3 Dicembre 2021
10:44
“Guido suonava il violino” a Montegrosso
MONTEGROSSO – Torna ancora in scena il un nuovo lavoro teatrale di casa degli alfieri , realizzato in collaborazione con l’ISRAT – Istituto per La Storia della Resistenza della Provincia di Asti: lo spettacolo “Guido suonava il violino”, liberamente tratto dal racconto “Un violino” di Nicoletta Fasano.
Un monologo teatrale tutto al femminile, scritto e diretto da Patrizia Camatel e con protagonista l’attrice Elena Formantici, che si dipana come un racconto giallo e assume le misteriose atmosfere di un thriller a carattere storico. L’occasione è la preparazione alla Giornata della Memoria 2022 e per ricordare il 1 dicembre 1943, data dei primi arresti degli ebrei astigiani.
Sarà in scena venerdì 3 dicembre alle ore 21 a Montegrosso d’Asti presso il salone del mercato coperto.
L’appuntamento, realizzato in collaborazione con il Comune di Montegrosso ma anche con Casa della Memoria di Vinchio, ha il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato Valori Resistenza e Costituzione.
Un vecchio violino entra prepotentemente nella quotidianità di una ricercatrice, costringendola ad abbandonare il suo rassicurante, scientifico metodo di indagine e chiedendole di dedicarsi, anima e cuore, alla ricostruzione di una storia da salvare dall’oblio. Quel violino uscito dalla polvere di una cantina pare dotato di volontà propria: stride, geme, chiama con veemenza e ottiene ascolto. E racconta la vicenda di una famiglia ebrea sfollata ad Asti al tempo delle leggi razziali e della guerra, con gli immancabili risvolti di sradicamento, discriminazione, deportazione. Attraverso un sofferto percorso di ricerca, specialmente dentro se stessa, la ricercatrice comprenderà che restituire il nome al proprietario del violino è affermare la sua esistenza: un atto di resistenza contro il sistema concentrazionario nazifascista, progettato per annientare, spersonalizzare. Chi sono i “sommersi”, chi i “salvati”, allora come oggi? Chi i complici? Quali i giusti? Dove si colloca la protagonista stessa, nel suo mettersi in gioco – donna ed essere umano prima ancora che investigatrice – per svelare la verità intorno a questa vicenda? Il nodo centrale del lavoro teatrale non è tanto l’Olocausto, ma ciò che l’ha preceduto: la vita delle singole persone, con le loro gioie, miserie, speranze, scelte, legami.
Commenta Nicoletta Fasano: “Guido Foà di otto anni – a cui è dedicato il lavoro, è stato il più piccolo deportato ebreo astigiano – salito sullo stesso convoglio di Primo Levi, fu uno di quei bambini caricati, all’arrivo ad Auschwitz, su un camion diretto alla camera a gas, poiché non utili al lavoro. Questo è un dato storico, mentre non sappiamo se Guido suonasse il violino, ma il teatro e l’arte usano la poesia per far volare bagliori di verità. “
Ne scrive il giornalista della Stampa Carlo Francesco Conti: “Pensando al palcoscenico, Patrizia Camatel ha «costruito» la narrazione pensando a un monologo sdoppiato, chiamando a una prova di virtuosismo Elena Formantici, che scivola dal ruolo del piccolo Guido a quello della ricercatrice con bravura non comune. La drammaturgia aggiunge qualche tonalità alla già complessa partitura di Nicoletta Fasano: il violino sulla scena raggiunge pienamente la dimensione del personaggio, grazie alla sua fisicità. In questo il passaggio dalla carta stampata allo specifico del palcoscenico funziona, il racconto acquista un suono in più e rimanere impassibili non è più consentito. In fondo, è proprio questo il potere del violino.”
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, prenotazioni (facoltative) su allive.it
Info: 339 2532921 – www.archivioteatralita.it – fb archiviotepo