Autore Redazione
giovedì
19 Settembre 2024
05:00
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Cronaca - Alessandria

Andare al lavoro in bici: “Impresa da temerari per chi lavora al di là del fiume Bormida”

Andare al lavoro in bici: “Impresa da temerari per chi lavora al di là del fiume Bormida”

ALESSANDRIA – L’invito dell‘assessore ai Trasporti e Mobilità di Alessandria Michelangelo Serra ad “andare al lavoro in bici in occasione del passaggio in città del “Giretto d’Italia” e della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile è suonato beffardo a chi “lavora al di là del ponte Bormida”. Un lettore del nostro sito, Marco Pasino,affronta tutti i giorni la famigerata Ss10″ tra Spinetta e Alessandria.  Lungo la strada è “già complicato spostarsi in auto o moto” e diventa “impresa da temerari” percorrere il tratto in bicicletta. Chi non ha alternativeaffronta la sfida” e pedala lungo la strada tra Alessandria e Spinetta lanciandosi “in avventure degne del miglior Indiana Jones” e “rischiando ogni giorno, almeno due volte al giorno” di essere travolto da qualche auto. “Degno di nota” per il cittadino è anche il passaggio pedonale a ridosso della rotonda in prossimità della Stortigliona: “Se il temerario ciclista sopravvive alla strada ha ottime possibilità di perire nel tentativo di attraversare la ex statale” ha sottolineato con amara ironia il cittadino.

I tanti che lavorano nel polo industriale che si estende alla periferia ovest della città, e ora anche i neoassunti nel centro di approvvigionamento Amazon in zona D8 a Spinetta, “sono automaticamente esclusi dalla mobilità sostenibile in quanto, si presume, che ognuno di loro tenga molto più alla propria vita che alla situazione ecologica locale“, rileva Marco.

Per il momento, in effetti, non ci sono novità a breve termine sulla pista ciclabile che dovrebbe collegare Alessandria e Spinetta e di cui si parla già dal 2016. Il collegamento è inserito tra i lotti del “Marengo Hub”, il progetto del Comune di Alessandria finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con circa 18 milioni di euro complessivi. Il “Marengo Hub” è stato “ripreso in mano dall’attuale amministrazione” dopo essere rimasto fermo alcuni anni e “sei mesi fa è stato rifinanziato” ha spiegato l’assessora Vittoria Oneto. Alcuni interventi sono già stati realizzati e nel mese di ottobre l’amministrazione presenterà anche gli altri progetti che partiranno “a breve”, come la gara per l’affidamento dei lavori per la riqualificazione del parco di Marengo e gli interventi edilizi nella scuola Caretta a Spinetta. Tra i lotti di lavori che partiranno “a breve” non c’è, però, quello della pista ciclabile tra Spinetta e Alessandria. Il progetto “è confermato ed è finanziato”, ha assicurato l’assessora Oneto, ma non c’è ancora una data precisa sull’avvio dei lavori. Tutto il progetto “Marengo Hub” ha comunque come scadenza il 2026 ed entro quella data dovrà quindi partire anche l’intervento per realizzare la pista ciclabile.

In attesa di un percorso sicuro per chi pedala, o vorrebbe pedalare, tra Alessandria e Spinetta, Marco ha anche “dubbi e perplessità rispetto alle discusse corsie ciclabili tratteggiate per rendere la “mobilità più sostenibile” in città: “Tutte quelle righe per terra creano confusione e, tra ciclisti incapaci di scorrere in fila indiana, auto parcheggiate in doppia o tripla fila (emblematiche le sfilate di SUV visibili ad ogni ingresso e uscita di scuola, degne di una fiera automobilistica), automobilisti indaffarati a guardare i cellulari mentre guidano e pedoni che si trasformano in alfieri attraversando in diagonale, la catastrofe è dietro l’angolo ogni minuto“.

E nella riflessione sulla “mobilità sostenibile” ad Alessandria non sfugge all’ironia di Marco Pasino neppure la condizione di alcune strade: “Ottimo usare la bicicletta a patto che sia una MTB dotata di buone sospensioni, certe buche sono più adeguate agli speleologi che ai ciclisti e se piove anche i sub possono svagarsi adeguatamente”.

Oggi, scrive ancora Marco viviamo in una società perennemente incazzata, che fa i conti con un caro vita opprimente ed ogni motivo è buono per prendersela con qualcuno. I ciclisti, purtroppo, sono fin troppo bersagliati da questo punto di vista e certe soluzioni adottate per la loro mobilità, talvolta, non fanno altro che scatenare ire recondite. Il ciclista stesso, spronato dall’avere spazi esclusivi, si fa forte della cosa e punta il dito contro l’automobilista pretenzioso e perennemente alterato che però, ingranando la prima, ha il vantaggio di poter asfaltare senza problemi il leggero opponente a catena”. Dal “mucchio selvaggio” il cittadino non esclude nessuno, neppure chi viaggia su monopattini elettriciinfischiandosene delle regole e marciando contromano in quasi tutte le vie cittadine, occupando marciapiedi, ed effettuando slalom degni di una competizione invernale”.

E visto il recente impegno del Governo a trovare le risorse per il secondo ponte sul fiume Bormida, l’auspicio di Marco è che si pensi seriamente e con attenzione anche “al popolo a pedali”.Personalmente – conclude nella sua riflessone Marco Pasino – cerco di essere “verde” guidando un’auto “a pile”, ma visto il crescente aumento delle tariffe energetiche e i prezzi applicati alle colonnine, non mi dispiacerebbe tornare alla salutare pedalata qualora ce ne fosse la possibilità. Anche io lavoro al di là della Bormida e da decenni spero in una seconda via di accesso, ne abbiamo sentite troppe ed ormai la speranza è quasi completamente defunta. Capisco che non è facile affrontare tutte le problematiche di viabilità ed avere a che fare col popolo alessandrino (malmostoso e lamentoso a prescindere) è un lavoro da supereroi, ma confido in questa giunta e spero che sia la volta buona. Sarò felice di tornare a pedalare se esisterà una pista ciclabile seria verso la fraschetta.

Il compito più arduo ormai è ridare vita ad una città che si sta lentamente spegnendo. Dobbiamo fare in modo che i giovani provino di nuovo attrazione per questa Alessandria che ormai non ha più un teatro tutto suo e nemmeno una squadra di calcio. Una città ricca di risorse ma povera di denaro ed in cui nessuno vuole più investire. Va bene la logistica, ok al rilancio dello scalo merci ma dobbiamo sfruttare meglio gli spazi a disposizione. Vedo morire una Cittadella storicamente legata alla “Città della paglia” e potenzialmente sfruttabile per eventi anche degni di nota, vedo una Valfrè sfruttata al 20% delle sue potenziali capacità, vedo botteghe storiche sparire per sempre e le vie del centro sempre meno popolate di quella gioventù che una volta poteva contare sui cinema e sul memorabile “Baleta”. I cinquantenni di oggi (club di cui il sottoscritto fa parte) passavano la loro adolescenza sempre in sella ad una bicicletta, si prendevano un gelato da Cercenà in piazzetta della Lega ascoltando i vecchi, attorno all’obelisco, che si lamentavano dei “grigi” rigorosamente in dialetto. Si andava da Otello a sfogliare le ultime uscite in LP, si passava all’Audiovox ed alla Standa, gli amici “colti” facevano un salto alla libreria Fissore e poi si finiva la giornata da Baleta o magari al Piccadilly. D’estate ci si spingeva fino alla piscina comunale nella speranza di intrufolarsi in qualche modo senza pagare l’ingresso (con scarsissimi risultati) e talvolta si arrivava fino al bowling di via Casalbagliano con la sola forza delle gambe. Allora non c’erano le piste ciclabili ma c’era meno nervosismo, le auto erano poche c’era di che divertirsi e c’era molto più rispetto per tutti.  Oggi avremo sì piste ciclabili, ma se nessuno le popola perdono il loro significato”.

 

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