16 Aprile 2021
14:42
La televisione comoda e il rischio “ebe-tivù”. Il caso Lol visto da Daniele Ceva
ITALIA – In questi giorni la trasmissione “Lol”, andata in onda su Amazon Prime Video, ha suscitato un lungo dibattito prima sulla sua vis comica del programma poi sull’impiego (dichiarato) di gag già usate in altri Paesi. Una contestazione quest’ultima che abbiamo voluto condividere con il valenzano Daniele Ceva, affermato autore comico e profondo conoscitore dei principali programmi televisivi di questo tipo. Il tema torna a essere quello della creatività e della globalizzazione dei gusti, con tutti i rischi connessi. Ecco il suo pensiero:
Furio Scarpelli, dell’immortale coppia di sceneggiatori Age & Scarpelli, di cui non sto ad elencare l’immensa opera, credo basti “L’Armata Brancaleone” per rendere l’idea, commentando all’epoca la grande disponibilità di mezzi finanziari e tecnologici del cinema americano rispetto al cinema italiano, disse che in Italia, per compensare tale differenza, “siamo costretti alla genialità”.
Ora, mi sembra chiaro che osservando ciò che succede nel panorama delle produzioni televisive italiane, di quella “costrizione” alla genialità ce ne siamo liberati alla grande.
Di recente ho scritto un post su Facebook, di commento al caso “LOL”, lo show andato in onda su Amazon Prime Video. Uno show comico che ha avuto molto successo di critica e pubblico, ma che ha scatenato un acceso dibattito nel momento in cui si è scoperto che alcune gag proposte dai protagonisti, erano prese paro paro da edizioni straniere dello stesso show. Non si è trattato di plagio, gli autori originali degli sketch venivano citati, il pubblico ha riso, le gag sono state ben eseguite e tutto è finito lì. Bravi tutti.
Io stesso ho lavorato come autore in format televisivi e so come funziona: si compera un format che ha già avuto successo all’estero, riducendo al minimo il rischio di flop e spesso e volentieri, per i tempi e i costi sempre più ridotti delle produzioni, si utilizzano gli stessi sketch. Niente di illegittimo. La domanda però nasce spontanea: dov’è finita la genialità? Dove la creatività?
Senza entrare nel merito della qualità della proposta comica, o di quanto faccia ridere, de gustibus. Resta il fatto che LOL è l’ennesimo prodotto acquistato da un paese straniero, così come Italian’s got Talent, X Factor, Masterchef, e così via. Sia chiaro, ottimi prodotti di successo. Conosco alcuni degli autori, tutti molto bravi e dall’indiscussa professionalità.
Lungi da me sostenere una qualche idea di sovranismo “primagliitalianesco”, mi chiedo però quanto faccia bene alla professione stessa di autore e di creativo, di attore e di comico, così come all’intelletto del pubblico, questa standardizzazione globale della proposta, questo appiattimento di gusti che per non rischiare l’impopolarità, tende sempre più a inseguire invece di proporre, a percorrere sentieri già tracciati, comodi e sicuri, anziché infilarsi nella macchia della ricerca creativa, nella sfida a trovare idee nuove e stupefacenti.
Non viviamo solo nella società “liquida” descritta da Zygmund Bauman, ma anche nella società “comoda”, quella che vive come “dittatura” l’obbligo della mascherina, in un’area Comfort sempre più piccola e intoccabile e dalla quale uscire ci fa sempre più paura. In fondo, perché investire tempo e denaro in nuove idee dall’esito incerto, quando posso avere un pacchetto già pronto, fatto e finito, compreso di audience assicurata? Perché sforzarci a cucinare quando c’è Just Eat?
Proviamo allora a immaginare se avessero ragionato nello stesso modo Fellini, Monicelli, Enzo Ferrari. Se Arbore avesse condotto La pupa e il secchione (Beauty and the Geek – USA) invece di scrivere Indietro Tutta o se Giuseppe Verdi avesse fatto il DJ mettendo su i dischi di Beethoven.
La strada è comoda ma pericolosa, passare dal tostapane a colori di Frassica al più becero tormentone è un attimo e quando ti ritrovi inebetito è ormai troppo tardi, perché l’ebete non sa di esserlo e non fa nulla per cambiare la propria condizione.
Al di là di qualsiasi retorica nazionalistica, la storia stessa ci insegna che abbiamo tutti i numeri e le qualità per essere un Paese protagonista nel creare nuove forme di qualsiasi arte. Investire in creatività, arte e cultura non è energia persa anzi, è l’unico investimento che rende un paese veramente ricco, di PIL e di cervello e che ci evita di diventare un Paese “costretto alla comodità”.
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