4 Novembre 2020
11:37
Nuovo Dpcm: perché il Piemonte sta andando verso un altro lockdown
PIEMONTE – Oltre tremila casi in un solo giorno. Questo il dato diffuso ieri e che vede il Piemonte tra le regioni più colpite dalla seconda ondata della pandemia di Covid-19. Numeri elevati, troppo per aspettare ulteriormente in un calo della curva pandemica ancora difficile da pronosticare, e che portano la nostra regione verso un secondo lockdown. Il Piemonte, infatti, salvo sorprese sarà inserito nelle cosiddette zone rosse previste dall’ultimo Dpcm firmato dal premier Conte.
A preoccupare sono il numero dei pazienti sintomatici, ora vicini al 60% del totale, ma soprattutto la quantità dei ricoveri che stanno mandando in affanno il sistema sanitario regionale. Alle 18.30 di ieri, martedì 3 novembre 2020, erano 213 i pazienti in terapia intensiva e 3.379 i malati ospitati in altri reparti in tutto il Piemonte. “Con gli attuali incrementi dei contagi nessun sistema sanitario al mondo può reggere“, ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi. Ben più gravi le parole di Sebastiano Cavalli, segretario del sindacato dei medici piemontesi e anche lui ricoverato all’Ospedale di Verduno, che parla di “una situazione ospedaliera drammatica, quasi fuori controllo“.
In questo senso i numeri che il Piemonte sta facendo registrare giorno dopo giorno sono da zona rossa. Il che vuol dire che dal 5 novembre si arriverà allo stop delle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per i generi alimentari, e per i mercati, oltre a tutte le attività di bar e ristorazione – che potranno lavorare solo attraverso la consegna a domicilio e l’asporto – e le attività sportive. L’attività motoria sarà consentita in forma individuale e all’aperto, ma solo in prossimità della propria abitazione. La didattica a distanza verrà estesa anche alla seconda e alla terza media, con la mascherina che diventa obbligatoria per i bambini delle elementari e delle medie, anche quando sono seduti al banco. Stop anche agli spostamenti: si potrà uscire di casa solo per “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute“, nonché per tutti quegli spostamenti “strettamente necessari“.
Prevede “settimane difficili, delicate e dolorose“, invece, il governatore Alberto Cirio. “Possiamo chiedere un sacrificio ai piemontesi, l’ennesimo, ma solo se c’è una prospettiva solo se diciamo che questo è il sacrificio per poi ripartire normali. E per sempre. Se saremo costretti a sospendere qualcuna delle nostre attività, sarà una sospensione che vogliamo breve per essere pronti a ripartire come prima senza doverci più fermare“.