Autore Redazione
sabato
30 Dicembre 2017
05:00
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Politica - Valenza

Fiom Cgil su Bulgari “non è tutto oro quel che luccica”

L'azienda è finita nel mirino del sindacato dei metalmeccanici per quattro richieste di part-time “respinte”
Fiom Cgil su Bulgari “non è tutto oro quel che luccica”

VALENZA – Duro affondo della Fiom Cgil a Bulgari. Il grande stabilimento di Valenza è finito nel mirino del sindacato dei metalmeccanici per quattro richieste di part-time “respinte”. Le lavoratrici, ha denunciato la Fiom, avevano chiesto di poter prorogare il contratto part-time per esigenze familiari, rendendosi disponili anche a cambiare uffici e mansioni. L’azienda avrebbe però detto no, parlando di “rinvio” in attesa di entrare a pieno regime. Convinta che quello di Bulgari sia stato “un rifiuto a priori”, la Fiom Cgil si è detta pronta ad adottare ogni iniziativa “legalmente possibile” per consentire alle quattro lavoratrici dello stabilimento di “conciliare lavoro e famiglia”.

Di seguito il comunicato integrale della Fiom Cgil Alessandria.

Diventerà lo stabilimento più grande della provincia di Alessandria nel settore metalmeccanico e punta a diventare la più grande manifattura orafa d’Europa: è nel settore lusso e ha fatto uno stabilimento moderno degno dell’immagine del marchio aziendale: Bulgari.

Peccato però che a tanta modernità ed eticità sulle materie prime non corrisponda una gestione del personale altrettanto “moderna”.

Sugli attuali 590 dipendenti c’è un solo part time e 4 richieste di proroga di part time già esistenti: “respinte”.  Perché l’azienda deve ingrandirsi (previste assunzioni fino a 740 dipendenti), deve organizzarsi e non può rispondere all’esigenza di conciliare lavoro e famiglia per 4 dipendenti (donne naturalmente!). Lavoratrici, peraltro, che si sono messe a disposizione a cambiare mansione, ufficio, reparto.

L’azienda si copre dietro il Ccnl che prevede l’obbligo di concedere il part time alle neomamme o a chi ha problemi di salute, quindi se chi richiede il part time è sola ma ha un figlio oltre i tre anni è noto che può lasciarlo a casa da solo! Oppure se invece di un bimbo c’è un anziano da assistere (come capita sempre più spesso) non possono farsene carico le aziende di questi problemi!

Nel Nord Europa il part time è diffusissimo tra maschi e femmine, visto che i ruoli in famiglia sono equamente “condivisi”, in Italia invece il part time riguarda soprattutto le donne, ma se è utile all’azienda (commercio/servizi), allora diventa l’unica forma di assunzione, nell’industria invece è un problema.

Chi da anni fa contrattazione sa benissimo che se ci fosse più volontà e flessibilità (non solo da parte dei dipendenti vs l’azienda ma anche viceversa), si possono trovare le soluzioni tecniche.  Teniamo conto che in Bulgari l’orario è prevalentemente a giornata non su turni, e allora perché negare 4 richieste di part time, disattendendo, tra le altre cose, un regolamento interno da essa stessa redatto.

La vera ragione di questo diniego è che l’azienda vuole già definire chi decide e deciderà nel nuovo stabilimento l’organizzazione del lavoro e tutto il resto: potremmo citare, per esempio, un part time dato solo ad una parte di lavoratori, negandolo ad altri; la non volontà, dimostrata fino ad oggi a discutere di come armonizzare i tempi di ingresso: vestizione, procedure di sicurezza, ecc.

E quindi non serve alcuna mediazione, già proposta dal Sindacato, per rispondere a quelle esigenze.

È  un rifiuto “a priori”, anzi l’azienda dice che è un rinvio a quando lo stabilimento sarà a regime, ma i problemi familiari non sono rinviabili ed in qualche modo vanno risolti, magari dimettendosi.

Ma il sindacato non intende accettare una simile posizione e quindi ha deciso di chiedere l’intervento di Consigliera di Parità e fare tutto ciò che legalmente “si può fare” per, prima di tutto, consentire a 4 donne di conciliare lavoro e famiglia (come prevedono anche alcune leggi di questo Paese, che concedono sgravi, e inviti della Comunità Europea alle aziende a conciliare il più possibile le esigenze vita-lavoro ) e di affermare il proprio “ruolo” nel contrattare anche l’organizzazione del  lavoro, considerando anche che le elezioni di rinnovo della RSU dello scorso luglio con più del 70% di affluenza, evidenziano una forte volontà delle lavoratrici e dei lavoratori di essere rappresentati.  1 Rsu Fim Cisl e 4 Fiom Cgil.

Auspichiamo che l’industria 4.0 stile Amazon non stia facendo scuola ad altre aziende visto che si tratta dell’ennesimo passo indietro ed attacco ai diritti dei lavoratori. Nel settore del lusso comprimere il costo del lavoro può assumere solo quel significato. Buone feste a tutti ed un augurio per un nuovo anno dove occupazione faccia il paio con diritti e dignità.

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