare distorsione. Recensione di “Due ruote” al Teatro Ambra

La basilare distorsione. Recensione di “Due ruote” al Teatro Ambra

ALESSANDRIA – La speranza o il rancore sono le molle emotive su cui si gioca il ritmo di “Due ruote”, spettacolo del Teatro dell’Ortica, di Antonio Sgorbissa con Danilo Spadoni, messo in scena sabato 3 febbraio al Teatro Ambra per la rassegna Ambra Brama di Musica e Teatro.

Una realtà particolare, quella del Teatro dell’Ortica di Genova, volta alla creazione, ma anche radicata nel percorso di teatro sociale, utilizzando le tecniche appunto teatrali per il recupero e l’integrazione, che si tratti di pazienti psichiatrici, di carcerati o di vittime di violenze. Non stupisce che in un tale iter si inserisca uno spettacolo come “Due ruote”, grottesco, persino comico, ma imperniato su una forzatura del rapporto padre-figlio e sulla disabilità.

La storia ha inizio con un grave incidente in bicicletta, dalla causa rimossa dallo shock, durante un allenamento del protagonista con il figlio sedicenne. Prende la piega di un viaggio-pellegrinaggio sulla sedia a rotelle, alla ricerca di un miracolo o di una vendetta, per deviare verso una presa di coscienza fulminea e dagli esiti solo supponibili. La componente ironica è fondamentale, tratteggia personaggi gustosi come una suora-cavaliere jedi, stempera situazioni altrimenti tragiche e le tinge di comicità, per rimandare al tema dominante del gioco di forza tra il protagonista narrante e il figlio solo evocato. Tra loro un’intesa apparentemente esemplare, che cela una pressione ossessiva e reiterata del genitore per la competizione: questo il filo sotteso di una storia apparentemente strampalata, ma retta da una logica interiore. La causa, lo svolgimento, il desiderio di vendetta verso un potenziale responsabile dell’incidente si riconducono ad una sola distorsione iniziale e il finale arriva fulmineo e sinistro.

Notevoli lo stile dissacrante che fa a pezzi qualunque pietismo e il ritmo in crescendo, che enfatizza proprio le distorsioni giustificate dall’io narrante. Il confine sottile tra volontà e cocciutaggine è tracciato dalla ripetizione e dal mantra “insistere“, ben modulato da Spadoni tra entusiasmo e sconcertante ottusità.

Una bella sorpresa il Teatro dell’Ortica, per originalità, coraggio e talento nel trattare temi non esattamente leggeri con intelligente leggerezza, la stessa che Calvino riteneva un valore.

 

 

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