Autore Redazione
venerdì
22 Novembre 2024
17:11
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Cronaca - Alessandria

Cazzulo su autonomia differenziata: “Ciascuno di noi si impegni nel difendere la Costituzione”

Cazzulo su autonomia differenziata: “Ciascuno di noi si impegni nel difendere la Costituzione”
ALESSANDRIA – Si è tenuto questo pomeriggio, ai Due Buoi Rossi, un confronto sull’Autonomia differenziata e i Lea, al centro di un intenso dibattito che coinvolge anche i principi costituzionali. L’appuntamento di oggi ha valutato l’impatto sociale della riforma sul futuro anche dei cittadini.

A coordinare gli interventi dei relatori, l’onorevole Federico Fornaro, Deputaoto dlela Repubblica, Mariella Enoc, già Presidente dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma e il professor Renato Balduzzi, già Ministro della Salute, l’assessora alle Politiche sociali, Roberta Cazzulo. Proprio lei ha sottolineato come oggi sia “sempre più diffusa la spinta verso forme di potere concentrato“. Per questo “è quindi fondamentale la distinzione tra autorità e possesso, perché il potere non è una proprietà personale. Chi lo esercita, deve, quindi, accettare obblighi, limiti, regole“.

Il principio è emerso anche, continua Cazzulo, dalla decisione della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata e dalle parole con cui il presidente della Repubblica ha spiegato quali siano i compiti cui è tenuto.  Il 26 settembre sono state depositate in Cassazione di un milione e 300mila firme per il referendum abrogativo dell’autonomia regionale differenziata, quasi 554mila raccolte sulla piattaforma online e 737mila su modulo attraverso i banchetti allestiti in tutta Italia questo denota un rinnovato fermento di partecipazione “dal basso”, è un segno importante di partecipazione e presa di coscienza.

Il timore dell’assessora “è che i contenuti della legge producano una forma di federalismo competitivo e non solidale, come invece richiede la nostra Costituzione. Per quanto riguarda la metodologia questa procedura che è stata stabilita taglia di fatto la possibilità a organismi politici collegiali come la Conferenza Stato – Regioni e soprattutto il Parlamento di intervenire . Ogni singola Regione chiede di avere nuove competenze legislative, ne discute soltanto il Governo e il Parlamento si limita ad approvare in blocco o a rifiutare. Si rischia inoltre un notevole carico finanziario di cui non si ha idea e sul quale hanno lanciato segnali d’allarme: la Banca d’Italia, l’Ufficio Bilancio del Parlamento, la Chiesa come testimone e termometro del principio di solidarietà del nostro paese, le città da quelle metropolitane alle megalopoli”.

In più, ha rimarcato Roberta Cazzulo, si rischia un divario sempre più accentuato tra “regioni che già hanno una posizione economica forte e quelle che invece richiedono un aiuto importante per condizioni ataviche e consolidate di diseguaglianze scaturite da ragioni territoriali, geografiche, storiche e sociali. Diseguaglianze che non possono ricadere sull’eguaglianza e la pari dignità di tutti rispetto alle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali“. L’esito rischia di essere “un’Italia frammentata in 20 piccole patrie“.

La decisione della Corte è stata differentemente giudicata e sul referendum devono ancora pronunciarsi la Cassazione e, di nuovo, la Corte. Il comunicato che anticipa la sentenza però non si è limitato a dichiarare incostituzionali aspetti importanti della legge 86 sull’autonomia differenziata. Ha, anche, richiamato il quadro in cui deve inserirsi e i principi cui deve ispirarsi. Ha ricordato ad esempio «l’unità della Repubblica, la solidarietà tra le Regioni, l’eguaglianza e la garanzia dei diritti dei cittadini, l’equilibrio di bilancio». Ha inoltre sottolineato che il trasferimento di funzioni (non di materie!) «debba avvenire in funzione del bene comune» e «della tutela dei diritti garantiti», rispettando il principio di sussidiarietà – ci sono compiti che devono restare nelle mani dello Stato – e solo se «funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini». Insomma, deve farsi solo se serve. Ha infine restituito al Parlamento, unica espressione legittima di sovranità popolare, il compito di deliberare su una materia che non può essere lasciata a una trattativa tra esecutivi regionali e nazionale. A sua volta il Presidente Mattarella ha descritto sé stesso come arbitro e garante della divisione tra i poteri di Governo, Parlamento e Magistratura. Parlare di controlli ed equilibri, come ha fatto Mattarella, in tempo di crisi della democrazia significa prendere concretamente posizione in sua difesa. Corte costituzionale e Presidente della Repubblica hanno fatto buona politica costituzionale”.

Ciascuno di noi – conclude Cazzulo – è chiamato a impegnarsi per promuovere la democrazia, sollevando alcuni interrogativi, su una legge che rischiava di «minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni che è presidio al principio di unità della Repubblica». In Italia, la Costituzione si conferma un riferimento vitale per difendere la democrazia: ispirandoci a essa, possiamo contribuire tutti a una buona politica costituzionale”.

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