Autore Redazione
martedì
14 Giugno 2016
22:00
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Cronaca - Alessandria

Questione Ica: la cartella per un’insegna sotto i 5 mq riaccende l’attenzione sulle vetrine di bar e negozi

Questione Ica: la cartella per un’insegna sotto i 5 mq riaccende l’attenzione sulle vetrine di bar e negozi

ALESSANDRIA – Torna a riaccendersi l’attenzione sulle insegne dei negozi di Alessandria e, soprattutto, sulle cartelle della società Ica, incaricata di riscuotere i tributi minori per conto di Palazzo Rosso. L’associazione “Imprenditori Liberi 2015”, ha spiegato Marco Garavelli, alcuni giorni fa ha ricevuto una cartella spedita a uno dei suoi associati con un conto di circa 700 euro, more comprese, per una insegna di quattro metri quadri. Un importo “spropositato”, ha innanzitutto evidenziato il referente dell’associazione, che oltretutto l‘esercente non doveva neppure pagare. La finanziaria del 2002, ha ricordato Garavelli, ha infatti introdotto una specifica esenzione per le “insegne di esercizio”  che non superano i 5 metri. La norma, ha precisato il referente di “Imprenditori Liberi 2015”  è espressamente riferita a quelle insegne che hanno la semplice funzione di contraddistinguere il luogo in cui si svolge l’attività economica e che non vengono quindi considerate “pubblicità”. Nonostante questa precisa disposizione, “che la stessa  Ica riporta sul suo sito”, ha puntualizzato Marco Garavelli, la società ha comunque inviato l’onerosa cartella da circa 300 euro riferita all’anno 2015 che, tra interessi e sanzioni varie, raggiunge oltre il doppio della cifra. Per fortuna l’esercente alessandrino, a conoscenza della norma, si è accorto dell’errore, ha raccontato ancora Marco Garavelli e nei giorni scorsi si è rivolto ad Ica che ha poi “annullato” la cartella. “Vogliamo pensare che non ci sia malafede, rimane però il fatto che è sempre l’utente a doversi accorgere dell’errore e qualcuno ignaro potrebbe anche pagare centinaia di euro non dovuti”.

L‘errore “può purtroppo capitare” ha puntualizzato il responsabile di Ica srl, Bruno Delfino. Senza avere in mano la cartella in questione, e quindi senza poter ricostruire la storia di questo caso specifico, il responsabile non ha ovviamente potuto spiegare il perché  dell’errato invio ma, “per chiarezza e per non generare ulteriore confusione” ha voluto fare alcune precisazioni sull’esenzione prevista dalla finanziaria 2002. “Tra le insegne di esercizio rientra, ad esempio, la semplice scritta “Macelleria” o quella “Bar”,  il solo nome dell’attività e la ragione sociale. Se sul cartello, striscione o cassonetto luminoso fosse indicata anche una frase del tipo “carni suine” oppure “carne macinata fresca”, queste insegne non verrebbero più considerate d’esercizio ma pubblicitarie”. Una cartella, ha aggiunto ancora il responsabile di Ica, potrebbe poi riportare un numero di metri quadrati inferiore a cinque, ma non per questo il commerciante sarebbe automaticamente sollevato dal pagare l’imposta. “Bisogna tenere conto anche del numero complessivo di mezzi pubblicitari. Se un commerciante ha altre insegne già pagate la cartella potrebbe riportare solo i metri quadri ancora da saldare. Bisogna poi considerare che superati i cinque metri quadrati l’esenzione salta. Quindi, se un commerciante ha sei insegne d’esercizio da un metro quadrato non paga solo un metro ma sei metri, perché  superata la soglia dei cinque metri la tassazione avviene sulla misura complessiva delle insegne”. Insomma, la valutazione non è semplice, neppure da spiegare. Gli uffici di Ica, ha aggiunto Bruno Delfino, sono comunque disponibili a chiarire dubbi e rivedere con i commercianti le singole cartelle “caso per caso.

Da parte sua anche l’associazione “Imprenditori Liberi 2015”, che ha segnalato il caso del suo associato, è a pronta a verificare la legittimità delle cartelle inviate da Ica srl. In caso di dubbi, ha spiegato Marco Garavelli, i commercianti possono contattare l’associazione all’indirizzo mail imprenditoriliberi2015@gmail.com.

 

Tatiana Gagliano

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