4 Novembre 2022
11:22
Ambiente, il 62% dei pesci nei nostri fiumi e laghi è “alieno”
LOMBARDIA – Pesci siluri provenienti dall’est Europa, che sul Po ormai superano i 2 metri, trote iridee o lucioperca. In Italia, il 62% dei pesci che popolano fiumi e laghi è ‘alieno’. “Una catastrofe ecologica che non fa e non ha fatto altro che peggiorare la situazione, già drammatica, della biodiversità nelle acque dolci”. Lo ritiene Andrea Agapito Ludovici, responsabile acque Wwf Italia. Su 152 specie di pesci d’acqua dolce attualmente censite, infatti, solo il 38% è autoctono, e spesso in uno stato di conservazione inadeguato. Circa la metà di queste specie è a elevato rischio di estinzione (48%). Un tasso ben più alto degli altri vertebrati: anfibi (36%), rettili (19%), uccelli (29%) e mammiferi (23%).
In Italia sono inoltre censite ben 33 specie di pesci endemiche o sub endemiche. Alborella, rovella, triotto, vairone italico, carpione del Fibreno, trota marmorata sono alcune delle specie che vivono solo da noi o prevalentemente nel nostro Paese. Molte di queste sono in crisi anche per l’introduzione di specie provenienti da altri areali, specie alloctone che impattano fortemente sulle comunità ittiche presenti. Colpa, secondo il Wwf, di diverse Regioni che consentono ulteriori immissioni di pesci alloctoni nei nostri fiumi solo per soddisfare le richieste di alcune associazioni di pescatori.
Negli ultimi 50 anni le popolazioni mondiali delle specie d’acqua dolce sono diminuite dell’83%. Un declino che rappresenta il peggiore in assoluto tra quelli fotografati dal Living Planet report 2022 elaborato a livello globale dal Wwf e dalla Società Zoologica di Londra. L’Italia non fa eccezione e la biodiversità delle nostre acque interne è fortemente compromessa a causa di un’aggressione a tutto campo che ne ha compromesso gli equilibri e ha reso questi ambienti estremamente vulnerabili. Per questo, il Wwf ha inviato una dettagliata nota alla Conferenza Stato Regioni del dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie.
Complessivamente le nostre acque interne non sono nelle condizioni in cui dovrebbero essere. Solo il 43% dei fiumi è in un “buono stato ecologico”, come richiesto nella direttiva quadro Acque, mentre i laghi sono appena al 20%. Inoltre i cambiamenti climatici, che quest’anno si sono manifestati con maggior virulenza del passato, soprattutto per la scarsità di precipitazioni, stanno contribuendo a dare il colpo di grazia agli habitat d’acqua dolce.
Anche per questo il Wwf ribadisce ancora una volta la necessità di un impegno da parte soprattutto delle Regioni e dello Stato per una grande e diffusa azione di rinaturazione e riqualificazione. Lo richiede anche la Strategia Europea per la Biodiversità, riproponendo con più forza e in tutta la penisola progetti come quello per la rinaturazione del Po. L’obiettivo è contribuire entro il 2030 alla riqualificazione dei 25.000 km di fiumi in Europa come richiesto dalla Strategia Europea per la Biodiversità.
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