30 Giugno 2020
06:00
Ritrovato negli archivi un leggendario concerto di Thelonious Monk
Nell’autunno del 1968, uno studente sedicenne di nome Danny Scher sognava di invitare il pianista e compositore Thelonious Monk e il suo stellare quartetto ad esibirsi presso la sua scuola superiore a Palo Alto, in California. Tra complicazioni, annullamenti, giravolte e inciampi organizzativi, che si sommavano alle tensioni razziali e politiche, il concerto alla fine ebbe luogo, e fu registrato dal custode della scuola. Palo Alto verrà pubblicato il 31 luglio dalla leggendaria etichetta Impulse! – risultando in tal modo il primo album (un debutto postumo) di Thelonious Monk per la casa discografica indissolubilmente legata al nome di John Coltrane.
“Quella performance è una delle migliori registrazioni dal vivo di Thelonious che io abbia mai sentito” dice T.S. Monk, batterista figlio del maestro pianista-compositore e fondatore del Thelonious Monk Institute. “Non avevo neanche idea che mio padre si fosse esibito in una scuola, ma lui e il suo quartetto lo hanno fatto. Quando ho ascoltato il nastro a prima volta, già dalle prime note ho capito che mio padre quel giorno era in gran forma.”
Nei 47 minuti di musica della registrazione è di scena il quartetto stabile con cui Monk era in tour (completato da Charlie Rouse al sax tenore, Larry Gales al contrabbasso e Ben Riley alla batteria): anche il repertorio ricalca quello usuale di quelle occasioni, in cui figurano alcune delle sue migliori composizioni. Nel 1968, Thelonious Monk era per molti versi all’apice della sua carriera – il suo quartetto era al meglio della forma, ed era noto al grande pubblico per avere conquistato (un paio d’anni prima) la copertina della rivista TIME. Tuttavia, la realtà dietro la superficie era ben altra: le sue finanze navigavano in cattive acque, e i problemi di salute andavano peggiorando. Quando ricevette una chiamata nel mezzo di un ingaggio di tre settimane al Jazz Workshop di San Francisco, diede ascolto alla voce di ragazzo all’altro capo del ricevitore. Forse rimase toccato dall’intraprendenza del giovane organizzatore.
Nel repertorio troviamo la lirica “Ruby, My Dear” (tocca a Rouse esporre il tema, seguito da un abbagliante assolo del leader), la dinamica e trascinante “Well, You Needn’t” (ben 13 minuti, con assoli di tutti i membri del quartetto), la personalissima rilettura in piano solo dello standard di Jimmy McHugh “Don’t Blame Me” , una danzante, epica “Blue Monk” e una versione quasi spensierata e giocosa di “Epistropy”. Lo show si conclude con un abbozzo di un datato successo del 1925 di Rudy Vallee, “I Love You Sweetheart of All My Dreams”: anche qui piano solo (in cui Monk evoca lo “stride piano” di quegli anni), un bis concesso in fretta, salutato a una standing ovation: il quartetto doveva far ritorno a San Francisco entro la sera (il Jazz Workshop attendeva).
Il concerto fu registrato dal custode della scuola, e la qualità del suono è notevole. Il nastro è rimasto per lunghi anni a casa di Scher. Quando questi contattò T.S. Monk con l’intento di pubblicarlo, i due scelsero la leggendaria Impulse!, l’etichetta tanto legata al nome di John Coltrane da essere nota con l’appellativo di “the house that Trane built”. I rapporti fra Thelonious Monk e John Coltrane sono ben noti e storicamente documentati, per cui è molto coerente che, a quasi quarant’anni dalla scomparsa, Monk possa alfine debuttare con Palo Alto su etichetta Impulse!