Autore Redazione
lunedì
6 Giugno 2022
05:00
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Cronaca - Novi Ligure

Crumbotti e petali di rosa: una ricerca internazionale racconta i saperi tradizionali di Carrega Ligure

Crumbotti e petali di rosa: una ricerca internazionale racconta i saperi tradizionali di Carrega Ligure

CARREGA LIGURE – È stata pubblicata sul Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine la ricerca condotta da Michele F. Fontefrancesco, Dauro M. Zocchi, Roberta Cevasco, Rebekka Dossche, Syed Abidullah e Andrea Pieroni sulle trasformazioni culturali che caratterizzano le comunità della montagna europea nel secondo Novecento. Il lavoro di ricerca condotto nel corso del 2021 dal gruppo di studiosi internazionale ha permesso di di approfondire  le trasformazioni relative alle conoscenze ecologiche locali, ovvero delle conoscenze botaniche locali che si legano all’uso alimentare, medico e tecnologico della flora spontanea, della comunità della val Borbera comparando i dati con quelli raccolti da Enrico Martini, botanico dell’Università di Genova, sul finire degli anni ’70 . “Troppo spesso si racconta il recente passato come una storia di perdita di saperi, conoscenze e comunità,” ha sottolineato Michele F. Fontefrancesco, ricercatore dell’Università di Scienze Gastronomiche e dell’Università di Durham e primo autore della ricerca. “La realtà è più profonda e complessa, come evidenzia il lavoro svolto a Carrega Ligure.”

Le conoscenze ecologiche sono un aspetto importante della cultura di una comunità, perché ci raccontano di come essa vive il territorio e affronta le sue sfide quotidiane. Soprattutto sono puntuali e ci offrono una base precisa attraverso cui comprendere un cambiamento senza finire nelle tanto semplici quanto reiterate retoriche dell’oblio,” ha aggiunto Fontefrancesco.

La ricerca evidenzia come nell’arco di cinquant’anni sia intercorso un profondo cambiamento nelle conoscenze della comunità. Per esempio: la raccolta e l’uso di alcune piante medicinali selvatiche che crescono in prati, boschi e ambienti di alta montagna sembrano essere venuti meno, mentre nuove conoscenze legate che crescono in ambienti più antropici sono state introdotte seguendo imparando da visitatori e professionisti provenienti dalle città e specialmente Genova. Questo risultato racconta del cambiamento economico e produttivo di Carrega e delle sue borgate; una comunità che ha visto la propria economia e società abbandonare l’impronta della sussistenza agricola, basata sull’estensivo uso della montagna, per integrarsi sempre di più all’interno di una geografia lavorativa più ampia, basata sul pendolarismo e l’attività al di fuori della valle.

“Il nostro contributo vuole andare oltre alla retorica della perdita evitando di voler guardare sempre alle comunità montane come realtà fuori dal tempo. La realtà di Carrega racconta di dinamicità e creatività culturale, di processi di contatto, abbandono e riappaesamento. Parla della fragilità di comunità che si ritrovano ai margini delle economie urbane e che vivono ogni giorno il venire meno di servizi e possibilità di accesso: la frana di inizio maggio è l’ultimo ed eclatante episodio di questo processo. Alla luce di questo, quando nelle nostre città parliamo di montagna o territori di margine sarebbe bene smettessimo di parlare di perdita di identità, perché quella è viva e forte in Carrega così come negli altri paesi. Piuttosto dovremmo riconoscere il ruolo di queste: cruciali presidi nel mantenimento di interi territori altrimenti a rischio di diventare fantasma. Da qui l’impegno di supportare queste comunità e garantire i loro servizi minimi di salute, istruzione, e mobilità con ulteriore forza ed urgenza per non obbligare chi oggi fa vivere questi territori ad un triste abbandono. In questo, il nostro contributo vuole essere uno stimolo in questo ragionamento e per un rinnovato impegno verso questi territori.

 

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