Autore Redazione
mercoledì
17 Maggio 2023
05:10
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Cronaca - Alessandria

Negozi in Piemonte: a fine 2023 saranno 4.500 in meno

Negozi in Piemonte: a fine 2023 saranno 4.500 in meno

PIEMONTE – L’inflazione e il caro energia stanno mettendo a dura prova le famiglie e i commercianti piemontesi. Secondo uno studio di Confesercenti, dal 2019 al 2023 si conteranno quasi 4.500 negozi in meno nella regione, con una perdita di potere d’acquisto di oltre 540 euro per nucleo familiare. Nel 2023 le vendite al dettaglio registreranno un calo sia per i prodotti alimentari che per quelli non alimentari, e la capacità di spesa raggiunta nel 2021 non sarà recuperata prima del 2027. Per far fronte all’aumento dei prezzi, le famiglie hanno intaccato le riserve: nel 2022 hanno destinato ai consumi circa 4 miliardi di risparmi e c’è il rischio che siano costretti a bruciarne altri 2,1 nel 2023. La crisi ha impattato negativamente anche sul commercio di vicinato: tra il 2019 e il 2022 in Piemonte si sono persi 3483 negozi (-9,4%) e ben 3587 banchi sui mercati (-25,8%), ma alcuni settori superano la media: abbigliamento, macellerie, panetterie, edicole e cartolerie sono fra i settori più penalizzati. Una dinamica in accelerazione, poiché si prevede che a fine 2023 si perderanno altri 1000 negozi.

Lo studio di Confesercenti evidenzia la necessità di sostenere il tessuto commerciale piemontese, che rappresenta una risorsa fondamentale per l’economia e la socialità della regione. Tra le proposte avanzate dall’associazione ci sono: la riduzione delle tasse e dei costi energetici per le imprese, il potenziamento dei servizi pubblici e della mobilità sostenibile, il rilancio dei centri storici e delle aree periferiche, il sostegno alla digitalizzazione e all’innovazione, la valorizzazione delle produzioni locali e della qualità.

Si tratta – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – di cifre drammatiche, che accentuano un processo in atto già da anni. Il fatto poi che la performance peggiori in termini di consumo la faccia il settore alimentare la dice lunga sulle difficoltà crescenti un una parte della popolazione: un problema che non riguarda più soltanto i negozi che chiudono, ma rappresenta una vera e propria bomba sociale. A fronte di ciò, i week end registrano in molti casi il tutto esaurito dal punto di vista turistico. Il che fa piacere soprattutto per le attività legate all’accoglienza, alberghi, bar, ristoranti, ma non risolve i problemi di impoverimento di una fascia di popolazione sempre crescente”.

Un futuro drammatico – continua Banchieri – che però può e deve essere cambiato. Per far ripartire i consumi è necessario ridurre la pressione fiscale sulle famiglie. Detassiamo intanto gli aumenti contrattuali per il prossimo biennio: una simile misura potrebbe generare cospicui consumi aggiuntivi. E poi sosteniamo di più le attività di vicinato: formazione per gli imprenditori, sostegni all’innovazione, una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese della distribuzione con fatturato inferiore ai 400mila euro annui, cedolare secca per le locazioni commerciali. Solo così si può ipotizzare di recuperare in Piemonte 500 milioni di euro di vendite e salvare quasi 2500 attività commerciali di vicinato nei prossimi sette anni”, conclude il presidente di Confesercenti.

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