Autore Redazione
giovedì
28 Maggio 2015
08:44
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Politica - Alessandria

Il centrodestra al lavoro per ricostruire la classe dirigente e uscire dall’esilio politico

Il centrodestra al lavoro per ricostruire la classe dirigente e uscire dall’esilio politico

ALESSANDRIA – Il centrodestra ad Alessandria rivendica spazio e dignità. Lo fa per rimarcare “il genocidio” attuato nei confronti di una classe dirigente che ha comunque preso parte alla vita politica per tanti anni e che ora vuole ripartire con forza.
Per farlo bisogna cominciare dalla classe dirigente, come ha spiegato a Radio Gold News, Piercarlo Fabbio: “attualmente la classe dirigente non è ancora ricostruita, ma ha ritrovato l’agibilità politica. Non so neppure più se è in condizione di essere classe dirigente ma ha la necessità di rigenerarsi attraverso un forte cambiamento che vada a individuare altri protagonisti della società civile. Siamo ancora troppo fuori da possibili valutazioni. Adesso dobbiamo rimanere sul metodo. Il patrimonio c’è, costituito, ad esempio, da coloro che sono stati in aula, dell’intera opposizione. In questo settore si può certamente trovare una persona che possa assumere una posizione apicale, ma non si può trovare la ricchezza di sfumature e di forme che invece serve per costituire una forza per presentarsi all’elettorato come alternativa in questo caso al Pd e ai suoi aggregati”.

Il lavoro del cenntrodestra è quindi partito, dopo un lungo periodo di destituzione politica da parte della maggioranza ad Alessandria ha spiegato ancora Fabbio. “La cosa che più mi ha rammaricato in questi mesi è stato il fatto che, dopo 30 anni di consiglio comunale, con una maldicenza si potessero cancellare 30 anni di attività politica, magari mediocre ma improntata sempre al bene comune. Questo mi ha dato fastidio. Il resto è dibattito politico. Certo, alcune volte il confronto non c’è stato perché ci è stato negato perché non avevamo né titolo, né dignità”.

Fabbio però non ha ceduto: “ho detto che non ho ambizioni ma ho la disponibilità di offrire alla città le mie competenze e le mie professionalità, ma questo anche nell’interesse dell’intera classe dirigente che non era stata messa in condizioni di non avere una piena agibilità politica, oggi ritrovata. Ognuno dovrà decidere se impegnarsi di nuovo per la città, come faccio io, oppure disinteressarsi. Questo è un punto di non ritorno attraverso il quale ognuno avrà la piena libertà di agire in termini di disponibilità politica“.

Intanto lo sguardo al futuro c’è, perché le elezioni se temporalmente sono lontane, dal punto di vista politico sono assai vicine: “se si deve elaborare una progettazione completamente diversa da quella del passato, perché diverse sono le condizioni finanziarie ed economiche del Comune e completamente diverso è il modo con il quale interpretare il ruolo del Comune, bisogna muoversi adesso. Io ho parlato di un motore immobile in un sistema in movimento per dire che il Comune deve essere sempre più una cabina di regia e non un mero esecutore di servizi per conto terzi, una situazione che deriva dalle leggi, dall’abbattimento dei trasferimenti che non vedono più il Comune come uno dei grandi committenti dei servizi ma uno dei possibili committenti”.

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