Autore Redazione
sabato
10 Ottobre 2020
07:21
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Cronaca - Casale Monferrato

C’è anche un pizzico di Casale Monferrato nell’associazione che ha vinto il Nobel per la pace

C’è anche un pizzico di Casale Monferrato nell’associazione che ha vinto il Nobel per la pace

CASALE MONFERRATO – Quest’anno c’erano 318 candidati al Premio Nobel per la pace. Una lista lunga che comprendeva 211 persone fisiche e ben 107 organizzazioni. Una scelta difficile per la commissione dell’istituto norvegese che è chiamato ogni anno nell’arduo compito di scegliere il vincitore di uno dei riconoscimenti più ambiti al mondo. Nel 2020 il Nobel per la pace, dopo non pochi colpi di scena, è stato assegnato al World Food Programme, ovvero l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare a livello mondiale.

Tra i membri del vasto team di cui si avvale il World Food Programme c’è anche Diletta Carmi, una ragazza di Casale Monferrato di appena 30 anni che da otto anni opera nel settore della cooperazione internazionale e dell’assistenza sanitaria. “Attualmente mi trovo nella Repubblica Centrafricana per il World Food Programme, supportando i programmi di sicurezza alimentare“. I progetti del WFP (tra gli altri) includono “le distribuzioni generali di viveri, le mense scolastiche, il sostegno allo sviluppo agricolo e attività di nutrizione. In questo senso forniamo il nostro sostegno ai bambini malnutriti, ai malati cronici e alle persone affette da Covid-19“. Diletta attualmente si occupa nello specifico, insieme ad altri colleghi, “delle analisi dei bisogni, del coordinamento e della logistica“.

Quando ha saputo che il World Food Programme è stato insignito del Nobel per la pace non ci riusciva quasi a credere. “È una soddisfazione immensa. Si tratta del riconoscimento del valore di quello che faccio insieme a tantissime altre persone per assicurarmi che i più vulnerabili non siano lasciati soli e che nessuno muoia di fame nel 2020. Una sfida difficile il cui successo pare purtroppo ancora molto lontano seppur raggiungibile“, ha spiegato. Per poi concludere: “Questo premio sottolinea quanto la pace e l’accesso al cibo siano inscindibili. La guerra può portare alla fame e la fame può portare alla guerra. Per un mondo che viva in pace è necessario che tutti possano avere accesso al cibo e quindi alla dignità“.

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