Autore Redazione
sabato
2 Dicembre 2023
08:34
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Tempo Libero - Alessandria

Come un gioco. Recensione di “Nonnetti” al Teatro San Francesco

La Coltelleria Einstein ha aperto la stagione di prosa del Comune di Alessandria con il primo spettacolo del SEGMENTO OFF
Come un gioco. Recensione di “Nonnetti” al Teatro San Francesco

ALESSANDRIA – Parla di vecchiaia in modo poetico e buffo, senza mai scadere in cliché, “Nonnetti” della Coltelleria Einstein, presentato ieri 1 dicembre al Teatro San Francesco, sold out per l’occasione. Un bell’inizio e un bel pubblico per la Stagione di Prosa del Comune di Alessandria con Piemonte dal Vivo e la partecipazione dell’ASM Costruire Insieme. Lo spettacolo è inserito nel SEGMENTO OFF della Stagione, che comprende le produzioni delle compagnie teatrali alessandrine, in scena presso il Teatro San Francesco (e qui gli spettacoli sono compresi anche nella Stagione MARTE Radici della Compagnia Stregatti) e presso il Teatro Ambra.

“Nonnetti”, scritto e interpretato da Giorgio Boccassi e Donata Boggio Sola, diretti da Valerio Bongiorno, è una storia fatta di momenti, di complicità, di burle e di piccole sopraffazioni, nella routine quotidiana di un lui ed una lei. L’anziana coppia vive le giornate ripetendo gesti e azioni, creando un mondo fatto di scherzi e di sottili canzonature reciproche. E’ un gioco che sembra ricongiungere l’età dei nonnetti con quella infantile, con uno spirito ludico che permea tutte le piccole incombenze domestiche. Il ticchettio dell’orologio scandisce il tempo e si susseguono il caffè, la ginnastica mattutina e la biancheria da piegare. Tutto diventa occasione di scherzo, di dispetto o di invenzione giocosa, in un racconto dominato dalla gestualità e condito da poche parole, su un tappeto musicale che segue le evoluzioni mentali e fisiche dei due protagonisti.

La fisicità e l’espressione corporea prevalgono nettamente sull’espressione verbale. Ci sono mimica, un pizzico di clownerie, gustose coreografie, molta ironia e, su tutto, un sentimento poetico. Coloro che turbano la delicata intimità dei nonnetti vengono fronteggiati con piglio bellicoso e un effetto decisamente comico. Esilarante il trattamento riservato al nipote neonato, incautamente loro affidato, e imperdibili le favole per conciliargli il sonno. Quella di Gnagna Jones rimane impressa come un piccolo capolavoro di mimica e parlata onomatopeica.

Funziona tutto in “Nonnetti”. L’intesa tra Boccassi e Boggio Sola è perfetta, i gesti si integrano con la musica, mentre la scenografia e i costumi (di Mirella Salvischiani), nelle tonalità panna, sono essenziali ma eleganti e significativi. Soprattutto colpiscono l’intensità di ogni passaggio e la ricchezza di registri. Sta nella coesistenza di complicità, ironia, egoismo e cura il perfetto equilibrio del lavoro della Coltelleria Einstein. Soprattutto sta nell’evitare stereotipi. Ed è proprio con il finale discotecaro che la regia evita il più grande di questi, ovvero la tristezza dell’inevitabile fine della vita. Si conclude così, non con  mestizia, ma ballando, una piccola-grande storia che pare contenere tutte le possibili strategie della mente e del corpo per non invecchiare mai.

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