Autore Redazione
venerdì
21 Novembre 2014
18:31
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Politica - Casale Monferrato

A Casale Monferrato la fiaccolata silenziosa contro la sentenza del Processo Eternit [FOTO]

A Casale Monferrato la fiaccolata silenziosa contro la sentenza del Processo Eternit [FOTO]

 Casale Monferrato ha dimostrato, ancora una volta, dignità nella protesta (QUI LA FOTOGALLERY). Lo ha fatto questo venerdì sera, nella fiaccolata organizzata nelle vie del centro. Istituzioni e cittadini, oltre duemila persone, uniti per esprimere il più profondo dissenso alla sentenza della Cassazione: l’annullamento per prescrizione del reato di disastro ambientale doloso, compiuto da Stephan Schmidheiny, il signore dell’amianto. “Qui non si urla” ha dichiarato su Radio Gold News Bruno Pesce, del Comitato Vertenza Amianto “non abbiamo bisogno di esagerare. La realtà è già esagerata. Pretendiamo un rapporto con le istituzioni nonostante il torto subito. Questa è la democrazione, attraverso la partecipazione dei cittadini. La gente pretende che l’Italia sia un paese civile. L’amianto non si prescrive, il reato non è prescritto e a Casale si continua a morire: le ultime due vittime dell’amianto sono morte proprio tra ieri e oggi.” Da piazza Castello, di fronte al Salone Tartara, dove si era appena conclusa l’assemblea indetta dall’Associazione Famigliari e Vittime dell’Amianto, un fiume di persone si è diretto verso via Saffi per poi sfociare in via Roma, percorrendo il centro storico in un silenzio che vale più di mille grida d’accusa. L’urlo silenzioso di una città che, nonostante il duro colpo subito, è riuscita ancora una volta a ricompattarsi e a ritrovare la forza di volontà per portare avanti la propria battaglia, con grande determinazione e dignità. In testa al corteo, insieme al primo cittadino Titti Palazzetti e ai sindaci dei territori circostanti, il Presidente della Provincia, Rita Rossa, anche gli onorevoli Fabio Lavagno e Cristina Bargero e il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. Durante il passaggio in piazza Mazzini, il sindaco Palazzetti e alcuni bambini delle scuole elementari si sono distaccati brevemente dalla manifestazione per deporre dei fiori bianchi ai piedi del monumento equestre di Carlo Alberto, dove negli scorsi giorni erano stati stesi alcuni drappi neri in segno di lutto. Anche i negozianti hanno aderito all’iniziativa, abbassando le saracinesche e spegnendo le luci per diversi minuti ed esponendo cartelli accusatori su cui capeggiava la scritta: “Quante volte ci volete ancora uccidere?”. Il corteo ha poi raggiunto piazza Martiri della Libertà, dove il sindaco Palazzetti ha voluto ringraziare tutti partecipanti con un breve discorso: «Noi non ci arrendiamo. La settimana prossima chiederò un incontro al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Ambiente per valutare ogni possibilità. Vogliamo poter lasciare una città libera dall’amianto ai nostri figli».  Alcune parole anche da parte del Presidente Chiamparino, che ai microfoni di Radio Gold News ha commentato di aver visto «una grande reazione da parte dei cittadini casalesi a una sentenza ingiusta e vergognosa». «In questo momento occorre studiare possibilità alternative – ha continuato Chiamparino -, a cominciare dal ricorso presso la Corte di Strasburgo. Per quel che mi riguarda, posso dire che l’istituzione che io rappresento continuerà a stare a fianco della città di Casale per aiutarla a scegliere la strada giusta e ottenere finalmente giustizia». Il Presidente della Regione ha infine speso alcune parole per commentare il comunicato rilasciato il giorno dopo la sentenza da Stephan Schmidheiny, in cui il magnate svizzero chiedeva alla Giustizia italiana di tutelarlo da futuri processi inopportuni, dichiarando: «Credo che per una persona che ha sulla coscienza migliaia e migliaia di vittime la scelta migliore sia il silenzio».

In basso l’intervista a Giuseppe Manfredi, malato di mesotelioma pleurico

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“Mio fratello lavorava in banca, non c’entrava niente con la fabbrica Eternit” ha raccontato Giuliana Busto, una dei famigliari di vittime del mal d’amianto “la fabbrica non è stata chiusa, è stata abbandonata e la polvere di amianto ha continuato a diffondersi. Quando ho ascoltato la sentenza della Cassazione, a Roma, è stata come una doccia fredda.”  

 

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