Autore Redazione
mercoledì
29 Novembre 2017
01:44
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Cronaca - Alessandria

Il commercio storico di Alessandria sempre più isolato

"Non è possibile metter in competizione una formica contro un elefante". Il piccolo commercio schiacciato da grande distribuzione e internet.
Il commercio storico di Alessandria sempre più isolato


ALESSANDRIA – Il centro storico di Alessandria è sempre meno storico. Molti negozi nel tempo hanno chiuso e il commercio cittadino mano a mano ha perso pezzi del proprio passato. L’annunciata chiusura del ristorante di Beppe Sardi, “Il Grappolo“, è l’ultimo colpo inferto a una città che in alcuni anni ha cambiato faccia. I negozi simbolo sono sempre meno e lottano per continuare a esistere e resistere ai tempi. Nel nostro viaggio tra alcuni luoghi storici alessandrini abbiamo raccolto le impressioni dei commercianti che in tanti decenni hanno visto passare, davanti alle vetrine, epoche e abitudini diverse. Per quasi tutti loro Alessandria ha perso molto e soprattutto il piccolo commercio ha perso la battaglia con la grande distribuzione, sempre più famelica, e internet.
Roberto Regalzi, titolare dell’omonima gioielleria, nata nel 1860, ha sottolineato come “siano state perse molte ditte che davano lustro al commercio per colpa in gran parte per colpa della grande distribuzione, un concorrente per noi imbattibile. Il mondo sta cambiando, internet ci sta togliendo moltissimi clienti. Il rapporto venditore-cliente, le nostre consulenze ormai non servono più”. La visione del futuro quindi non è rosea: “Il commercio alessandrino lo vedo piuttosto grigio anche se c’è una piccola ripresa ma non siamo ancora alla fine del tunnel nonostante gli spiragli di luce. Resistere è piuttosto difficile ma speriamo di farcela. Abbiamo cominciato nel 1860 e speriamo di continuare ancora”.

Dello stesso avviso Pino Gallina, della pasticceria Gallina, preoccupato “per la situazione generale e soprattutto per lo 

spopolamento di una città che si è svuotata”. A questo si aggiunge il cambiamento dei modi di vivere: “Sono cambiate le abitudini, probabilmente oggi la gente sta davanti ai computer e non esce più. Ormai però il centro è vuoto. Si vede“.

“Non c’è un indotto esterno che viene a visitare la città – spiega Pinuccia Bonadeo della Pasticceria Bonadeoe se non c’è un cittadino esterno che viene qui l’aspetto storico del commercio muore”. Per evitarlo occorre anche il sostegno degli alessandrini: “Noi abbiamo bisogno dei cittadini. Probabilmente per carattere noi alessandrini siamo un po’ freddi e quindi poco sensibili al problema. Però se anche il privato avesse maggiore interesse per questo settore e sollecitasse l’amministrazione sarebbe meglio. Abbiamo bisogno di una mano.”

Nonostante tutto però qualcosa si muove, spiega con ottimismo Vittorio Ferrari, dell’omonimo negozio in via dei Martiri e presidente di Ascom: “Il settore del commercio in Italia ha subito e sta subendo una trasformazione profonda e pesante e anche questo influisce sulla continuazione di aziende storiche. 

Poi però ci sono anche notizie positive visto che all’angolo di via dei Martiri aprirà una gran bella pasticceria, una gioielleria in fondo a corso Roma-angolo piazza Garibaldi aprirà a breve e sarà una delle più grandi del Piemonte. Infine c’è l’area dell’ex cinema in piazzetta che speriamo abbia ricadute positive per tutti.”

Qualcosa si muove in centro ma contemporaneamente partono le contromosse della grande distribuzione che si riaffaccia in città, come sottolineato dal Movimento 5 stelle. Una situazione che spinge le associazioni di categoria a chiedere posizioni nette: “Ci piacerebbe che ci fosse uno stop – ha spiegato Manuela Ulandi Presidente di Confesercenti. Sembra ci sia sempre un continuum che non si possa mai interrompere. Vorremmo arrivare a un blocco reale degli insediamenti, vorremmo capire quale modello di città si vuole. Stiamo facendo grandi sacrifici per far arrivare persone ma siamo anche sottoposti a una lotta impari con centri commerciali dai parcheggi gratuiti, riscaldamento d’inverno o aria condizionata d’estate. A questo aggiungiamo la concorrenza di internet con colossi che poi pagano le tasse chissà dove. Bisogna fare scelte, impegnative o, diversamente, i modelli saranno sempre più le grandi strutture contro cui il negozio piccolo non può competere. Abbiamo lotti che continuano a crescere ma non possiamo mettere in competizione una formica contro un elefante“.

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