Autore Redazione
mercoledì
16 Marzo 2016
23:00
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Politica

Chiusura della Bistefani: tra stupore, dolore e possibili soluzioni

Chiusura della Bistefani: tra stupore, dolore e possibili soluzioni

VILLANOVA MONFERRATO – La notizia della chiusura dello stabilimento Bistefani a Villanova ha scosso pesantemente non solo il mondo occupazionale ma l’intero Monferrato. L’industria ha rappresentato un punto di riferimento per decenni e ha reso ancora più grandi i krumiri, sbarcati in pochi anni dalla nascita dell’industria, in tutti i supermercati d’Italia. La produzione dolciaria di Bistefani è poi diventata celebre per decine di altri prodotti, destinati ora a migrare a Verona, sotto il Gruppo Bauli. È stato il nuovo amministratore delegato, da tre anni proprietario dello stabilimento casalese, ad annunciare la volontà di spostare tutto a Verona, rendendosi disponibile ad assorbire tutti i lavoratori.

La ferita è profondissima per tutto il casalese che ora fa i conti con un vuoto imponente. Il sindaco di Casale, Titti Palazzetti, ha manifestato “profonda preoccupazione“. Il primo cittadino ha fissato un confronto con i sindacati lunedì prossimo ma intanto si sta muovendo a livello ministeriale per capire come agire. “Noi siamo molto dispiaciuti – ha spiegato Titti Palazzetti – vorremmo sostituire questo vuoto con un’altra azienda o ricollocare i nostri lavoratori in altre industrie dolciarie presenti nelle nostre zone, più vicine senz’altro rispetto a Verona. Questa potrebbe essere un’azione percorribile con Confindustria e le aziende del settore.”

Sul mantenimento dello stabilimento a Villanova sembra non ci siano margini di manovra. “Le amministrazioni locali non hanno strumenti – ha spiegato il sindaco. Certo non possiamo trattenere un’azienda. Parlerò con i sindacati per capire come possiamo muoverci. La Bistefani era un simbolo per il casalese, nel dopoguerra aveva rappresentato la rinascita del territorio tuttavia quando le famiglie lasciano le aziende e arrivano degli imprenditori esterni purtroppo si verifica anche questo.”

Sulla questione si è mobilitata anche l’onorevole Cristina Bargero che ha già chiesto aiuto all’assessore Pentenero della Regione Piemonte. “Ho chiesto l’apertura di un tavolo di crisi – ha spiegato Bargero. Il Piemonte ha lanciato un bando per i nuovi insediamenti industriali e forse questa potrebbe essere una strada da percorrere. Sono molto preoccupata per tutto il territorio perché buona parte dell’alessandrino sta subendo un forte depauperamento del tessuto industriale. Bisogna fare di più per qualificare il settore manifatturiero. Stiamo perdendo troppa capacità produttiva e una volta smarrita è durissimo recuperare. Io ho attivato immediatamente la Regione perché è l’unica in possesso di maggiori strumenti“.

Il dolore e la profonda preoccupazione per la perdita della Bistefani a Villanova ha colpito anche il consiglierie provinciale di Fratelli d’Italia, Federico Riboldi, e il consigliere comunale della Lega Nord, Emanuele Capra, entrambi “amareggiati e in parte sorpresi dalla notizia della chiusura della storica fabbrica della Bistefani da parte della Bauli. Amareggiati perché rappresenta l’ennesimo duro colpo ad un territorio che tra congiuntura economica negativa, una legislazione scellerata in materia di finanze locali, il problema dell’amianto e un’amministrazione che appare inadeguata a fornire risposte efficaci e convincenti, sembra non averne mai fine. In parte sorpresi perché nel corso del precedente mandato amministrativo la proprietà, al momento dell’acquisto della Bistefani, si era assunta precisi impegni dando garanzie che la produzione di alcune linee di prodotti sarebbe stata mantenuta in loco e sarebbero stati fatti ingenti investimenti sullo stabilimento di Villanova che avrebbe potuto anche essere ampliato nel prossimo futuro“.
Accordi evidentemente ignorati e che alimentano lo sgomenti di Riboldi e Capra: “pretestuose e inaccettabili sono le rassicurazioni della proprietà circa un ricollocamento dei dipendenti negli stabilimenti Veronesi in primo luogo perché la distanza è proibitiva non consentendo neppure alcun pendolarismo con la conseguenza che le famiglie saranno costrette a scegliere tra un radicale cambio di vita e il licenziamento. In secondo luogo perché in ogni caso tale soluzione non risolve il problema delle piccole aziende dell’indotto e delle persone che ci lavorano, a cui nessuno pensa mai in queste situazioni ma che sono parte del tessuto sociale del nostro territorio tanto quanto i dipendenti stessi. La portata dell’evento, con le gravi ricadute per la nostra zona, e l’importanza dell’azienda coinvolta impone sicuramente innanzitutto il coinvolgimento della politica nazionale; dal canto nostro tuttavia non possiamo restare a guardare e inermi ma occorre mobilitarci senza ritardo a livello locale per cercare un contatto con la proprietà e verificare la possibilità di soluzioni condivise meno traumatiche.
Chiediamo quindi sin d’ora ai Sindaci di Casale e Villanova di far sentire la propria voce in merito con interventi concreti e di organizzare al più presto un incontro con i responsabili della Bauli che coinvolga anche le forze di opposizione per concertare insieme cosa occorre fare per salvare uno delle identità industriali storiche del nostro territorio“.

Federico Riboldi ha quindi chiesto al Gruppo Bauli di “ispirarsi all’esempio fornito da Natuzzi, patron di Divani&Divani, che a fronte dei 364 esuberi della sua azienda ha offerto 12mila euro per operaio ad altre aziende che si impegnassero a riassumerlo con un contratto fisso in aggiunta ai 5 mila euro di indennizzo al dipendente stesso. Un esempio di imprenditoria responsabile tanto lontano dall’atteggiamento che il nostro territorio sta subendo dal gruppo Bauli che ha fatto shopping di nostri importanti marchi lasciando sul lastrico centinaia di famiglie.”

Intanto già a giugno la Bistefani chiuderà e un altro pezzo del passato della provincia evaporerà tristemente.

Fabrizio Laddago

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