14 Aprile 2024
12:22
Goldoni come forse sarebbe oggi. Recensione de “La bottega del caffè” al Teatro Sociale di Valenza
VALENZA – Tra i tanti modi di affrontare un classico c’è la riscrittura, modalità ben diversa dalla cosiddetta semplice attualizzazione, perché riscrivere significa cogliere lo spirito di un’opera e andare oltre, senza tradirne l’intento originario. Fa questo Massimo Brioschi ne “La bottega del caffè”, ispirata alla commedia goldoniana e messa in scena sabato 13 aprile al Teatro Sociale di Valenza dalla compagnia Gli Illegali BlogAl. La serata ha segnato il secondo appuntamento di Genius Loci, la fortunata rassegna primaverile dedicata alle compagnie della zona, che continuerà sabato 20 aprile con la compagnia valenzana Notte Magica guidata da Gianluca Pivetti ne “Il malato immaginario” per la regia di Maurizio Pellegrino.
Quella di Goldoni è una commedia corale, che raduna intorno alla bottega dell’onesto caffettiere Ridolfo personaggi/tipi che rappresentano caratteri ben precisi, vizi e debolezze comuni. Nei discorsi trapelano stereotipi, argomenti del tempo, scorrettezze, maldicenze, ma anche la voce del buon senso che infine prevale. Nell’allestimento de Gli Illegali, con la regia di Luigi Di Carluccio, la bottega si trova proprio qui ed ora, ovvero ad Alessandria e nel nostro tempo. La caffetteria è un bar, fiancheggiato da un parrucchiere cinese e da una sala bingo (e qui, seppur attualizzate, le indicazioni goldoniane ci sono tutte), dove Ridolfo/Gianfranco Cereda si lamenta della crisi energetica e parla con il suo dipendente Trappola di decrescita felice e delle attuali guerre.
Proprio a Trappola/Claudia Chiodi l’autore affida un ruolo che va ben al di là del servitore furbo e ciarliero, arrivando a farne il portavoce salace di una comicità che sa di satira e che non vuole accontentare tutti. Sue, ben declinate nei tempi e nei toni, sono le frecciate argute su luoghi comuni ricorrenti sui social, in buona parte riguardanti Alessandria, i suoi problemi e le improbabili soluzioni proposte. Si ride, ma forse qualcuno potrebbe sentirsi urtato dall’ironia sui pretesi complotti delle case farmaceutiche o sulla nocività dei vaccini, ma anche sulla fantasiosa (ma reale) proposta di un’Alessandria da bere sul Tanaro/Naviglio nostrano. L’autore ha tratto dai social, odierna piazza di confronto/scontro, commenti ricorrenti e ben riconoscibili, li ha cuciti e illuminati in modo spietato con la luce della logica e dell’umorismo.
I personaggi ricalcano quelli di goldoniana memoria. C’è Pandolfo, il proprietario del Bingo, un Maurizio Pellegrino infido e malevolo, declinato in chiave razzista e sempre pronto ad accusare il prossimo per sviare l’attenzione sui propri crimini. La sua presenza emana un fascino sinistro e accende un polo negativo, contrastato dalla correttezza sconsolata ma tenace di Ridolfo. Anche Don Marzio/Luigi di Carluccio, usuraio e calunniatore, riflette una negatività assoluta, solo modulata in chiave più comica. A lui si devono le battute più maschiliste ed offensive verso il genere femminile, in una lettura del testo che non vedrà una conciliazione tra uomini e donne. Lo sprovveduto e ludopatico Eugenio/Antonio Coccimiglio, a sua volta insopportabilmente arrogante, sarà, come da testo originale, truffato al gioco da Leandro/Massimo Brioschi ed entrambi entreranno in conflitto con le rispettive mogli.
E’ nella solidarietà dei personaggi femminili che l’allestimento de Gli Illegali introduce una nuova chiave di lettura e si discosta totalmente dall’originale. Eugenio, nel testo goldoniano, dopo ogni stravizio possibile, sarà perdonato dalla moglie Vittoria e così Leandro (in realtà Flaminio, perché anche il suo nome risulterà falso) dalla moglie Placida, già abbandonata e tradita con l’ignara Ballerina, a sua volta ingannata. Nella versione illegale de “La bottega” le protagoniste femminili (Silvia Benzi nel ruolo di Placida e Cecilia De Angelis in quello della Ballerina) si fanno portatrici, in chiave divertente, ma tuttavia chiara, di un’indignazione che le accomuna e le porta ad abbandonare mariti e amante in un’uscita di scena plateale. Ogni piccola rivoluzione ha un leader e Vittoria/Monica Lombardi è assolutamente esilarante fin dalla sua apparizione come dispensatrice di caramelle (poi tirate con sempre più violenza) ad un nugolo di bambini al seguito. Comica, ma anche misurata nei vari toni della rabbia e dell’indignazione, diventa la portavoce di una dignità offesa che si riscatta con l’indipendenza.
“Non riesco ad astenermi dal calunniare tutte le donne”, dice Don Marzio, svelando tutta la sua grettezza maschilista, in un universo maschile popolato da bari, disonesti e arroganti. Solo la ragionevolezza di Ridolfo e l’ironia pungente di Trappola sono un elemento di equilibrio, ma saranno le donne a portare una ventata di aria fresca in una bottega di uomini e appare giusto così. Si ride tanto e l’effetto comico è ampiamente raggiunto, ma ci sono anche un certo coraggio satirico e un’originalità drammaturgica che va al di là della semplice cosiddetta rilettura dell’originale. Ancora una volta Gli Illegali hanno confermato il loro radicamento al territorio, la loro attenzione al momento presente e una vena ironica pungente che sempre sorprende.