Autore Redazione
venerdì
10 Luglio 2020
05:12
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Politica - Alessandria

Comitato Stop Solvay attacca i sindacati: “In questi mesi il loro silenzio è stato assordante”

Comitato Stop Solvay attacca i sindacati: “In questi mesi il loro silenzio è stato assordante”

ALESSANDRIA – “Nessuna strategia industriale può essere fatta sulla pelle e sulla salute delle persone”. Il Comitato Stop Solvay ha preso posizione rispetto a quello che Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato nei giorni scorsi a proposito della vicenda Solvay: la richiesta, da parte delle segreterie provinciali di Femca e Uiltec di un incontro urgente a Comune e Regione, una posizione non condivisa da Filctem e infine la richiesta delle sigle nazionali di un confronto al Ministero dello Sviluppo Economico. 

UIL e CISL alessandrine hanno rinunciato ad un minimo di dignità di facciata, allineandosi ai diktat Solvay. A spazzare via ogni distinguo è stato il comunicato delle segreterie nazionali delle categorie dei Chimici di CISL, UIL e CGIL, con cui i sindacati sono arrivati in soccorso di Solvay, chiedendo al Ministro dello Sviluppo Economico, Sefano Patuanelli, di intervenire a sostegno dell’azienda” hanno sottolineato i membri del Comitato Stop Solvay. 

Spinetta non è il primo esempio in cui la triade confederale assume la posizione de “il lavoro a tutti i costi”, senza interesse al territorio che viene devastato. Non serve scomodare l’esempio più noto dell’ILVA di Taranto. La nostra Provincia ha i suoi tristi esempi e il caso Miteni, in Veneto, è fin troppo simile al nostro. Come ci hanno raccontato le Mamme No Pfas durante il presidio del 23 giugno scorso, la CGIL locale ha poi dovuto chiedere perdono per le proprie posizioni, che non solo non hanno garantito i posti di lavoro, ma hanno anche difeso chi avvelenava la popolazione”.

“Crediamo che il vero obiettivo della richiesta rivolta a Patuanelli” ha aggiunto il Comitato Stop Solvay “sia quello di spostare la scelta dell’autorizzazione per l’aumento della produzione di cC6O4 ad un livello “più lontano”, dove il senso di responsabilità verso la popolazione possa essere sostituito dalla “ragion di Stato” delle sedicenti politiche industriali e quindi dei profitti. Non siamo stupiti, ma sicuramente indignati. La lettera di CGIL, CISL e UIL si basa su enormi errori e falsità, che neppure il Direttore dello stabilimento Diotto ha avuto il coraggio di raccontare nella sua lettera aperta. Una su tutte: i sindacati raccontano del cC6O4 come di sostanza “innovativa che soddisfa le esigenze ambientali più innovative”. I sindacati dimenticano che il cC6O4 è semplicemente un PFAS – che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche classifica come tossico per ingestione e inalazione, causa di seri danni agli occhi e agli altri organi. Dimenticano che illustri scienziati hanno in corso studi che, come anticipato dal Prof. Foresta in audizione alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, sembrano mostrare che il cC6O4 abbia un livello di pericolosità addirittura superiore per certi aspetti ai PFAS banditi per legge. La totale acriticità sindacale è assurda e imbarazzante”.

“I sindacati intervengono oggi che la Solvay ha deciso di investire massicciamente nella propria comunicazione per spaventare la popolazione con la perdita dei posti di lavoro e per riqualificare la propria immagine come attenta alla salute a all’ambiente. In questo contesto il tempismo dei sindacati è quanto meno singolare e sembra rientrare nella strategia comunicativa aziendale. In questi mesi il loro silenzio è stato assordante”.

“Noi crediamo” hanno concluso gli esponenti del Comitato “che nessuna strategia industriale possa essere fatta sulla pelle delle persone e senza la totale garanzia che nessuno ne pagherà le conseguenze con patologie e tumori. Nessuna strategia industriale è sensata se non prevede un concetto banale: nessun atomo di veleno deve fuoriuscire dallo stabilimento ed essere disperso nell’ambiente”. 

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