Autore Redazione
sabato
6 Novembre 2021
12:44
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Cronaca - Alessandria

Una storia di Teatro. Recensione di “No! Pirandello no!” al Teatro San Francesco

Applauditissimo ieri Giovanni Mongiano alla stagione Revival Celebrazioni 2021 diretta e organizzata dagli Stregatti
Una storia di Teatro. Recensione di “No! Pirandello no!” al Teatro San Francesco

ALESSANDRIA – “Io sono sempre il primo ad arrivare in teatro”. Inizia così, “No! Pirandello no!” di e con Giovanni Mongiano nei panni di Matteo Sinagra, attore generico un po’ stralunato, già al primo sguardo vittima predestinata di umiliazioni in una compagnia di giro del primo ‘900.

Lo spettacolo di Teatro Lieve è stato presentato e a lungo applaudito ieri 5 novembre al Teatro San Francesco, per la seconda parte del cartellone della stagione Revival Celebrazioni 2021, diretta e organizzata dagli Stregatti, che recupera gli spettacoli precedentemente rimandati. Il prossimo appuntamento sarà fuori cartellone il 16 novembre con Lella Costa diretta da Gabriele Vacis in “Intelletto d’amore”, in onore di Anna Tripodi (per prenotazioni 3314019616/ 3393584518).  Revival Celebrazioni terminerà venerdì 3 dicembre con “Baudolino” di e con David Turri.

Continua intanto la campagna di sostegno Adotta gli Stregatti, volta a raccogliere libere e anche minime donazioni per sostenere i costi fissi legati alla gestione del Teatro San Francesco e all’organizzazione delle stagioni teatrali, realtà tanto importanti quanto rare qui da noi. Tutte le informazioni sono sul sito www.teatrostregatti.it

“No Pirandello no!” è una storia di teatro, che si dipana attraverso la vita di un attore innamorato del suo lavoro, eppure vittima tragicomica di meccanismi perversi che poco hanno a che fare con l’arte. Il suo nome, Matteo Sinagra, è pirandelliano, anch’esso parte di un gioco continuo di riferimenti teatrali, il tono è lieve (Teatro Lieve non a caso è il nome della compagnia), il ritmo veloce e l’effetto decisamente divertente. Mongiano crea sul palco dialoghi esilaranti con il grande e temuto capocomico (realmente esistito) Ermete Zacconi, dall’enfasi declamatoria tronfia e zeppa di pause. Alle decisioni del commendator Zacconi sono legate le vicissitudini del povero Sinagra, grottesche e subite con un’accettazione, nonostante tutto, persino ottimistica. E’ un quadro individuale e corale quello che si viene a creare, in un mondo teatrale dove Pirandello con i suoi “Sei personaggi in cerca d’autore” è visto con sospetto (questo il motivo del titolo) come “una rivoluzione sul palcoscenico”, luogo che invece deve essere sicuro. Ma è anche un mondo, quello della compagnia di giro, dove un capocomico può permettersi di ignorare e stravolgere le opere di Shakespeare a suo uso e consumo, per ricavarsi una parte predominante. A questo affresco generale, si contrappone Sinagra, appassionato di teatro russo (e, nel gioco di rimandi, ecco “Le tre sorelle” di Cechov), studioso del metodo Stanislavskij,  di cui pratica l’approfondimento psicologico del personaggio (per poi dire sempre la sola battuta “il pranzo è servito”), e fine conoscitore di Shakespeare, di cui conosce tutto l’Amleto a memoria.

Mongiano racconta e interpreta la vita di Sinagra coniugando uno spaccato del teatro del tempo, stralci di opere immortali e due novelle pirandelliane. La prima, “Il pipistrello”, è inglobata nelle vicende della compagnia dello Zacconi e calza alla perfezione con il dietro le quinte di uno spettacolo, la seconda, “Da sé”, rientra nel finale, che vede il protagonista stanco delle continue frustrazioni e deciso a porvi fine. Il risultato è coerente, ben calibrato e intriso di amore per il teatro, quello fatto bene, con fatica e studio. A questo proposito sono chiare, a partire da un leggìo in scena utilizzato solo per appoggiare oggetti, le frecciate dirette agli spettacoli di letture teatrali, decisamente meno impegnativi ma anche meno empatici. Il suo Sinagra diverte e strappa risate a scena aperta, commuove, recita interi brani del quinto atto dell’Amleto, canta, balla e passa da monologhi serrati a dialoghi esilaranti con una leggerezza che pare danzata. Domina su tutto l’empatia con il pubblico, la capacità di cambiare registro, di interloquire e di coinvolgere in una vicenda sorridente, ma anche profonda e ricca di sfaccettature.

Per tutti questi motivi, e soprattutto perché non si può fare a meno di esserne catturati, “No Pirandello no!” è assolutamente da vedere da chi ama il teatro, ma anche da chi non lo conosce e ancora non sa cosa si perde. Teatro Lieve debutterà a breve con il nuovo lavoro “Aspettando Beatrice” sulla vita di Dante, che promette di mantenere la sua cifra leggera e un po’ caustica anche affrontando il grande poeta. L’aspettativa, visto il livello cui Mongiano ha abituato il suo pubblico, è decisamente alta.

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