Autore Redazione
venerdì
19 Febbraio 2021
20:38
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Politica - Alessandria

Pillola abortiva solo in ospedale, Non Una di Meno ribatte: “Sui nostri corpi decidiamo noi”

Pillola abortiva solo in ospedale, Non Una di Meno ribatte: “Sui nostri corpi decidiamo noi”

ALESSANDRIA – “Sui nostri corpi decidiamo noi!”. Il collettivo Non Una di Meno di Alessandria ha reagito così al sì del consiglio comunale rispetto alla circolare della Regione Piemonte sull’utilizzo della pillola abortiva, in contrasto con le direttive del Ministero. Mercoledì l’aula ha votato l’ordine del giorno firmato Locci-Castellano. “Le linee guida del Ministero della Salute, seppure non risolutive, avevano aperto finalmente un dibattito importante: lo scorso agosto il ministero della salute ha cancellato l’obbligo di ricovero in caso di aborto farmacologico ed esteso il limite da sette a nove settimane per la somministrazione così come negli altri paesi” hanno sottolineato le attiviste In pieno contrasto con queste indicazioni mercoledì 17 febbraio, il consiglio comunale si è espresso favorevole all’ordine del giorno proposto da Emanuele Locci e Piero Castellano in cui si chiedeva di esprimere pieno sostegno alla circolare della Regione Piemonte, che si oppone – senza alcuna discussione in consiglio regionale – alle linee guida del Ministero della Salute. In sostanza la circolare esprime un chiaro no alla somministrazione farmacologica nei consultori della pillola abortiva e incentiva l’apertura di sportelli ‘pro vita’ negli ospedali pubblici”. 

“Le fragili argomentazioni a sostegno di questa circolare espresse dalla maggioranza nel consiglio comunale danno a intendere che la natura delle proposte di Locci – si ricordi la mozione Locci Trifoglio nel 2018 – sia una personale battaglia ideologica condotta per contrastare la libertà di scelta delle donne e per incentivare, in un paese dove il 65% dei medici sono obiettori di coscienza, la presenza di associazioni antiabortiste come i ‘pro vita’ che hanno come slogan “L’aborto non è una scelta”. Crediamo con ferma convinzione e ribadiamo che sostenerle e dar loro spazio all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche significa colpevolizzare le donne per la loro scelta di abortire e minare un diritto reso ancora più precario dalla pandemia in corso. Inoltre ribadiamo che di fatto un uso più esteso dell’aborto farmacologico con pillola RU486, utilizzato appena nel 20,8 % dei casi, potrebbe decongestionare gli ospedali in questa fase pandemica così delicata, perché somministrabile in consultorio e in ambulatorio. Come già detto a Torino il 31 ottobre, come Casa delle Donne, continueremo a porre l’attenzione sull’importanza dell’accesso gratuito alla contraccezione, l’accesso garantito alle cure ginecologiche di ogni genere, sul ruolo dei consultori sui territori per la nostra salute, sull’accesso davvero sicuro, gratuito e garantito all’aborto, anche per questo l’8 marzo manifesteremo!”

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