Autore Redazione
venerdì
11 Dicembre 2020
05:34
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Politica - Alessandria

Covid, Pd e Lista Rossa: “Fronte comune per decidere, sì a un nuovo ospedale”

Covid, Pd e Lista Rossa: “Fronte comune per decidere, sì a un nuovo ospedale”

ALESSANDRIA – I gruppi consigliari Pd e lista-Rossa hanno scritto un ordine del giorno sulla sanità alla luce dell’emergenza Covid per rivendicare “un fronte comune per avviare la definizione di un piano socio-sanitario capace di leggere i nuovi bisogni e le nuove domande di salute. La nostra città, comune capoluogo, e l’intero territorio della provincia, necessitano di strutture e organizzazione coerenti con le attese della popolazione e con la prospettiva di innovazione tecnologica nel settore della sanità. Ci aspettiamo un accoglimento unanime nell’interesse generale della nostra provincia”. 

“La dimensione dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ha assunto proporzioni mondiali. Anche nei paesi più sviluppati i sistemi sanitari non si sono rivelati pronti a reggere l’impatto dell’emergenza dimostrando fragilità diffuse nella gestione dei numeri dei ricoverati.
La drammaticità dei numeri dei decessi, pur nella freddezza delle cifre, aprono la strada ad una riflessione profonda sul valore della universalità della cura. 

Accanto al dramma dei morti e dei ricoverati, vi è, poi, una grande quantità di cittadini che necessitano di cure a casa, o semplicemente di un’organizzazione sanitaria burocratica che non li precipiti in vere e proprie odissee per effettuare tamponi o regolare gli isolamenti. Accanto a queste realtà ci sono le fragilità dei più fragili e dei più deboli. La popolazione anziana, gli anziani nelle RSA, proprio in questi giorni siamo rattristati dalle notizie di diversi focolai nelle nostre strutture cittadine e gli invisibili che non hanno più luoghi collettivi dove ricevere assistenza e supporto. Tutto ciò nel contesto drammatico di una dimensione economica duramente colpita nella quale si aggravano le condizioni dei lavoratori già precari, di coloro che rischiano il posto di lavoro, delle aziende, molte costrette a chiudere senza prospettive di riavvio delle attività e dei lavoratori autonomi e in genere delle piccole imprese.

Una intera generazione di ragazze e ragazzi stanno perdendo la dimensione relazionale, preclusa in questa fase. Tuttavia siamo convinti, e con questo o.d.g. vorremmo che la nostra proposta fosse un obiettivo condiviso, che la necessità primaria sia quella socio-sanitaria.

Vorremmo, prima di esporre la nostra proposta, rivolgere un ringraziamento non formale a coloro che lavorano senza risparmiarsi nulla, dai turni massacranti alla dedizione nei confronti dei pazienti, mettendo a rischio la loro salute e spesso quella dei loro familiari. La vicinanza e la tutela per tutto il personale medico, infermieristico, socio-sanitario, insieme con tutti gli addetti del sistema ospedaliero, e sanitario in genere, senza escludere il personale delle imprese che operano nelle nostre strutture ospedaliere, deve essere il nostro impegno costante.

Insieme con le problematiche di questa emergenza vi sono le conseguenze legate al rinvio dell’attività chirurgica ordinaria e della diagnostica che sconta il blocco, deciso dalla Regione Piemonte, delle attività ambulatoriali.

La pandemia ha reso evidente il valore della sanità pubblica e universalistica, la necessità di adeguati investimenti nelle strutture ospedaliere e nei presidi socio-assistenziali e nella costruzione delle reti territoriali. Abbiamo anche meglio compreso la necessità di un dialogo costruttivo con il privato e la funzione di controllo pubblico che da questo rapporto ne deriva.
In questo quadro non fa eccezione il Piemonte, Regione nella quale le debolezze del sistema sanitario sono state evidenti in più occasioni. Non ci interessa il dibattito sulle responsabilità presenti e passate. Vorremmo poter aprire un confronto condiviso per ricercare insieme gli elementi di miglioramento del nostro sistema sanitario.

Ciò appare con maggiore evidenza nella nostra città, capoluogo di provincia e sede dell’ASO:
1) il Santi Antonio e Biagio, insieme con il Cesare Arrigo e il Borsalino, devono essere oggetto di progetti di interesse cittadino e provinciale, il ruolo di ospedale di eccellenza e di alta specializzazione per la città e per gli abitanti della provincia passa dagli investimenti sull’edilizia sanitaria. E’ giunto il tempo di decidere la costruzione di un nuovo ospedale;
2) strettamente collegato al primo punto, non si può prescindere dagli investimenti nella ricerca, nella innovazione tecnologica e nella qualificazione del personale;
3) la Medicina territoriale ha bisogno di una diversa e più puntuale organizzazione, ha bisogno di investimenti e di una rete che supporti i medici, i quali in questi mesi hanno fatto l’impossibile pur in una situazione difficile, ha bisogno di un piano finanziario finalizzato all’apertura di case della salute;
4) il distretto socio-sanitario deve svolgere appieno le sue funzioni anche in fase di programmazione.
5) le USCA devono essere in maggior numero con più personale dedicato e una più organica costruzione delle cure a casa deve diventare elemento stabile;
6) occorre rendere istituzionali i rapporti con il privato che, come abbiamo già detto, è offerta complementare e non sostitutiva del pubblico, il contesto in cui esso si muove deve essere normato e va reso ufficiale, in un piano socio-sanitario adeguato, superando definitivamente la fase delle relazioni personali;
7) particolare attenzione va rivolta alle RSA e alle Comunità alloggio, per persone con disabilità, che devono essere supportate con maggiore presenza e un diverso sistema di accreditamento.
8) Sul piano programmatico consideriamo la ricerca pubblica sulle patologie ambientali (il mesotelioma su tutte) un valore aggiunto per tutta la comunità, non solo quella provinciale, tra l’altro, se dobbiamo affrontare una parte della programmazione futura, la ricerca in connessione con Upo e altri Atenei, risulta in molti casi un motore a traino del quale è possibile rilanciare altri settori ospedalieri e territoriali. Ovviamente serve un nuovo edificio. Quello che vorremmo fosse condiviso è che la differenza tra i modelli sanitari torinesi e novaresi e quelli del resto del Piemonte è palese: a) università e ricerca b) nuova edilizia sanitaria c) programmazione delle Scienze sulla Vita nell’asse tra Milano (Rho, Human Techno Pole) e Torino (Parco della Salute), di conseguenza o ci posizioniamo sul quell’asse oppure, nel centro nord, tutto il resto rischia di diventare periferico. Per queste ragioni riteniamo che il completamento del percorso di riconoscimento, per il nostro ospedale, di IRCCS sia più credibile solo dopo aver riorganizzato la sanità alessandrina e segnatamente l’Azienda Ospedaliera sia con un piano adeguato ai nuovi bisogni, sia con una edilizia adeguata in un piano condiviso.

Per quanto sopra esposto, il Consiglio Comunale invita il Sindaco e gli assessori competenti a:
1) sollecitare la Giunta Regionale, il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio Regionale ad avviare la riscrittura di un piano socio-sanitario in grado di leggere i nuovi bisogni di salute alla luce della pandemia e per rispondere alle esigenze del nostro territorio e in particolare della città Capoluogo;
2) a chiedere un ampio tavolo di confronto dove possano trovare espressione i sindaci, gli ordini professionali, i consorzi, le parti sociali, tutto il mondo sanitario, socio-assistenziale, il mondo cooperativo e gli operatori privati. Un luogo delle opportunità per rispondere al dramma di oggi con la prospettiva per il domani”. 

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