30 Gennaio 2015
23:29
Quando carote e cipollotti diventano pirati. Recensione di “Sandokan” dei Sacchi di Sabbia al Teatro San Francesco
ALESSANDRIA – La prosa enfatica e melodrammatica di Salgari e un tavolo da cucina con verdure , una bacinella piena di acqua, coltelli e posate varie. Venerdì 30 gennaio al Teatro San Francesco di Alessandria, nell’ambito della rassegna MARTE, I Sacchi di Sabbia hanno presentato, davanti ad un pubblico di adulti e bambini, “Sandokan”, sorprendente spettacolo tratto da “Le tigri di Mompracem”. La dicotomia è esilarante: da un lato lo stile salgariano, dai dialoghi grondanti pathos, virilità e sentimenti puri, dall’altro la dissacrazione con la quotidianità dei sacchetti della spesa e delle verdure di stagione. L’universo immaginifico dello scrittore, nato da una realtà domestica e costruito su nomi e luoghi evocativi, tratti da letture in biblioteca, ritorna alla sua matrice semplice e nostrana per rinascere e simboleggiare di nuovo mondi lontani. I coltelli da cucina e la mezzaluna sono pugnali; patate, carote, cipollotti e simili sono pirati, un gambo di sedano è il sigaro di Yanez e lo scontrino del supermercato è la lettera del baronetto William. L’insalata diventa giungla, ma anche ornamento per il capo di Marianna, perla di Labuan, e le battaglie sono un bombardamento di pezzi di verdure tagliate, lanciate, sputate e scaraventate in aria in tutti i modi possibili in una baraonda esilarante. Il taglio registico di Giovanni Guerrieri, in scena con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Enzo Illiano, mira a mantenere il testo originario (con termini desueti come “pugnare” e frasi manierate), interpretandolo con convinzione, seppur in modo del tutto inconsueto. I combattimenti e gli arrembaggi sono all’ultimo sangue, l’amore è palpitante, non si perde nulla dell’avventura e della fierezza eroica dei protagonisti. Si ride e si vive, con immedesimazione che trascende ciò che si vede, lo stesso mondo ingenuo e fantasioso, popolato di buoni contrapposti ai cattivi, che ha affascinato, prima con i romanzi e poi con il famoso sceneggiato televisivo degli anni ’70, intere generazioni.
La soluzione è semplice e geniale e l’interpretazione è divertente e di grande ritmo. Notevole la bravura nel manovrare, affettare, grattugiare in modo sincronizzato e apparentemente noncurante dei protagonisti, che interpretano più personaggi e sono sempre perfettamente nella parte. Il giudizio più spassionato è stato l’evidente divertimento del pubblico di ogni età in sala.
La rassegna MARTE continua sabato 14 febbraio con “L’uomo perfetto” di Giusy Barone, una commedia surreale (ma anche molto reale) sul tema dell’amore nel giorno di San Valentino, presentata dalla compagnia Stregatti per la regia di Gianluca Ghnò . Nicoletta Cavanna