Autore Redazione
lunedì
14 Dicembre 2015
00:18
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Eventi

Una vicenda nostra eppure universale. Perché vedere “Un posto sicuro”

Una vicenda nostra eppure universale. Perché vedere “Un posto sicuro”

ALESSANDRIA – La sicurezza del posto di lavoro e la malattia dovuta al lavoro stesso.

“Un posto sicuro”, il primo film che parla della tragedia dell’amianto, deve il titolo al sogno che ha attirato tanti lavoratori (2500 operai , all’epoca) all’Eternit di Casale Monferrato:  il beneficio e la certezza di appartenere ad un’azienda prospera e apparentemente eterna come il suo nome, immortalato su un’enorme insegna rossa ai cancelli dello stabilimento.

Domenica 13 dicembre il film è stato proiettato al Cinema Macallé di Castelceriolo, alla presenza del regista Francesco Ghiaccio, del protagonista Marco D’Amore e dell’attrice alessandrina Laura Bombonato, che interpreta il ruolo di un’oncologa tristemente conscia della sorte dei suoi pazienti.

Ghiaccio e D’Amore sono anche gli ideatori e sceneggiatori della storia, nata dal desiderio di entrambi di immortalare una vicenda che non ha avuto giustizia, poiché le pene ai responsabili e il risarcimento alle vittime e al comune di Casale sono stati dichiarati prescritti nel 2014 dalla Corte di Cassazione.

Abbiamo messo in primo piano le persone”, dice Ghiaccio. La vicenda universale capitata a Casale si racconta sullo sfondo delle vite dei protagonisti: un padre malato di mesotelioma e  un figlio che, da attore, si riduce a sopravvivere facendo il pagliaccio in feste private. Tra loro un conflitto di lunga data e l’ultima possibilità di riscoprirsi nel tempo brevissimo lasciato dalla malattia. Sulla tragedia, la nota di speranza di una storia d’amore (con la protagonista femminile Matilde Gioli) e, intorno, la città che si ribella e chiede giustizia . Le testimonianze dei parenti delle vittime sono reali, gli stessi volti che si sono visti alle udienze dei processi, e c’è tutta Casale con le sue vie , il cielo grigio e il clima freddo.

La storia è forte,  incide nella mente una vicenda a noi vicina con l’andamento della vita che scompare e degli affetti che contano. Giorgio Colangeli e Marco D’amore, nella parte di padre e figlio, sono due generazioni a confronto, con una grande incomprensione a dividerli. Sono anche due modi diversi di vivere il lavoro, dovuti ai differenti momenti storici. Il posto sicuro del primo, fonte di serenità momentanea e poi di malattia, si contrappone alla precarietà professionale del secondo, in un’epoca instabile, ma almeno di maggiore coscienza e informazione.

Un film dal respiro ampio e dai molti aspetti, che fonde particolare e universale e che ingloba in sé un lato documentaristico con i veri protagonisti dell’azione legale, donando un’ulteriore verità ad una storia che esce, per la sua realtà, dallo schermo.

“Un posto sicuro” sarà in programmazione al Macallé anche nel periodo di Natale.

Nicoletta Cavanna

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