Autore Redazione
martedì
11 Giugno 2019
15:50
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Cronaca - Acqui Terme

Acqui: bufera alla casa di riposo Ottolenghi. Nei guai anche ex dirigente comunale

I Carabinieri della città termale hanno denunciato quattro persone. Tra i reati contestati corruzione, evasione fiscale, peculato e abuso d'ufficio.
Acqui: bufera alla casa di riposo Ottolenghi. Nei guai anche ex dirigente comunale

ACQUI TERME – Ex dirigente del Comune di Acqui per oltre 30 anni e, allo stesso tempo, della Casa di Riposo Jona Ottolenghi dove, da sette anni, lavorava il figlio per conto di una cooperativa. È stato questo particolare a far scattare le indagini dei Carabinieri di Acqui, guidati dal Capitano Ferdinando Angeletti, su una serie di reati contro la pubblica amministrazione. Nel mirino dei militari è finita la donna di 63 anni (M.P.S.), da pochi mesi in pensione. Insieme a lei sono stati denunciati anche il presidente (R.C.) e una impiegata dell’istituto (S. R.), rispettivamente di 66 e 46 anni, e l’ex amministratrice 48enne della cooperativa (S. Ra.) che per anni ha fornito i servizi alla casa di riposo.

Lunga la lista dei reati contestati: corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, evasione fiscale, peculato, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, falsità materiale in atto pubblico. 

Da quanto emerso dalle indagini dei militari, da più di dieci anni l’appalto da più di 600 mila euro concesso alla cooperativa dall’Ipab veniva stipulato con un rinnovo automatico, senza bando di gara, grazie alle influenze della ex dirigente 63enne e del presidente dell’ente sui consiglieri di amministrazione, pronti a firmare fiduciosi tutta la documentazione preparata dalla 46enne impiegata dell’istituto. Per questo l’operazione dei Carabinieri è stata definita “Big Mama”, a dimostrazione della radicata capacità della 63enne di condizionare le scelte dei vertici dell’ente. Sembrerebbe, inoltre, che la donna abbia fatto assumere nella cooperativa il figlio, diventato in breve tempo vicepresidente, in cambio del rinnovo automatico dell’appalto. Secondo le ricostruzioni dei Carabinieri, inoltre, il figlio della 63enne spesso non si sarebbe presentato al lavoro, senza rispettare orari precisi ma nessuno gli contestava nulla, visto che la madre rappresentava una importante figura di riferimento.

Era la stessa dirigente di Palazzo Levi che, in quanto addetta al personale, non avrebbe mai evidenziato quelle controindicazioni che le avrebbero impedito di ricoprire anche un ruolo apicale nell’Ipab Ottolenghi.

Tra le altre anomalie evidenziate dai militari il fatto che per circa dieci anni spettava a una dipendente del Comune acquese il compito di consegnare all’Ipab la scorta di generi alimentari, una volta a settimana, utilizzando l’auto di servizio e in orario di lavoro.

Nel bilancio comunale, inoltre, sarebbe emerso il fatto che Palazzo Levi pagava i propri dipendenti, estranei ai fatti di indagine, per delle mansioni svolte per conto dell’Ipab. Anche in questo caso era la ex dirigente, responsabile dei servizi finanziari, che avrebbe inserito un capitolo con una somma destinata alla casa di riposo.

Nelle note spese prodotte dalla 63nne, inoltre, i militari hanno riscontrato voci generiche e non circostanziate: ipotetici spostamenti in altri centri zona del territorio in diversi casi senza alcun riferimento temporale. Un altro particolare sospetto era che queste somme erano tutte “a cifra tonda”. In sostanza, però, nei conti dell’Ipab non emergevano ammanchi perché i rimborsi spesa rientravano sottoforma di donazioni sottoscritte dalla stessa signora, che però a quel punto poteva detrarre quella cifra dalle imposte. In sei anni l’evasione fiscale emersa ammonterebbe a circa 35 mila euro. A redigere tutta questa documentazione sarebbe stata proprio la dipendente dell’istituto, deferita per emissione di documenti per operazioni inesistenti.

66 mila euro circa, invece, il totale degli emolumenti che sarebbero entrati nella disponibilità della 63enne in quanto dirigente dell’Ipab nonostante la sua incompatibilità. 45 mila euro i danni pecuniari per il Comune di Acqui.

L’amministrazione comunale era all’oscuro di tutto” ha precisato il Comandante Provinciale Ferdinando Angelettie ha dato pieno appoggio alle indagini, dimostrando la massima collaborazione nella raccolta della documentazione e delle informazioni”.

Tutti gli indagati potranno ora richiedere di essere interrogati, in attesa dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

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