Autore Redazione
mercoledì
21 Ottobre 2020
06:16
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Cronaca - Alessandria

Il 2 novembre anche gli infermieri piemontesi in sciopero: “Traditi da promesse di Stato e Regione”

Il 2 novembre anche gli infermieri piemontesi in sciopero: “Traditi da promesse di Stato e Regione”

ALESSANDRIA – Il 2 novembre 2020, a partire dalle 7 di mattina e per 24 ore, gli infermieri piemontesi entreranno in sciopero per l’agitazione nazionale indetta dal NursingUp, al grido di “mai più come prima“. I sanitari puntano il dito contro il mancato mantenimento di “promesse di nuove assunzioni, di adeguamento degli stipendi, di revisione del numero di persone disponibili per affrontare in modo adeguato i turni in situazioni di emergenza come quella con cui ci troviamo di nuovo a fare i conti, non hanno mai fatto seguire atti concreti alle parole“, spiegano dal sindacato.

A puntare in primis il dito contro il Governo e Regione è Claudio Delli Carri, segretario Regionale Piemonte del Nursing Up, spiegando le ragioni di questa protesta: “Nel contesto di nuova pre-emergenza Covid in cui ci troviamo, abbiamo il dovere morale e civico di sottolineare, al governo regionale e a quello centrale, che ci vuole più coraggio nelle scelte da mettere subito in pratica, quello stesso coraggio che gli infermieri e i professionisti della salute impiegano tutti i giorni con grande senso di responsabilità e abnegazione, al fianco dei pazienti e di chi ha necessità di cure“.

Delli Carri poi sottolinea come “il Governo regionale, a causa di vincoli di bilancio, dei piani di rientro e dell’annunciato efficientamento, non può avanzare richieste ulteriori rispetto ai limiti imposti dal Governo centrale. Quei limiti vanno sospesi o addirittura cancellati per fare nuove assunzioni. Siamo all’assurdo in cui lo Stato investe diversi milioni di euro per la riduzione delle liste d’attesa ma poi non investe in maniera strategica per assumere personale”. Il segretario regionale del NursingUp ha anche specificato come a oggi non ci sono graduatorie a cui attingere in tutta la regione Piemonte creando un buco di personale proprio durante la possibile seconda ondata del coronavirus.

E come se tutto ciò non bastasse continuiamo ad avere migliaia di professionisti che vanno a lavorare all’estero dove vengono meglio pagati e dove i contratti vengono fatti subito. In pratica, noi formiamo le eccellenze egli altri stati ce le rubano!! Perché non si pensa ad allineare stipendi degli infermieri italiani a quelli degli infermieri altri stati europei, visto che un infermiere nel nostro percepisce un salario tra i più bassi in Europa?”, prosegue Delli Carri.

Il sindacalista, inoltre, sottolinea la necessità di agire anche sulle indennità, ma anche e soprattutto sulla parte strutturale dello stipendio: “Le indennità sono ferme al palo da ben 25 anni un esempio? L’indennità di malattie infettive che all’epoca della lira era di 10 mila lire, con la conversione in euro è di euro 5,16 euro! L’indennità turno è di euro 4,49 euro, l’indennità terapia intensiva è di euro 4,13, l’indennità notturna oraria arriva a 2,74 euro l’ora, la pronta disponibilità di 12 ore a 20,66. Cifre troppo basse. La verità però è che bisogna agire sulla parte strutturale dello stipendio, perché parliamo di una professione che oggi sforna laureati con responsabilità elevate, con competenze e specializzazioni che vanno riconosciute e premiate. Non è più possibile tenere gli stipendi base fermi al palo da 20 anni. Invece in Italia continuiamo con una politica che danneggia i lavoratori“.

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