Autore Redazione
venerdì
18 Novembre 2016
00:05
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Politica

Crisi dei rifugiati: l’approccio alessandrino diventa un esempio al Parlamento Europeo

L’incontro Welcoming Cities al Parlamento Europeo. L'europarlamentare Daniele Viotti invita le istituzioni a utilizzare l'UE per affrontare presente e futuro.
Crisi dei rifugiati: l’approccio alessandrino diventa un esempio al Parlamento Europeo

BRUXELLES – “Un’Unione Europea che sia vicina a tutti, da Frascaro fino a Bruxelles”. È con la promessa di dar voce anche ai Comuni più piccoli che si apre l’incontro Welcoming Cities al Parlamento Europeo, nella capitale belga.

Il centro del dibattito sono state le migrazioni e i rifugiati, con un deciso apporto alessandrino. Un’occasione per mettere attorno allo stesso tavolo amministratori e associazioni no-profit e capire come le varie realtà locali del nord-Italia stanno gestendo la crisi dei rifugiati. Un incontro incentivato e organizzato, il 15 novembre, dall’europarlamentare alessandrino Daniele Viotti, del gruppo Socialisti e Democratici.

Proprio ai microfoni di Radio Gold Viotti ha detto: “Abbiamo chiesto a sindaci, amministratori locali e associazioni italiane di partecipare a un evento qui a Bruxelles per spiegare quali sono le diverse politiche e i diversi approcci delle città, piccole e grandi, rispetto al tema dei migranti e richiedenti asilo. È un tema molto sentito, che ci accompagna ormai da anni e che ci accompagnerà forse per i prossimi 50 anni”.

Molte le province rappresentate per raccontare idee e progetti già attuati o in cantiere, tra cui Alessandria, Asti, Torino, Milano, Pavia e Bergamo. Il panel, ricco e competente, ha accolto gli interventi approfonditi, tra gli altri, di Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano, Ilda Curti, ex assessore alle Politiche per l’Integrazione del Comune di Torino, e Julie Ward, eurodeputata britannica.

A rappresentare la nostra provincia ci hanno pensato Fabio Scaltritti, presidente della Comunità di San Benedetto e responsabile della Casa di Quartiere di Alessandria, Piero Ciberti, sindaco di Frascaro e Manuela Delorenzi, consigliere comunale di Visone, nell’acquese. Per l’area astigiana, invece, Claudio Stroppiana, sindaco di Cortaldone, Sergio Magnetti, sindaco di Monale e Marisa Varvello, sindaco di Chiusano d’Asti. Assente all’ultimo momento per motivi personali, il sindaco di Alessandria Rita Rossa, che avrebbe dovuto presentare il nuovo progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che assista e integra a livello locale, ndr), ma il cui intervento è stato sostituito da quello di Scaltritti.

È stato infatti Scaltritti a illustrare in sede europea quello che Alessandria intende fare per gestire l’accoglienza, evidenziando però i limiti e le problematiche che amministratori e attivisti devono affrontare quotidianamente. “Da più di 10 anni in provincia è attivo uno Sprar”, ha spiegato Scaltritti, “quest’esperienza ci ha portato a un nuovo progetto Sprar condiviso con il Comune e coordinato dall’Assessorato alla Coesione Sociale. Una rete cittadina e tutti i soggetti davvero interessati all’accoglienza e all’integrazione sono stati coinvolti in questo percorso. Molti altri sono in cantiere nel basso Piemonte. La cosa che ci duole costatare è che la modalità ordinaria della gestione dell’accoglienza si basa ancora sull’emergenza, non la affrontiamo come una situazione strutturale e quindi non riusciamo ad abilitare al meglio le persone competenti sui vari territori”.

Ma anche le testimonianze di città più popolose, come Torino e Milano, hanno tenuto vivo il dibattito. Sotto la lente d’ingrandimento è stato messo proprio il sistema di accoglienza italiano, che, seppur con gran fatica, ha retto all’incessante pressione degli ultimi anni. E oggetto di dibattito sono anche stati i problemi con il tessuto sociale italiano, la mancanza di risorse e i processi burocratici troppo pesanti imposti dall’Unione. Luci e ombre, dunque, in un periodo in cui il premier Renzi sta chiedendo alla Commissione Europea più flessibilità di spesa per far fronte anche alla questione migranti.

E in questo senso è andato l’intervento di Majorino, che ha portato all’attenzione un fenomeno crescente, abbattendo però il luogo comune dell’invasione. “Nel 2013, in Italia i richiedenti asilo erano il 4%”, ha chiosato, “il restante erano tutti transitanti, persone che volevano raggiungere altri paesi dell’Europa. Oggi, solo tre anni dopo, i richiedenti sono diventati il 79%. Non è che gli arrivi sono maggiori, è maggiore il numero di persone che decide di rimanere in Italia. Questo è un dato su cui riflettere, e noi a oggi non abbiamo un sistema di accoglienza strutturato e organizzato”.

Diverso invece l’intervento di Ilda Curti, che, più che sull’accoglienza, si è soffermata sull’integrazione: “La società moderna è multiculturale e noi questo dobbiamo capirlo. È come vivere in Alaska e non accettare che ci sia la neve e quindi usciamo in bikini. Bisogna comprendere il fenomeno e lavorare per gestirlo al meglio. A Torino ci sono 150.000 stranieri che io ormai mi rifiuto di chiamare stranieri: 40 mila hanno tra gli 0 e i 20 anni, 30 mila addirittura sono nati qui. Sono italiani”.

C’è stato anche uno spazio dedicato all’esperienza britannica, portata dall’europarlamentare Julie Ward: “A dispetto della Brexit, voglio sottolineare che i miei concittadini hanno fatto molto per l’accoglienza e l’integrazione in questo periodo. A Manchester e Liverpool ci siamo mossi cercando di mettere assieme tutte le energie per aiutare i profughi a inserirsi nella nostra realtà, coinvolgendo associazioni, università, centri culturali e Comuni”.

Molto altra la carne al fuoco, con la seconda parte dell’evento dedicata alle esperienze virtuose delle associazioni no-profit. Tra queste si annoverano il consorzio di associazioni milanesi Passepartout, l’organizzazione Eurocities che mette in una rete cooperativa circa  140 città europee e Solidar, un network no-profit che unisce circa 60 associazioni in 22 paesi del continente.

A fare da palcoscenico, ovviamente, Bruxelles, con tutta la sua carica simbolica. Spesso vista come la capitale fredda e burocratica dell’Unione Europea, ora il suo ruolo va ridimensionandosi. E l’intento politico è chiaro: essere più vicino ai cittadini, ascoltarli, che siano di Parigi, Atene o anche di un comune di 500 abitanti come Frascaro. Ricostruire la credibilità e rispondere alle esigenze reali e alle lotte di tutti i giorni diventano le parole d’ordine.

Noi europarlamentari siamo qui”, ha concluso Viotti a margine dell’evento, “utilizzateci, chiedeteci informazioni, fateci presente i vostri problemi. L’unico modo per dare nuova linfa all’Unione Europea è “fare cose”, migliorare la vita dei cittadini, rispondere alle loro esigenze. Riguardo alla questione dei migranti, mettere insieme associazioni e sindaci con l’UE e il Parlamento significa provare a mettere a sistema tutte queste idee per affrontare presente e futuro”.

Per i partecipanti l’esperienza a Bruxelles non è terminata con il dibattito. Il mattino seguente gli amministratori hanno avuto, infatti, l’occasione di visitare il Parlamento Europeo e parlare con un funzionario sui meccanismi di funzionamento dell’Unione Europea.

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