5 Novembre 2024
09:32
La pietra d’inciampo di Minchiotti tra San Giorgio Lomellina e Loano: giudice chiamato a decidere
PROVINCIA DI PAVIA – San Giorgio di Lomellina, piccola località del Pavese, si trova al centro di una disputa delicata che mette in gioco il ricordo della Shoah. Al centro della vicenda, una pietra d’inciampo dedicata a Giovanni Minchiotti, finanziere e antifascista, internato nei campi nazisti per aver rifiutato di arruolarsi nella Repubblica di Salò. Minchiotti, uno dei sopravvissuti a Dachau, viene ricordato oggi come una figura simbolica della resistenza silenziosa, un militare che disse “no” in uno dei momenti più difficili per l’Italia. Eppure, il modo di preservarne la memoria non riesce a trovare pace.
Tre anni fa, alcune bibliotecarie di San Giorgio riscoprirono la storia di Minchiotti, accendendo una riflessione locale sul valore del suo gesto. Da quel momento, prese vita il progetto della pietra d’inciampo, una targa commemorativa in ottone, parte dell’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig. L’obiettivo: collocare una memoria tangibile di Minchiotti nel suo paese d’origine, come segno permanente del suo sacrificio. La targa, commissionata dall’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti), doveva essere posizionata nella piazza principale di San Giorgio, ma questo piano si scontrò presto con la volontà della figlia del protagonista.
Giuseppina Minchiotti, residente in Liguria, espresse il desiderio di collocare la pietra nella sua città attuale, Loano, luogo in cui Minchiotti trascorse i suoi ultimi anni. In un incontro preliminare organizzato per la cerimonia, la donna ottenne il permesso di portare temporaneamente la pietra con sé. Ciò che per il comune di San Giorgio e l’ANED sembrava un prestito temporaneo, per la figlia risultava un diritto acquisito. L’incertezza alimentò un fraintendimento che oggi costringe entrambe le parti a rivolgersi al tribunale.
La pietra d’inciampo, nata come progetto di commemorazione e simbolo di riconciliazione storica, si ritrova ora in una cornice giudiziaria che rischia di allungare i tempi di realizzazione della memoria collettiva. Le parti restano ferme sulle loro posizioni: la famiglia del militare, assistita dall’avvocato Giacomo Buscaglia, afferma che la collocazione a Loano rispecchia la volontà della discendente; dall’altra parte, l’ANED e il Comune di San Giorgio sottolineano il valore della commemorazione pubblica, pensata per il paese d’origine di Minchiotti.
Nel frattempo, le conseguenze pratiche della vicenda non si limitano alla collocazione della targa. La pietra d’inciampo rappresenta una piccola parte del progetto di San Giorgio di Lomellina per tenere viva la memoria storica. L’ANED, che ha anticipato le spese, ha richiesto la restituzione della targa o il rimborso dei costi sostenuti, come prassi quando si tratta di iniziative commemorative. Il Comune, dal canto suo, ha ricevuto una donazione di 1.500 euro dalla figlia per sostenere sia il progetto che le attività culturali locali, creando ulteriori incertezze su come destinare questi fondi. I due sindaci, Bellomo e Lettieri, difendono rispettivamente l’importanza della commemorazione civica e la volontà familiare, ma il caso finirà ora nelle mani di un giudice.
Mentre si attende una decisione definitiva, il destino della pietra d’inciampo resta sospeso, e con esso anche la realizzazione del progetto di San Giorgio di Lomellina. La storia di Minchiotti continua così ad evolversi, questa volta però non per scelta di chi la visse, ma per decisioni altrui. Sarà il tribunale di Savona, nei prossimi giorni, a sciogliere le riserve sul destino della pietra.