7 Giugno 2024
05:57
Schiume nel Bormida, Arpa: “Limiti del c6o4 non rispettati ma l’impatto sul fiume non è stato grave”
ALESSANDRIA – Ai microfoni di Radio Gold il direttore regionale di Arpa Piemonte, Secondo Barbero, ha approfondito i risultati delle analisi dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale effettuate lo scorso 17 maggio dopo il rinvenimento di schiume nel fiume Bormida, vicino allo scarico del Polo chimico di Spinetta Marengo. Come già era stato sottolineato, gli esiti analitici dei campioni effettuati al pozzetto di scarico internamente al sito e al punto dello scarico nel fiume Bormida avevano evidenziato “alcune non conformità relative al parametro cC6O4 rispetto al limite stabilito dall’Autorizzazione Integrata Ambientale“.
“Per non conformità si intende che le concentrazioni rilevate superano i valori limite che, ai sensi delle prescrizioni, l’azienda deve garantire. Questo tipo di episodio, la presenza di pfas nello scarico, si è riproposto a distanza di un mese (13 aprile e 17 maggio, ndr). Ad aprile i valori erano inferiori alle prescrizioni, a maggio erano superiori. Ora occorre capire come mai”.
D- Ritiene allarmanti questi dati?
“Abbiamo fatto le analisi in due contesti: nello scarico, cioè un elemento direttamente collegato all’impianto, e nel fiume. Sugli scarichi è risultata esserci questa non conformità: rispetto alle prescrizioni autorizzative della Provincia non sono stati rispettati i parametri. Nel Bormida, invece, questa difformità non ha generato valori di rilievo. La non conformità è un fatto che potrebbe avere risvolti amministrativi e penali di un certo rilievo. Da un punto di vista ambientale, per fortuna, vediamo che questo fatto non ha avuto un impatto tale da determinare sul fiume una presenza rilevante di queste sostanze, evidentemente per un fattore di diluizione. Ora la Provincia dovrà valutare le azioni da intraprendere in funzione della gravità di questo episodio. Occorrerà tenere conto di vari livelli: la reiterazione del fatto e la gravità del fatto rispetto al contesto”.
D- Si tratta di una “non conformità” minima oppure grave, più marcata?
“Questo è un tema che sarà valutato dalla autorità concedente. Spetta alla Provincia valutare se i valori trovati siano gravi o meno”.
D-Perché non è possibile conoscere questi valori?
“Noi li abbiamo inviati alla Provincia. Spetterà a questo ente valutare il grado di applicazione dell’azione che deciderà di intraprendere. Quello che va rilevato ai fini ambientali è che sul fiume Bormida non ci sono evidenze di presenze rilevabili di questa sostanza. Dal punto di vista ambientale l’impatto non è grave ma dal punto di vista della norma amministrativa si tratta di un fatto grave”.
D- Come risponde all’ex assessore Lombardi? Sostiene che Arpa “deve riportare i valori rilevati e i limiti dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Non può e non deve delegarne al lettore la ricerca”.
“Sul fiume non abbiamo rilevato traccia. Il controllo di un impianto rientra in una valutazione complessiva che deve essere data dalla Provincia. Tocca alla Provincia valutare nel suo complesso la gravità di questa cosa. Noi, come ente di controllo e di autorità ambientale, possiamo dire che nella fattispecie in cui siamo intervenuti abbiamo rilevato una situazione che, dal punto di vista di quello che l’azienda ha scaricato, non era conforme alle prescrizioni. Dal punto di vista ambientale, invece, l’effetto è stato minore. Il procedimento, in questo momento, è ancora in fase di valutazione da parte dell’autorità provinciale. Sarà la Provincia che, dopo aver valutato, contestualizzerà questi dati rispetto alla scelta di quale sarà l’effetto che i dati produrranno in termini concreti”.
D-L’ex assessore Lombardi invoca da Arpa maggiore chiarezza e trasparenza di informazione. Come risponde?
“Riteniamo corretta la richiesta di essere informato da parte di chi abita in quelle zone. Ma ci sono due livelli di informazione: uno è legato alla conoscenza degli effetti ambientali, l’altro è legato a responsabilità soggettive. Il dato è solo uno degli elementi che concorre a definire qual è la responsabilità, è funzionale a un percorso”.
D-Quindi non è possibile sapere se questa “non conformità” è minima o è marcata?
“Se il valore ha superato il limite il fatto è comunque grave. Quello che conta, secondo me, è conoscere le conseguenze sull’ambiente di ciò che è stato scaricato”.
D-Come mai è stato rinvenuto il Pfoa in una prevasca? Il direttore Syensqo aveva precisato che è non viene utilizzato in azienda da 11 anni.
“All’interno dello stabilimento a livello di bonifica è una sostanza comunque presente. C’è la barriera idraulica che trattiene le acque del sottosuolo: può essere che la presenza di Pfoa sia derivata dai processi di emungimento dell’acqua dal sottosuolo. Ora l’azienda deve spiegare perché quell’elemento è stato trovato lì. Ma noi sappiamo che quella sostanza è presente nell’area nonostante non sia più utilizzata. Si trova, infatti, nei suoli e nelle acque del sottosuolo”.
D- Infine le chiedo ancora se queste analisi possono essere o no considerate allarmanti.
“Il fatto che, come dicevo prima, ci siano stati due episodi simili a distanza di un mese rappresenta un campanello d’allarme che serve ad aumentare ancora l’attenzione sul capire le cause. Immagino che ora la Provincia voglia acquisire le motivazioni e le spiegazioni della azienda”.