Autore Redazione
venerdì
4 Dicembre 2015
23:31
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Eventi

Lo specchio e le sue prospettive. Recensione de “Gioco di specchi” al Sociale di Valenza

Lo specchio e le sue prospettive. Recensione de “Gioco di specchi” al Sociale di Valenza

VALENZA – Il sogno e la realtà, la fantasia e la concretezza, le memorie comuni in cui ci si identifica e l’individuo singolo.

Ogni realtà ha il suo opposto e gli uomini sono  “scemi in piedi davanti alla verità” ne  il “Gioco di specchi” di Stefano Massini, presentato al Teatro Sociale di Valenza venerdì 4 dicembre , prestigiosa  tappa della Rassegna Regionale Concentrica, nell’ambito della Stagione APRE.

Ciro Masella (sua anche la regia) e Annibale Pavone sono rispettivamente Don Chisciotte e Sancho Panza, ma anche due uomini sospesi in un’attesa beckettiana e due aspetti della stessa personalità che si scontrano e si riflettono. L’atmosfera è surreale ed è aperta dal sogno identico di entrambi, presagio della morte di uno dei due, all’alba, sotto un melograno. Da qui un dialogo serratissimo che passa dal registro dell’assurdo ai quesiti esistenziali più profondi.

C’è tutto Cervantes con l’ironia e la tragedia dell’impossibilità di realizzare l’ideale e di superare se stessi, c’è soprattutto l’uomo di fronte alla morte e a ciò che rimane dopo tutto.

Don Chisciotte e Sancho Panza sono vestiti in modo identico e sono immagini speculari. Si inseguono in un moto continuo e circolare , si scambiano i ruoli in un gioco che termina con la stessa descrizione (a due voci, si direbbe una polifonia) del sogno iniziale.

Straordinaria la prova dei due interpreti. Masella sottolinea con toni sconfortati e con espressioni fisionomiche paradossali, cristallizzate per lunghi attimi, lo sconcerto di fronte al pericolo e la fragilità dell’esistenza umana; Pavone è il suo alter ego concreto e incalzante, legato all’attimo presente.

Il gioco continua (come quello sulla scacchiera in scena), il cavallo di legno sembra galoppare e la spada, pure  in legno, viene brandita, ma il servo diventa cavaliere e viceversa, in un passaggio di prospettive mutate.

Su tutto, un gioco di luci che si concentrano e si abbassano a fissare delle pose che sono figure e pensieri sospesi, lanciati con forza allo spettatore.

Uno spettacolo di grande intensità e bravura, in cui la potenza del dialogo tocca gli argomenti più alti , l’ironia quasi clownesca e l’atmosfera surreale del teatro dell’assurdo.

Il prossimo appuntamento di APRE sarà, venerdì 11 dicembre, “Sound zero” del Gegè Telesforo Quintet.

Nicoletta Cavanna

 

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