8 Ottobre 2024
05:44
Dal 2005 a oggi: il crollo delle piccole attività commerciali in Lombardia
LOMBARDIA – Il declino del commercio di vicinato in Lombardia procede inarrestabile. Le botteghe chiudono, i quartieri perdono vita, e le comunità locali si svuotano. Secondo i dati diffusi dalla Regione Lombardia, nell’ultimo anno hanno chiuso 700 negozi e 45 comuni si trovano completamente privi di attività commerciali. Il panorama si trasforma, ma alla base di questo fenomeno si intravedono diversi fattori, tra cui la diffusione dello shopping online e la concorrenza dei centri commerciali.
Le piattaforme online hanno cambiato il modo di fare acquisti. La comodità di ordinare da casa e ricevere i prodotti rapidamente, senza dover affrontare spostamenti o code, ha spostato una parte consistente della clientela dal negozio fisico al digitale. I piccoli commercianti faticano a mantenere i prezzi competitivi rispetto a chi può permettersi di abbattere i costi grazie alla logistica su larga scala. I dati confermano una tendenza in crescita, dove ogni giorno, in Lombardia, chiudono mediamente due botteghe, come riportato nella rilevazione al 30 giugno 2024 della Regione.
Oltre all’avanzata del commercio digitale, i centri commerciali continuano a espandersi. Tra il 2005 e il 2024, il numero di grandi strutture di vendita in Lombardia è aumentato da 443 a 474. La superficie commerciale occupata da queste strutture ha superato i 40 milioni di metri quadrati. Questo significa che mentre le piccole attività lottano per rimanere aperte, le grandi catene prosperano, come dimostra l’apertura di nuovi spazi commerciali, in particolare a Milano, che vanta il più grande centro della regione con i suoi 130.000 metri quadrati a Segrate. Questi numeri raccontano di un settore in crescita, che si espande proprio dove il commercio di vicinato si ritrae.
Le città più grandi come Milano, Brescia e Bergamo sono quelle che registrano la presenza maggiore di medie e grandi strutture di vendita, confermando come le aree urbane siano il teatro principale di questa trasformazione. A Milano resistono ancora 28.130 negozi di vicinato, soprattutto alimentari, ma anche qui la pressione dei grandi centri è palpabile. I piccoli negozi faticano a competere sui prezzi e sulla varietà di prodotti offerti dai giganti del commercio. La riduzione non riguarda solo il numero di esercizi, ma anche la superficie occupata: rispetto al 2005 si registrano 750.000 metri quadrati in meno di spazio commerciale, un dato significativo che rivela la crisi in corso.
Anche la pandemia ha avuto un impatto rilevante sul commercio di prossimità. Le misure restrittive, i lockdown e il distanziamento sociale hanno accelerato una tendenza già in atto. Molte attività, soprattutto nei piccoli centri, non sono riuscite a riprendersi dalle chiusure forzate, lasciando interi quartieri senza punti di riferimento commerciali. La pandemia ha reso evidente la fragilità del commercio di vicinato, messo ulteriormente sotto pressione dall’espansione delle grandi strutture e dalla crescente dipendenza dai servizi digitali.
In questo contesto si registra una crescita delle medie strutture di vendita, comprese tra i 150 e i 2.500 metri quadrati. Queste attività, che spesso si inseriscono nei centri urbani, stanno progressivamente sostituendo i piccoli negozi. Le province di Milano, Brescia e Bergamo sono quelle che ospitano il maggior numero di queste strutture, consolidando ulteriormente il processo di trasformazione in corso.
Per di più, nel 2024, la superficie commerciale totale in Lombardia è scesa a 66,6 milioni di metri quadrati, con una contrazione che interessa soprattutto le piccole attività. La riduzione di spazi e opportunità per le botteghe si inserisce in un quadro più ampio di perdita di vitalità per i quartieri. La chiusura di negozi significa meno investimenti, meno sicurezza e un progressivo spopolamento delle aree urbane e rurali, con effetti visibili soprattutto nei comuni più piccoli. I dati della Regione Lombardia mostrano che 45 comuni sono ormai privi di un singolo negozio e in altri cinque comuni sono rimaste solo attività non alimentari.
I numeri riportati nel monitoraggio regionale del commercio al 30 giugno 2024 offrono un quadro chiaro della crisi che il settore sta attraversando. La concentrazione delle grandi strutture e la scomparsa delle piccole attività trasformano non solo il commercio, ma anche la vita quotidiana delle persone.