Autore Redazione
domenica
11 Ottobre 2015
22:00
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Cronaca - Italia

Ogni giorno in Italia chiudono 30 negozi per colpa della crisi  

Ogni giorno in Italia chiudono 30 negozi per colpa della crisi  

ITALIA – La crisi del commercio non si arresta e la desertificazione di attività commerciali nei centri urbani continua ad avanzare. In base ai dati raccolti da Confesercenti, in Italia i locali sfitti sono 627mila, quasi il 25% del totale dei negozi disponibili. Una percentuale che in alcune periferie è addirittura più allarmante, con valori che  sfiorano il 40%.

Nei primi 8 mesi del 2015 ogni giorno sono spariti 30 negozi e dal 2012 a oggi sono state oltre 300 mila le imprese commerciali che hanno cessato l’attività. La desertificazione colpisce il territorio nazionale  con una diffusione a macchia di leopardo, ma è generalmente più evidente nei piccoli centri e nelle zone periferiche delle grandi città, dove ormai si trovano serrande calate anche nei centri commerciali. Il più alto numero di negozi sfitti in Lombardia, (oltre 82mila) Campania (quasi 70mila) e Lazio (circa 62mila). Sono 43.000, sempre secondo le stime di Confesercenti, le saracinesche abbassate dai commercianti piemontesi a causa della crisi.

Allarmata dai dati raccolti, Confesercenti ha quindi proposto l’inserimento nella prossima legge di stabilità di un meccanismo “combinato” per agevolare il ripopolamento delle botteghe del Bel Paese. Introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali, secondo l’associazione di categoria, potrebbe favorire la ripresa del mercato immobiliare, dando allo stesso tempo nuovo impulso alla rinascita del commercio urbano e delle botteghe. “Si creerebbe anche valore per tutti i soggetti interessati: il proprietario dell’immobile godrebbe di un indubbio beneficio fiscale, le attività commerciali corrisponderebbero un canone ridotto. E per l’amministrazione comunale sarebbe un doppio investimento: sociale, con il ripopolamento delle aree oramai desertificate delle città, e fiscale”. Secondo le elaborazioni dell’ufficio economico Confesercenti, con l’introduzione di un canone concordato e cedolare secca potrebbero rinascere, nell’arco di due anni, circa 190 mila negozi. Per il fisco centrale e locale – tra gettito Irpef, Tari e Irap pagate dalle imprese – sarebbe un introito aggiuntivo di 1,5 miliardi 

 

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