14 Ottobre 2023
11:27
La complessa semplicità di una “Commedia incompiuta” al Teatro San Francesco
ALESSANDRIA – Quando uno spettacolo mescola generi diversi, raggiunge vette poetiche, diverte proprio tutti e, in più, è anche inclusivo, si è di fronte ad un grande Teatro e ad una signora compagnia teatrale. E’ il caso di “Commedia incompiuta” del Teatro dei Navigli, anteprima di ieri 13 ottobre della stagione M.A.R.T.E Radici del Teatro San Francesco, con l’organizzazione e la direzione della Compagnia Stregatti. Il prossimo appuntamento, cui seguiranno gli altri spettacoli del cartellone, sarà il 27 ottobre con “Le comari”, messo in scena dalla Compagnia Stregatti con il gruppo allievi avanzato. “Commedia Incompiuta”, scritto e diretto da Luca Cairati, è un azzardo complesso che ha il potere straordinario di apparire semplice. Le forme sono quelle della commedia dell’arte, la vicenda è imperniata sull’amore di Flaminio, ostacolato dal padre Pantalone (in entrambi i ruoli Maurizio Misceo), per Isabella (Stefania Santececca) e su quello dei rispettivi servi Arlecchino (lo stesso Cairati) e Smeraldina (Michela Lo Preiato). Un nucleo narrativo essenziale che si innesta su un canovaccio di Rodari, definito dallo stesso autore non finito, ma “materia prima per un testo teatrale per l’immaginazione”, sul teatro di figura, sulle arti circensi e sulla lingua Lis dei segni, fusa con la gestualità della commedia dell’arte. E’ un viaggio dove si riconoscono forme e musiche note, dove un carro si apre e si trasforma in teatro dei burattini, in casa e in molti altri luoghi, dove un equilibrista-giocoliere (Arturo Gaskins) sembra tessere le fila di un percorso dove “la vita è una commedia incompiuta, sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere”. I burattini di un crociato e un saraceno, sulle note sognanti di “Figlio della luna” dei Mecano, evocano la luna dove si trova il senno di Orlando e dove non possono arrivare gli “uomini dotati di coraggio, ma cui mancano le ali”. Sta nell’equilibrio tra ritmo veloce, comicità moderna in uno stile antico e un fil rouge di incanto poetico il taglio registico di Luca Cairati. L’intreccio amoroso si svolge tra fraintendimenti e momenti comici irresistibili, da strappare ripetutamente la risata, mentre gli ammiccamenti al pubblico di Arlecchino sfondano la quarta parete, divertono e rimandano ad un piano di realtà. E’ tale la padronanza della gestualità della commedia dell’arte da non far neppure notare l’uso della Lis, che pare una normale estensione delle movenze delle maschere, in un capolavoro di apparente semplicità. E poi dialetti diversi, un tappeto musicale che enfatizza il lato ilare e canzoni esilaranti. Così si passa dal veneto al bergamasco, al marchigiano di Smeraldina, al napoletano di Arlecchino travestito da Pulcinella. Su tutto le incursioni di un onirico acrobata lunare. E’ lui a raccontare che “le maschere quando muoiono vanno sulla luna per suggerire ai poeti e agli artisti parole d’amore”, ma anche ad evocare le parole d’amore immortali scritte da Amleto ad Ofelia. “I viaggi fanno le persone” e non viceversa e la destinazione è proprio la luna, dove ritrovare il senno e scoprire che la “pura verità appartiene alla nostra maschera”. Un finale che pare la conclusione di un percorso di vita attraverso amore ed ostacoli, registro sublime e smaccata comicità. Bisogna padroneggiare perfettamente commedia dell’arte, nouveau cirque, danza e mimo per poterli rileggere e innovare con tanta apparente facilità in un risultato coerente. Teatro dei Navigli ha dimostrato di saperlo fare e la risposta del pubblico del San Francesco è stata a dir poco entusiastica. Uno splendido inizio per il cartellone Radici.