19 Marzo 2024
05:55
“Non si vedono, non si sentono, ma ci sono”: a PresaDiretta l’inchiesta sui Pfas a Spinetta e Montecastello
ALESSANDRIA – “Questo nuovo inquinamento non si sente, non si vede: è impalpabile, ma c’è”. Queste le parole di Riccardo Ferri, un cittadino di Spinetta Marengo, rispetto ai Pfas, gli “inquinanti eterni” al centro dell’ultima puntata di PresaDiretta intitolata “Stop ai veleni”. Le telecamere del programma di Rai 3, condotto da Riccardo Iacona, sono arrivate anche a Spinetta e a Montecastello per raccontare la cronistoria dell’inquinamento di queste sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate nel territorio. Questo cittadino, ad esempio, è stato uno degli spinettesi sottoposti all’indagine della Tv belga che evidenziò, nel 2022, concentrazioni di Pfas più alte del 50% tra i cittadini del sobborgo (qui la replica di Solvay, pochi giorni dopo la comunicazione dei risultati).
Tornando indietro nel tempo PresaDiretta ha anche ricordato i risultati gli approfonditi studi epidemiologici presentati da Arpa a fine 2019 su 135 mila soggetti residenti in un raggio di 3 km dalla Solvay dove sono emersi incrementi di gravi patologie rispetto alla media, a fronte però della mancanza di un nesso del rapporto conclamato di causa/effetto, come evidenziava Arpa già quattro anni fa.
“Attorno al polo chimico Solvay nel marzo 2023 in media al giorno si sono depositati 2.88 microgrammi di c604 per metro quadro di superficie, che si trasferiscono anche sulle coltivazioni o sugli alberi. Siamo in presenza di un vuoto normativo” ha riferito a PresaDiretta la direttrice di Arpa Alessandria Marta Scrivanti “non abbiamo ad oggi valori limite di riferimento per poter valutare entità della contaminazione”.
“Questo è il quartiere più pericoloso” ha aggiunto l’ingegnere ed ex assessore all’Ambiente di Alessandria Claudio Lombardi, anche lui intervistato da Rai 3 “i pfas escono dai 5 camini della fabbrica Solvay e da altri punti che vanno in atmosfera e anche nella falda“. PresaDiretta ha anche riportato la replica della multinazionale, che già lo scorso dicembre, in seguito al servizio de Le Iene, aveva ribadito il proprio impegno a “eliminare volontariamente l’uso dei fluorotensioattivi globalmente entro il 2026″.
A PresaDiretta sono intervenute poi Viola Cereda del Comitato Stop Solvay (“serve una normativa nazionale ed europea che finalmente regolarizzi l’utilizzo di queste sostanze“) e Mirella Benazzo dell’associazione Anemos che ha invocato la conclusione dell’indagine epidemiologica. “Vogliamo delle risposte. Bisogna andare avanti, bisogna sapere” ha detto Mirella, il cui padre è mancato per tumore ai polmoni “io sono andata via da Spinetta, come faccio a fare un figlio qui?“.
“Il Comune non è in grado di finanziare da solo l’ultima parte dello studio epidemiologico perché ha un costo molto alto” ha sottolineato il sindaco Giorgio Abonante “dialoghiamo con la Regione affinché metta le risorse”.
La Regione, a sua volta, ha iniziato a gennaio 2024 il biomonitoraggio su 127 persone tra residenti e dipendenti delle aziende agricole attorno al polo chimico, “dove latte, uova e vegetali sono risultati contaminati da Pfas“: “Il biomonitoraggio” ha aggiunto il dottor Antonino Sottile, direttore Sanità Regione Piemonte “ è stato concepito a centri concentrici per arrivare, se necessario, fino a tutti gli abitanti. Alla fine di marzo dovremmo avere già i primi risultati del primo campione di persone sottoposte al prelievo. Il biomonitoraggio si potrebbe allargare se i risultati diranno che ci sono delle evidenze scientifiche tali per allargarlo. Lo studio servirà per determinare il nesso di causalità. C’è un problema importante da risolvere? Lascerei parlare i dati”.
PresaDiretta ha anche visitato il paese di Montecastello dove dal 2020 è stato chiuso il pozzo che distribuisce acqua potabile alla luce della rilevata presenza di Pfas, il c6o4. “Ci hanno rovinato il pozzo, d’estate rischiamo di restare senza acqua” le parole di un cittadino. “Il pozzo era costato quasi 400 mila euro, soldi pubblici spesi nel corso del tempo” le parole del sindaco Gianluca Penna “Solvay ha spiegato che la distanza tra il paese e la fabbrica è talmente ampia che non si ritengono responsabili, escludendo che il c604 ritrovato possa derivare dal polo chimico. Ho detto loro che, a questo punto, c’è qualcuno che sta producendo C6o4 a loro insaputa, c’è un problema di brevetti” ha detto il sindaco sorridendo ironicamente.
“Solvay considera un valore di sicurezza del composto chimico in acqua potabile pari a 7 microgrammi/litro, dieci volte superiore alle raccomandazioni fissate dall’Istituto Superiore di Sanità. L’azienda dice che la Provincia ha autorizzato a scaricare fino a 7 microgrammi litro ma” ha rimarcato la giornalista di Rai 3 Teresa Paoli “si parla di acque di scarico, non di acque potabili”. Stefano Polesello, ricercatore dell’Istituto Irsa Cnr di Monza, ha invece sostenuto che “quel pozzo di Montecastello a fianco del fiume Tanaro è evidentemente infiltrato dall’acqua di fiume. Solvay scarica nel fiume Bormida che poi confluisce nel Tanaro. Il c604 è molto meno accumulabile del Pfoa, è però discutibile ritenere che abbia effetti minori. Siamo a rincorrere le informazioni che l’industria ha e che, con la scusa della protezione intellettuale, non mette a disposizione. Questo è il punto di tutta la storia dei pfas”.
Sara Valsecchi, ricercatrice Istituto di Ricerca sulle Acque – Cnr, ha infine ricordato i risultati delle analisi attorno al polo chimico di Spinetta, campionando le uova di uccelli selvatici come la cinciallegra e lo storno: “Abbiamo trovato le uova molto contaminate, con concentrazioni molto più elevate nel tuorlo. I pfas trovati nelle uova sono di sicuro frutto delle emissioni di Solvay. Nei primi 3/5 chilometri attorno al Polo Chimico si registrano concentrazioni maggiori”.