Autore Redazione
giovedì
9 Febbraio 2017
08:33
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Eventi - Valenza

Pronto a debuttare il documentario sulle Tre Rose Nere

La storia dei giocatori di rugby arrivati da tutte le parti del mondo adottata dalla Federazione di Rugby.
Pronto a debuttare il documentario sulle Tre Rose Nere

VALENZA – La storia delle Tre rose nere adesso fa parte della storia del rugby italiano. Il documentario di Walter Zollino, prossimo all’uscita, sta per essere completato e nel frattempo un nuovo trailer ha trovato la sua naturale e giusta collocazione sul sito web ufficiale della federazione.

Il lavoro è nato mesi fa per raccontare la storia di alcuni migranti, arrivati in Italia senza conoscere una parola di italiano, adottati dal territorio e confluiti in una squadra che improvvisata ma che poco a poco si è fatta e ha dato un senso al sostantivo, sempre più banale, accostato allo sport: unione.

Sono nate così le Tre Rose Nere, un misto di sacrifici, passione, sforzi, lingue, voglia di riscatto o anche solo di riconoscimento sociale. Le Tre Rose Nere sono sbocciate e hanno fatto il giro d’Italia, attraverso le splendide foto di Walter Zollino che ora sono diventate fotogrammi in movimento. Il documentario uscirà a breve, ma intanto la storia si muove anche se a volte sembra torni indietro o addirittura si fermi.

Ecco il trailer:

Tre Rose Nere from Walter Zollino on Vimeo.

Come spiegato da Paride Fusaro, collaboratore del progetto, “le migrazioni sono un fenomeno molto complesso. I flussi che in questi anni stanno coinvolgendo il nostro Paese sono certamente di portata intensa e difficilmente  si esauriranno nel breve periodo. Al di là della loro complessità, però, i fenomeni migratori hanno un elemento semplice che li accomuna: essi impattano su luoghi fisici circoscritti.

A prescindere dalle dinamiche globali, il figlio che lascia la famiglia e parte per cercare fortuna lascia un vuoto nel suo paese, nel suo villaggio. Il ragazzo che arriva in una piccola realtà impatta su quel luogo con la sua presenza.

Non spetta a noi dire se quello che sta accadendo a livello internazionale sia una fenomeno che poteva essere evitato, ridotto o gestito diversamente. Non spetta a noi dire se il nostro Paese e l’Unione di cui facciamo parte, stiano operando bene per la gestione dei migranti. Non spetta a noi dire se il fatto che le persone migrino sia giusto o sbagliato. Bello o brutto. Non spetta a noi, infine, dire come finirà, dire se questo fenomeno muterà la nostra società in peggio o in meglio.

Quello che possiamo dire, perché lo possiamo osservare, però, è che le migrazioni, con il loro impatto su di un territorio, portano con sé molteplici dinamiche: aspetti positivi e negativi, slanci di idealismo ed espressioni di egoismo, aperture e chiusure, avvicinamenti, incroci e scontri tra esseri umani. Con i loro pregi e i loro difetti; le storie, gli errori, i problemi, che non possono essere fatti sparire, ma possono essere messi in comune e da parte, almeno per un po’. Perché se si tenta, insieme, se ci si avvicina, incrocia, scontra, se ne esce arricchiti. Per qualsiasi ragione lo si faccia. Magari alla fine non si amerà l’altro, magari lo si vorrà dimenticare in fretta, ma quel che è certo, però, è che si imparerà a conviverci, in pace. A vivere, in Pace. E alla fine, la Pace, è l’unica cosa che conta.

E forse è per questo che la storia de #LeTreRoseRugby è bella, perché nonostante tutto, in parte anche nonostante se stessi, i ragazzi in campo, nel fango, non combattono. Giocano. In Pace.”

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