Autore Redazione
lunedì
26 Aprile 2021
09:28
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Politica - Casale Monferrato

Il centrosinistra di Casale dopo il discorso di Riboldi: “La liberazione non venga violentata”

Il centrosinistra di Casale dopo il discorso di Riboldi: “La liberazione non venga violentata”

CASALE MONFERRATO – Proseguono le polemiche a Casale Monferrato dopo la cerimonia della Liberazione in Cittadella.  Sull’argomento arriva una presa di posizione netta di diverse realtà del centrosinistra cittadino: Articolo 1 – MDP, Casale Bene Comune, Casale cuore del Monferrato, Casale Insieme, Partito Democratico, Patto per i cittadini, Sinistra Italiana. Una lettera indirizzata a Federico Riboldi è stata diffusa proprio in queste ore per chiedere maggiore rispetto a chi ha dato la vita per la democrazia e la libertà d’Italia.

Signor Sindaco, Casale non si merita questo.  
Le parole che Lei ha pronunciato in occasione del 76 anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo hanno l’amaro gusto della prosecuzione in senso peggiorativo di quelle che Lei pronunciò nel mese di gennaio in occasione dei Martiri della Banda Tom.
La memoria, la storia, la lotta di liberazione partigiana che è fondamento della nostra Costituzione repubblicana, non possono essere violentate periodicamente dalle sue parole intrise di faziosità e grondanti di errori tutt’altro che ingenui.
Il 25 aprile Lei ha scelto la via scellerata della provocazione, della divisione. Il Suo è stato un atto deliberato e non può tentare di vestire i panni della vittima, perché sarebbe l’ennesimo scempio, una rinnovata ingiustizia, a quelle giovani vite sacrificate per la libertà, persino la sua!
Il suo intervento si è aperto ricordando che l’Italia conobbe la guerra al pari di altre nazioni, ma dimentica che a differenza di altre nazioni fu proprio l’Italia a sviluppare il germe del fascismo, basato sulla violenza, sul sopruso e sull’ingiustizia, trascinando nel giro di una generazione il mondo nel conflitto più scellerato, tragico e crudele della storia dell’umanità. Signor Sindaco Lei si ingegna a trovare spunti di originalità nell’agire italico, ma dove stava questa originalità quando si emanarono le leggi razziali, quando si contribuì, da servi leali del padrone nazista, allo sterminio sistematico di ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici?
Davvero vuole trovare originalità? Allora la vada a cercare nei nomi dei tredici Martiri della  Banda Tom, nella biografia dei caduti della resistenza, nei sacrifici delle donne per tanto trascurate anche dalla narrazione ufficiale della lotta di Liberazione, nelle testimonianze di chi fino ad oggi ha trasmesso memoria, nelle righe di valore universale della nostra Costituzione. Troverà in questi luoghi, se avrà il coraggio di ascoltarla, quella che Calvino descriveva come “una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo”.
E’ grazie a questo fondamentale anelito di emancipazione se il nostro paese ha potuto espiare, almeno in parte, l’empietà del fascismo riscattandosene appunto. Questo merito, appartiene ad alcuni, non agli uni e agli altri. Il venticinque aprile fu la conclusione di una guerra civile, non fratricida e tanto meno un gesto di combattimento onesto, come le sue parole vorrebbero millantare. Da una parte l’oppressione dall’altra la libertà, da una parte il perpetuare dell’ingiustizia dall’altra il riscatto. Nulla di uguale e soprattutto impari, in cui la differenza la fece solo il coraggio contro la viltà, la speranza nel futuro contro l’abiezione quotidiana.
Per una volta riponga la sua tracotanza e arroganza nel definirsi il migliore e si inchini, signor Sindaco, al sacrificio di alcuni per il beneficio di tutti“.

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