Autore Redazione
giovedì
8 Aprile 2021
17:04
Condividi
Cronaca - Alessandria

Nel primo anno di pandemia ad Alessandria sono stati 70 i trapianti di midollo

Nel primo anno di pandemia ad Alessandria sono stati 70 i trapianti di midollo

ALESSANDRIA – L’Unità Trapianti Midollo dell’Ospedale di Alessandria non si è fermata nemmeno nel periodo della pandemia da Covid-19. Nel periodo febbraio 2020- febbraio 2021, che caratterizza di fatto il primo anno di pandemia, ha portato termine ben 70 trapianti di midollo. Per la precisione si tratta di 34 trapianti autologi e 36 trapianti allogenici, esattamente lo stesso numero dell’anno precedente. “Questo dato è ancora più sorprendente se pensiamo che una parte degli operatori della Divisione di Ematologia o del Centro Trasfusionale, che normalmente sono coinvolti nel programma Trapianti, in quel periodo sono stati destinati all’emergenza Covid”, ha spiegato Francesco Zallio, responsabile dell’Ematologia, che ricorda l’ottimo risultato raggiunto dall’Azienda Ospedaliera di Alessandria. Durante i mesi difficili del Covid l’attività sanitaria è stata concentrata non solo nel contrasto alla pandemia, ma anche verso i pazienti più fragili.

Malgrado le enormi difficoltà nel trasporto delle cellule staminali emopoietiche donate da non familiare, grazie ad una eccezionale cooperazione fra Registro donatori Midollo, il nostro Centro Trapianto/Trasfusionale e la disponibilità di associazioni volontarie di corrieri, siamo riusciti a far fronte alla chiusura dei confini e alla soppressione della quasi totalità dei collegamenti aerei e a garantire comunque la possibilità di trapianto ai nostri pazienti“, ha aggiunto Zallio. Per poi aggiungere: “Tale sforzo coordinato ha permesso ha permesso al nostro gruppo di proseguire a lavorare a pieno regime. Un ruolo importante in questo successo spetta alla Direzione Generale e Professioni Sanitarie che nella pianificazione della riorganizzazione ospedaliera hanno contribuito in maniera determinante a preservare e rendere possibile la prosecuzione di questa attività salvavita”.

Zallio ha anche spiegato che, in periodo di Covid-19, “il trapianto di midollo rappresenta un fattore di rischio molto importante in caso di contagio da Covid. Uno studio italiano, promosso dal GITMO e in sottomissione alla rivista Bone Marrow Transplantation ha evidenziato un alto tasso di mortalità, pari al 40%, nei pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo e ospedalizzati per malattia da Sars-Cov-2. Per questo motivo sin dall’inizio dell’epidemia, al fine di garantire la massima continuità di cura ai pazienti trapiantati, sono state elaborate da parte della Società Italiana Trapianti midollo (GITMO)  linee guida sia di comportamento che organizzative volte ad offrire la massima tutela a questa tipologia di pazienti; questo ovviamente ha significato un ulteriore isolamento fisico dei pazienti trapiantati, in quanto in questo periodo è stato drasticamente ridotto il numero di visite da parte dei famigliari ai pazienti ricoverati ed il numero di accompagnatori durante le visite ambulatoriali; per ovviare a questo ostacolo è intervenuto il  personale infermieristico, compresi anche gli operatori socio assistenziali, di Ematologia, che grazie ad uno sforzo fondamentale, oltre alla gestione infermieristica quotidiana ha dovuto fungere come una sorta di caregiver per i pazienti. Inoltre, oltre a queste misure di prevenzione già molto restrittive ci siamo adoperati per iniziare in maniera tempestiva  una campagna di vaccinazione mirata a queste categorie a rischio, che sono per definizione considerate fragili. Il successo è stato notevole in quanto con queste misure siamo riusciti a contenere e a limitare in maniera significativa i rischi di contagio dei pazienti sottoposti a trapianto”.

Un vantaggio per i pazienti, ma anche un riconoscimento della professionalità della struttura: “L’expertise raggiunta dal team di operatori che si occupa di trapianti di midollo – ricorda Zallio – ha permesso di ottenere recentemente l’accreditamento dall’Agenzia italiana del farmaco a somministrare una terapia cellulare ancora più innovativa, rappresentata dalle CAR-T. La terapia con le cellule CAR-T è una forma di immunoterapia, che utilizza le cellule del sistema immunitario (linfociti T) che vengono prelevate al paziente, ingegnerizzate in laboratorio e addestrate a riconoscere e combattere con più forza il tumore, per essere poi reinfuse nel paziente. Sono indicate nel trattamento dei linfomi avanzati e aggressivi negli adulti e della leucemia linfoblastica acuta nei bambini. Inoltre, sono in corso sperimentazioni in altre patologie come il mieloma multiplo”.

La terapia CAR-T attualmente è eseguibile solo in ospedali dotati di unità di trapianto di midollo osseo. Infatti le due attività coincidono, in quanto i requisiti organizzativi e strutturali previsti dalle direttive europee sono sovrapponibili. Per tutte queste caratteristiche l’Ematologia è unità di ricerca dedicata alla Fase I nel percorso verso l’Irccs in corso di predisposizione da parte del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto da Antonio Maconi. La fase I è una tappa della attività di sperimentazione clinica, che vede l’inizio della sperimentazione del principio attivo sull’uomo che ha lo scopo di fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del medicinale. Si tratta di studi – come indicato sul sito dell’AIFA – sono condotti in pochi centri selezionati su un numero limitato di volontari sani per i quali è documentata l’assenza la non predisposizione a malattie. L’obiettivo principale è la valutazione dei potenziali effetti collaterali che possono essere attesi, in base ai risultati delle precedenti sperimentazioni sugli animali e la valutazione della modalità di azione e distribuzione del farmaco nell’organismo. “Questo successo rappresenta un ulteriore motivo di orgoglio per il Centro trapianti, per i servizi che afferiscono e per l’intera Azienda Ospedaliera”.

Condividi