Autore Redazione
mercoledì
7 Febbraio 2024
05:06
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Cronaca - Alessandria

Sindacato Nursind Piemonte: “Sul servizio del 118 si faccia chiarezza e si definiscano le regole”

Sindacato Nursind Piemonte: “Sul servizio del 118 si faccia chiarezza e si definiscano le regole”

PIEMONTE – Il sindacato Nursind Piemonte ha invitato a “fare chiarezza e a definire le regole” rispetto al servizio del 118, da “tutelare, riconoscere e valorizzare” insieme agli infermieri. “La Legge Regionale affida ad Azienda Zero molteplici funzioni, tra queste rientra il servizio di emergenza territoriale e la gestione del personale che vi lavora. Più o meno 500 infermieri piemontesi del 118 dipendenti di quattro aziende, sono stati ceduti da queste, attraverso delle convenzioni, ad Azienda Zero che impartisce direttive e regole e che dovrebbe concordare in autonomia con le aziende, come in un appalto, anche l’applicazione delle norme legislative ed istituti contrattuali che riguardano il servizio e il personale”.

“Le organizzazioni sindacali avevano chiesto al Presidente della regione il ritiro e/o la modifica della DGR che istituiva il modello di convenzione, ritenendola inaccettabile, inapplicabile oltre che penalizzante per il personale, vista la totale assenza di relazioni sindacali e stante la necessità di regolamentare l’applicazione degli istituti contrattuali e più in generale le norme basilari che regolano il rapporto di lavoro in una fattispecie sino ad oggi sconosciuta nella nostra regione, in un modello organizzativo che disponendo a piacere di ingenti risorse economiche, non assume , ma “compra” i turni, cioè le braccia. Un modello che ha moltiplicato gli incarichi in un contesto generale piuttosto prolifico: non si contano più le nomine e gli incarichi fiduciari, nonché posizioni comandate e convenzioni senza alcuna tipo di informativa, confronto e procedure, oltre a non aver ancora regolamentato e concordato modalità per assicurare a questo personale le stesse prerogative di rappresentanza di tutti i dipendenti delle aziende sanitarie regionali”.

“Il sistema di emergenza sanitaria è stato definito “territoriale” fino all’avvento di Azienda Zero, da quel momento in poi si sono susseguiti altri appellativi come “preospedaliero o extraospedaliero” e non si tratta di un semplice aggiustamento linguistico. Dietro questo cambiamento, riteniamo si nasconda la volontà di smantellare un servizio dedicato. Un cambiamento che permetterà di aprire praterie alla privatizzazione e allo smantellamento di quel poco di servizio pubblico che ancora resiste consegnandolo con il tempo al privato. Gli infermieri del sistema di Emergenza per i quali tra l’altro non sono state previste risorse di personale aggiuntive dall’osservatorio regionale e non sono state determinate regole chiare e requisiti specifici per accedervi, sono il pronto soccorso territoriale. Il servizio e questi professionisti vanno tutelati, riconosciuti e valorizzati. Quando operano sul campo, sono indispensabili, se sull’ambulanza viene a mancare il medico va bene così, se manca uno di loro bisogna chiamare il reperibile perché il medico da solo non sta. Quando arriva un gettonista a 100 euro all’ora, mentre loro sono fermi a 30 si chiede agli infermieri di istruirli invocando la consueta collaborazione”.

“Mentre per la prestazione aggiuntiva del primo il servizio ne può fare a meno, senza che questo abbia mai determinato criticità, la prestazione aggiuntiva del secondo è indispensabile per tenere aperto il servizio data la carenza organica. Quando presidiano le Centrali Operative processano migliaia di chiamate pertinenti e non, sono il primo vero filtro che indirizza l’utente verso la medicina territoriale (se la trovano), impartiscono telefonicamente istruzioni salva vita e forniscono le risposte che altri servizi non sono in grado di erogare. Coordinano le missioni di ambulanze ed elicotteri, hanno la responsabilità operativa dell’intero sistema, si interfacciano ad ogni livello istituzionale operativo con gli altri enti del soccorso pubblico e hanno responsabilità ed autonomia inimmaginabili per chiunque altro. Sono i meno protetti nell’ambito del soccorso pubblico, non esiste mezzo più pericoloso di un’ambulanza per la contemporanea presenza di carburante, ossigeno e apparecchiature elettriche in tensione, oltre ai ripetuti rischi su strada come testimoniano i numerosi incidenti Se i nostri mezzi sono un po’ più sicuri è perché sopra c’è qualcuno che ci lavora tutti i giorni e tiene alta l’attenzione su questi problemi”.

“Il tema delle aggressioni poi meriterebbe un’enciclopedia. Le tecniche di prevenzione e descalation su scenari variabili non si acquisiscono con due turni al mese. Gestiscono qualsiasi tipo di malato dall’età evolutiva a quella senile. Quando i servizi territoriali chiudono loro li sostituiscono: ADI, cure palliative, psichiatriche, non rientrerebbero nelle loro competenze eppure vengono interamente presi in carico dal 118. Per operare in aria, cioè a bordo degli elicotteri affrontano le stesse (uguali identiche) selezioni degli anestesisti rianimatori e dei medici d’urgenza, ulteriore tributo alle loro competenze anche se i loro stipendi divergono in modo importante. Nessuna realtà può schierare un professionista così eclettico. La richiesta, diretta al Presidente della regione e al nuovo direttore generale di Azienda Zero è quella di riprendere immediatamente il tavolo di confronto sotto il profilo tecnico e politico, a garanzia del rispetto delle norme che regolano le relazioni sindacali e quelle che regolano il rapporto di lavoro e quindi i diritti e le tutele dei professionisti in questione, ed infine sotto il profilo della valorizzazione e del riconoscimento delle competenze, del rischio e del disagio, oltre che delle prestazioni rese al di fuori dell’orario di lavoro senza le quali verrebbe meno il servizio”.

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