5 Aprile 2021
12:45
“Ora basta, dobbiamo lavorare”: centri estetici, parrucchieri e palestre si “fanno sentire”
ALESSANDRIA – Non è una questione di singoli ma di intere categorie che intendono compattarsi per dare più forza a singole voci, rese flebili da provvedimenti anti-covid ritenuti ingiusti. Il nome del gruppo infatti, “Facciamoci sentire“, non è casuale e spiega la voglia di unirsi e rimarcare che le misure adottate finora stanno strozzando interi settori, dalle estetiste ai parrucchieri, dai lavoratori delle palestre a molti altri. “Inizialmente eravamo una decina e ora siamo oltre 70 – spiega Angela Torquato, estetista. Tutto è nato dal fatto che non è tollerabile continuare così perché abbiamo investito denaro e tempo per garantire la sicurezza e lavoriamo uno a uno, con il massimo scrupolo perciò non ha senso rimanere chiusi”. Un ragionamento reso più forte anche “dall’incredibile esplosione di abusivismo delle attività legate ai nostri settori con tutti i rischi per i cittadini oltre al danno economico nei nostri confronti”.
Il gruppo cresce ogni giorno di più e vuole cercare di premere sulle istituzioni locali per spingere il governo a far riaprire. Una richiesta che poggia “anche su una sentenza del Tar che ha dato ragione recentemente a una estetista contestando le chiusure forzate“. Essere collocati sotto le toelettature dei cani è una beffa per esempio, rimarca ancora Angela, “visto che noi ci occupiamo di casi delicati, come le persone senza capelli a causa di cure mediche o clienti che hanno problemi anche importanti ai piedi o alle mani“. In questo discorso, continua l’estetista, rientrano gli operatori delle palestre, costretti a un blocco forzato “nonostante la salute e l’attività sportiva siano un bene prezioso ed essenziale“.
“Andare avanti così non è possibile – ha aggiunto Francesca Tamerlani, dipendente in un centro estetico – perché la mia titolare ha investito tanti soldi per garantire la sicurezza dei clienti e subire questo blocco non è più accettabile”. La protesta è pacifica ma determinata: “chiusi non possiamo più stare”. Ed è per questo che martedì 6 aprile 2021 ci sarà “un confronto pubblico in via San Lorenzo alle 11.30 per spiegare le nostre ragioni. Poi continueremo e se sarà necessario cercheremo di andare dal presidente Alberto Cirio per chiedere deroghe e far capire che non possiamo più subire questo scenario”. Il gruppo oggi conta Angela, Francesca ma anche Antonietta, Guovanna, Barbara, Mariann, Patrizia, Susy, Cristina e moltissime altre lavoratrici e lavoratori che vogliono avere la possibilità di tornare al lavoro.