Cronaca - Alessandria

Irccs: aggiornato il dossier. Per la fine dell’iter si guarda oltre il 2026

ALESSANDRIA – Prosegue il percorso per arrivare al riconoscimento dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Alessandria come Irccs, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, per patologie ambientali. Il dossier è stato aggiornato e “allineato” alle disposizioni del decreto legislativo che nel 2022 ha riordinato la disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, sia quelli già riconosciuti sia quelli in fase di riconoscimento. Dover rivedere il faldone di 200 pagine già preparato ha obbligato l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Alessandria a muovere un passo indietro lungo il percorso per diventare il primo Irccs pubblico del Piemonte. “Il dialogo con il Ministero”, però, “prosegue”, ha assicurato Marta Betti, referente del Clinical Trial Center, il punto di riferimento per l’attività del Dairi, il Dipartimento delle attività integrate ricerca e innovazione diretto da Antonio Maconi.

Dall’inizio dell’anno ci sono stati diversi “incontri e confronti” con il Ministero e a maggio di quest’anno è terminato il lavoro per aggiornare il dossier. Come richiesto dal decreto, è stata individuata l’area specifica su cui si concentrerà l’attività di ricerca dell’Irccs di Alessandria. Puntando alle patologie ambientali, l’Azienda Ospedaliero Universitaria ha indicato Cardiologia e Pneumologia per rispondere in maniera “sempre più efficace” alle richieste di diagnosi e cura del territorio. Chiarita anche la “natura giuridica” dell’Ospedale di Alessandria, che da gennaio di quest’anno è ufficialmente una struttura ad alta specializzazione che usufruisce della presenza fondamentale della Facoltà di medicina dell’Università del Piemonte Orientale, il prossimo passo spetta alla Regione che dovrà adottare una nuova delibera. A quel punto potranno partire anche i sopralluoghi del Ministero. Non è facile dire quando potrà terminare l’iter. Ci sono stati ospedali che hanno ottenuto il riconoscimento in 8 anni, altri in meno tempo. Chi sta seguendo tutto il percorso guarda quindi oltre il 2026.

L’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria, intanto, porta avanti in sinergia con l’Università del Piemonte Orientale e l’Asl tutte le preziose attività di ricerca del Dairi che hanno creato le solide fondamenta su cui si regge la richiesta di riconoscimento a Irccs. “Motore” di questo lavoro sono le persone, i professionisti che conducono gli studi e i data manager che li affiancano per raccogliere e analizzare i dati clinici, e in particolare quelli dei pazienti che vengono arruolati per gli studi seguiti dal Clinical Trial Centre.

Tutti i giorni, ad esempio, “si fa ricerca” oltre la porta del laboratorio di Microbiologia che supporta anche la Unit Microbiota, la prima in Piemonte, e la settima a livello nazionale, a essere stata autorizzata a effettuare trapianti di microbiota intestinale per trattare pazienti con infezione ricorrente da Clostridium difficile e poi autorizzata anche a utilizzare il microbiota intestinale congelato. Ad oggi sono già stati effettuati 28 trapianti “con ottimi risultati” ma il team diretto da Andrea Rocchetti sta allargando l’orizzonte della ricerca. Grazie a strumentazioni all’avanguardia e alle tecniche di sequenziamento stanno andando avanti studi su microrganismi che potrebbero dare risposte di cura a malattie oncologiche, a quelle neurologiche come il Parkinson e l’Alzheimer e affrontare tutte le “nuove sfide della ricerca, che oggi tengono conto non solo della salute umana, ma anche di quella animale e ambientale, ha sottolineato il dottor Rocchetti.

Fondamentale per aiutare la ricerca, in particolare quella sul mesotelioma, sul carcinoma della mammella e sui tumori cutanei sono i campioni custoditi nel Centro di Raccolta Materiale Biologico. L’Alessandria Biobank è nata 30 anni grazie al dottor Pier Giacomo Betta, ha ricordato Roberta Libener e oggi conserva più di 40 mila aliquote e dati clinici associati.  A seconda della tipologia di campione si usano frigoriferi che scendono 40 o anche 80 gradi sotto zero ma per i “più preziosi” si usa l’azoto, che consente di arrivare a -180 gradi per mantenere inalterate tutte le caratteristiche dei campioni.  L’Alessandria Biobank conserva un patrimonio di valore inestimabile per la ricerca e quasi unico al mondo perché raccoglie il materiale biologico di 1030 pazienti che sono stati colpiti da mesotelioma e di oltre 300 affetti da carcinoma. Il centro di raccolta è una fonte incredibile per chi fa ricerca, e non solo nel nostro Paese, e  si sta già attrezzando per raccogliere in futuro anche altri campioni per sostenere gli studi dei ricercatori.

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