31 Luglio 2024
17:45
Autorizzata ripresa di produzione cC6O4 ma per Lombardi ancora troppi problemi e anomalie
ALESSANDRIA – Claudio Lombardi, da tempo in prima linea nella battaglia di tutela ambientale e della salute pubblica nella vicenda polo chimico di Spinetta, torna ad accendere i fari sulla situazione dell’area industriale, soprattutto dopo l’incidente del 31 marzo 2024 che causò una incontrollata dispersione di cC6O4 nella falda acquifera sottostante uno dei reparti di produzione del tecnopolimero denominato Tecnoflon, la cui produzione era stata per tale motivo sospesa. Come torna a spiegare Lombardi, “le perdite -misurate da ARPA l’11 aprile nel pozzo G adiacente all’impianto di produzione erano enormi: una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro i 0,5 μg/l ammessi“.
Quella situazione determinò la diffida da parte della Provincia di Alessandria che intimò la sospensione della produzione di cC6O4 imponendo che l’impianto potesse essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di Arpa. Syensqo nel frattempo ha dichiarato con documenti inviati agli enti pubblici e agli organi di stampa l’esistenza di una efficiente “barriera idraulica” che impedisce al cC6O4 di fuoriuscire all’esterno dell’area dello stabilimento. Un dato che, aggiunge Lombardi, cozzerebbe con quanto emerso nel corso di incontri tecnici Arpa-Asl ed Enti Pubblici e cioè “un forte aumento delle quantità di cC6O4 in falda acquifera esterna comprovato dal seguente grafico relativo a rilievi fatti da ARPA in un pozzo di controllo”.
Tutto questo nonostante Arpa sostenga come dichiarato il 16 aprile 2024 “non risultino evidenze di effetti importanti sulla falda all’esterno dello stabilimento”.
“Le perizie condotte da Arpa e riportate nella relazione di servizio citata – aggiunge comunque Lombardi – denunciano un pessimo stato di manutenzione dell’impianto che ha causato lo sversamento: valvole rotte, tubazioni di scarico danneggiate , pareti di contenimento con buchi.
Come non ipotizzare – prosegue Lombardi – che anche tutti gli altri reparti che utilizzano i PFAS non siano nelle stesse condizioni?”
Una lettera della Provincia, datata 24 luglio ha comunque autorizzato la ripresa di “produzione e uso di cC6O4”. Lombardi tuttavia sostiene che questo sia “avvenuto dopo acceso dibattito con Arpa che aveva trasmesso relazioni comprovanti interventi risolutivi delle perdite, basandosi non già su attività svolte direttamente ma su studi, controlli e attività svolti da un perito incaricato da Solvay che trasmetteva a Solvay relazioni di perizia giurata”.
La lettera di autorizzazione alla ripresa della produzione, lamenta Lombardi, “stranamente” non è stata firmata dal Direttore Responsabile, l’ingegner Platania ma da un suo sostituto. Per l’ex assessore all’ambiente del Comune di Alessandria la vicenda evidenzia gravi problemi. Innanzitutto la produzione del cC6O4 “può essere ripresa solo dopo interventi tecnologici risolutivi comprovati e certificati per adeguato lasso temporale (non certo di giorni ma di mesi) su tutti i reparti dello stabilimento e non solo sul Tecnoflon che ha causato la dispersione di cC6O4 manifestatasi il 31 marzo”. Per Lombardi inoltre “il precario stato di manutenzione riscontrato nell’impianto che ha causato la dispersione di cC6O4 può ragionevolmente essere tale anche sugli altri impianti dello stabilimento“. Di certo inoltre le “verifiche e i controlli dovrebbero essere condotti direttamente da ARPA e non già da Solvay che delega a sua volta ad un consulente“.
Lombardi poi sostiene che la “barriera idraulica si mostra impianto non idoneo a contenere le fuoriuscite degli inquinanti interni allo stabilimento, come d’altra parte recitò la sentenza della Corte di Cassazione nella sentenza di condanna dei dirigenti Solvay nel dicembre 2019″.
L’ultima contestazione infine è sul processo autorizzativo che nonostante “l’impatto sulla salute di abitanti, lavoratori ed ambiente” deriva da “una lettera firmata da un funzionario “facente funzione”.