Cronaca

In fuga dall’Afghanistan e ora ad Alessandria, la storia di Sediqa e Shukria: “Siamo libere grazie a voi”

ALESSANDRIA – Sono scappate dall’Afghanistan la scorsa estate dopo la presa del potere dei talebani perché rischiavano la vita in quanto giovani ragazze impegnate negli studi e nella difesa dei diritti delle donne. Oggi negli uffici della Prefettura di Alessandria Sediqa Fasihi e Shukria Ashrafi hanno raccontato la loro toccante storia: ospitate in città insieme ad altre 70 persone dall’associazione Social Domus, le due giovani hanno ricevuto un personal computer e mille euro a testa, da investire per proseguire gli studi. L’iniziativa solidale è stata promossa dai gruppi Soroptimist di Alessandria e Acqui.

“Quando i talebani hanno preso il potere ero al lavoro” ha raccontato Sediqa “non sapevo nulla, siamo subito scappate a casa e, vestite da talebani abbiamo più volte tentato di raggiungere l’aeroporto, c’erano circa 5 mila persone in attesa. Siamo state due o tre giorni fuori ad aspettare, scampando anche a un attentato. Grazie al Governo Italiano che ci ha accolto, ora possiamo uscire di casa libere, senza paura. Saremo sempre riconoscenti”. Grazie a Barbara Paglieri, inoltre, Sediqa e Shukria hanno anche ricevuto alcuni prodotti Paglieri.

Sediqa studiava informatica all’Università di Kabul, lavorava nel settore Comunicazione al Ministero e da due anni si era attivata nell’associazione “Girls Toward Leadership”. Shukria, invece, studiava Economia. Entrambe vogliono continuare il loro percorso formativo qui in Italia. Al momento, infatti, le speranze di poter tornare un giorno nel loro paese sono remote.

“Coi talebani non è pensabile pensare di poter intavolare la pace” ha sottolineato Jawad Karimy, anche lui cittadino afghano rifugiato ad Alessandria, uno dei protagonisti del documentario realizzato dal regista alessandrino Lucio Laugelli “We cannot live under that flag” “sono senza umanità, analfabeti, non conoscono ragioni”. Dopo essersi formato in Italia negli anni scorsi ed essere diventato Ufficiale Afghano al termine del 193^ corso di applicazione dei Carabinieri, Jawad era tornato nel suo paese ma anche la sua vita era a rischio: in quei tragici giorni, tra l’altro, ha perso il fratello, ucciso dal regime. “Ci sentiremo sempre in debito con l’Italia”. 

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