Autore Redazione
venerdì
15 Maggio 2020
17:49
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Cronaca

L’amarezza dei commercianti: “A 48 ore dalla riapertura non sappiamo ancora niente”

L’amarezza dei commercianti: “A 48 ore dalla riapertura non sappiamo ancora niente”

ALESSANDRIA – Mancano ancora poco più di 48 ore a quella che dovrebbe essere la data della fine del lockdown. Nonostante il tempo stringa ai commercianti, ristoratori, parrucchieri ed estetisti non sono ancora arrivate le linee guida per una riapertura in sicurezza dei loro locali. “Chi riaprirà effettivamente il 18 maggio?“, si sono chiesti Vittorio Ferarri e Alice Pedrazzi, presidente e direttore della Confcommercio della provincia di Alessandria.

Ancora non lo sappiamo. Abbigliamento? Calzature? Articoli moda? Articoli da regalo? Gioiellerie? Parrucchieri? Estetisti? Baristi? Ristoratori? Ad oggi non c’è alcun provvedimento ufficiale, nessun decreto, niente di niente. Si rincorrono sul web e sui social voci ed ipotesi, alcune postate anche da quelli che dovrebbero essere esponenti delle istituzioni, ma senza che ci sia un provvedimento ufficiale, senza che alle imprese sia riconosciuto il diritto di avere certezza del proprio imminente futuro“, hanno spiegato non nascondendo un po’ di rabbia e amarezza per una situazione tutt’altro che chiara.

Ferrari e Pedrazzi hanno inoltre sottolineato che al momento “non sappiamo nemmeno quali saranno i protocolli di sicurezza anti-contagio che le aziende dovranno attuare. E questo, se possibile, è ancora più grave. Perché il Governo ha avuto 66 giorni per studiarli e metterli a punto e, indipendentemente da quella che sarebbe stata la data di riapertura, avrebbero dovuto renderli noti alle aziende nel più breve tempo possibile“. Anche perché sostiene Confcommercio, che ha raccolto dubbi e lamentele dei commercianti, “l’apertura delle attività non si improvvisa, va pianificata ed organizzata: approvvigionamenti, organizzazione del lavoro dei dipendenti, acquisto dei dpi necessari, allestimento vetrine e molto altro!“.

Alle aziende infatti “vanno date certezze nei tempi adeguati. Non è solo una questione di rispetto – benché sarebbe più che dovuto – verso una categoria che da sempre è la spina dorsale dell’economia italiana, ma è una assoluta necessità. Siamo esterrefatti e molto contrariati da questo modo di affrontare l’emergenza delle imprese“, hanno concluso.

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