Autore Redazione
giovedì
22 Luglio 2021
18:54
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Cronaca - Alessandria

Lombardi: “Solvay non poteva non sapere e non ha sanato la grave situazione ambientale ereditata”

Lombardi: “Solvay non poteva non sapere e non ha sanato la grave situazione ambientale ereditata”

ALESSANDRIA – Agli abitanti di Spinetta e della Fraschetta non interessano i rimpalli di responsabilità fra i gestori dell’impianto, interessa piuttosto di vivere finalmente in un ambiente risanato e bonificato”. L’ex assessore all’Ambiente di Alessandria Claudio Lombardi, esponente di Legambiente, ha commentato così la vittoria della multinazionale Solvay nella causa intentata nei riguardi di Montedison (ora Edison) alla Camera di Commercio Internazionale.

“L’accusa” ha rimarcato Lombardi “consiste nella “violazione delle dichiarazioni e garanzie contrattuali in materia ambientale in relazione alla vendita a Solvay dei siti di Bussi e Spinetta Marengo”. Per quanto riguarda il sito di Spinetta Montedison avrebbe cioè nascosto a Solvay la pesante situazione di inquinamento di aria, suolo ed in particolare l’avvelenamento della falda acquifera. La sentenza emessa dalla corte giudicante belga (la Camera di commercio internazionale ha sede a Bruxelles) è veramente stupefacente. E’ impensabile infatti che Solvay abbia acquistato senza fare un’indagine in proprio, una banalissima indagine quale quella di chiedere a cittadini di Spinetta: avrebbe immediatamente avuto notizia della situazione della falda, del contenuto dei cumuli simili a colline che sorgono all’interno dello stabilimento (500.000 m3 di sostanze tossiche), degli odoracci che si sprigionano dallo stabilimento verso l’abitato”.  

“Solvay” ha continuato Lombardi non poteva non sapere: si desume dal documento allegato inviato con firma congiunta agli abitanti di un quartiere di Spinetta nell’anno della vendita. Si apprende che Montedison si è accordata col Comune a destinare ad impiego “non potabile” l’acqua che da anni ha fornito agli abitanti come potabile. Non ha pensato Solvay, che ha sottoscritto il documento, di chiedere per quale motivo per anni Montedison ha fornito gratuitamente acqua agli abitanti richiedendo loro di non usare quella dei loro pozzi?Perché Solvay ha atteso più di un decennio a portare in giudizio Edison pur essendo venuta in possesso della documentazione archiviata nel centro di ricerche di Bollate comprovante la grave situazione d’inquinamento ambientale in cui versava il sito produttivo? Non se ne può che dedurre che Solvay abbia dichiarato di non conoscere la reale situazione in cui versava il sito produttivo e l’inquinamento che aveva causato alle matrici ambientali nel corso del processo che l’ha vista condannata con sentenza definitiva e che abbia accusato Edison di non averla messa al corrente della stessa puramente per mera tattica difensiva”.

“La Corte d’Assise d’Appello nel processo che vide condannata Solvay sentenzia che l’affermazione secondo cui i tecnici Solvay si sarebbero solo “gradualmente e con estrema difficoltà reso conto del reale livello di contaminazione si fonda…su di un presupposto del tutto fuori dalla realtà” sul ritenere cioè “che una multinazionale ricca di professionalità di elevato livello abbia deciso di acquistare uno stabilimento chimico di vaste dimensioni…in un momento storico in cui già esisteva, anche in Italia, una normativa relativa all’inquinamento industriale”. E comunque, e questo è ciò che più conta, Solvay non ha sanato la grave situazione ambientale ereditata da Montedison, la falda acquifera è tuttora inquinata, gli inquinanti continuano a fuoriuscire dallo stabilimento come testimonia il ritrovamento di PFAS nelle acque potabili di Montecastello”. 

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