Autore Redazione
sabato
7 Novembre 2015
00:43
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Eventi

Recensione de “Le cattive strade” al Teatro San Francesco

Recensione de “Le cattive strade” al Teatro San Francesco

ALESSANDRIA – “Quando chiedevano a Fabrizio De Andrè perché fosse diventato cantautore, lui citava Benedetto Croce : – fino all’età dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini, quindi io preferirei considerarmi un cantautore – ”.

Inizia così venerdì 6 novembre, “Le cattive strade “ di e con Andrea Scanzi e Giulio Casale, secondo appuntamento della Rassegna MARTE al Teatro San Francesco di Alessandria, tutto esaurito per l’occasione.

Un percorso attraverso la poetica di De Andrè, passando per le sue canzoni e la sua vita, con un’impostazione lucida, cronologica e rispettosa delle tematiche che hanno caratterizzato la sua produzione.

Le ballate iniziali del De Andrè acerbo, che si appoggia ai giganti (primo tra tutti Brassens), lasciano il posto alle collaborazioni con grandi musicisti (Bubola, De Gregori, PFM, Mauro Pagani…). La narrazione di Scanzi è nitida: la  grandezza di De Andrè  è stata anche il comprendere la necessità di coniugare i suoi testi con la musica composta e arrangiata ( “vestita”) da artisti che hanno compensato la sua “balbuzie musicale”(definita così da lui stesso).

L’uomo appare nella sua fobia da palcoscenico, nei suoi problemi con l’alcool e nelle tematiche che hanno nutrito il suo credo. Il mondo dei vinti, coloro che hanno lambito la morte, la loro pietà, il loro andare “in direzione ostinata e contraria” sono il tema che conduce da “Geordie” a “Smisurata preghiera”, attraverso il “Laudate hominem”, e non più Dominum, della “Buona novella”, cantato dal coro dei diseredati che, soli, mantengono un barlume di umanità. Sullo sfondo foto, copertine di dischi e, a tratti, la voce inconfondibile di Faber.

Sopra tutto, le canzoni interpretate da Giulio Casale: “Geordie” , “Inverno”, “Maria nella bottega del falegname”, “Se ti tagliassero a pezzetti”, “Il suonatore Jones”, inno alla libertà dell’artista utopico, capace di vivere ogni giorno la sua arte compiutamente, e tante altre. Casale non “adatta” delle canzoni diventate monumenti, le fa sue e il confine tra musica e interpretazione teatrale è sottile, come quello tra narrazione cantata e verità che traspare.

Colpisce una versione di “Geordie” che perde la cadenza della ballata per diventare una drammatizzazione attualizzata, come una “Canzone del maggio” (da “Storia di un impiegato”) che enfatizza il tono ironico-canzonatorio nei confronti di chi si sente assolto (ma “siete lo stesso coinvolti”).

“Preghiera in gennaio”, scritta alla morte di Tenco,   è un brivido di bellezza e “una goccia di splendore” che conclude lo spettacolo. Fabrizio de André è morto l’11 gennaio del 1999 e ancora oggi la sua figura e le sue canzoni generano appartenenza e seminano il germe dell’indignazione e del libero pensiero.

Spettacolo molto acclamato dal numerosissimo pubblico in sala, perfetto nella struttura e nuovo per l’oggettività con cui è sviscerata la personalità di un uomo complesso, geniale e grande anche nell’imperfezione.

Il prossimo appuntamento della Rassegna MARTE sarà domenica 6 dicembre, alle ore 16,  con “Alice under attak” della Barca dei Soli.

Nicoletta Cavanna

 

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