Autore Redazione
domenica
14 Aprile 2019
10:31
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Cronaca - Alessandria

Banalità e seduzione del male. Recensione di “Wicked game” al Teatro Ambra

Banalità e seduzione del male. Recensione di “Wicked game” al Teatro Ambra

ALESSANDRIA – Fa pensare alla banalità del male “Wicked game – gioco malvagio” dei Cani da Compagnia, che ha debuttato sabato 13 aprile al Teatro Ambra nell’ambito della rassegna “Ambra Brama di Teatro”.

Il testo, scritto e diretto da Paolo Scepi, anche in scena con Fulvio Ferrari, Stefano G. Lardone, Giovanni Pesce, Roberta Ponticello, Elisabetta Puppo, ruota intorno ad un barista rovinatosi al gioco e indotto ad un patto con un diabolico malavitoso. Il sodalizio lo trasforma in aguzzino nei confronti di tre malcapitati privi di documenti (quindi di diritti ufficiali) e la sua posizione di potere lo coinvolge in un gioco malvagio che lo diverte. La banalità del male sta nel meccanismo psicologico malato che travolge le relazioni e calpesta, in nome di un gioco di ruolo, la dignità, gli affetti e i più elementari diritti. Il percorso mentale del protagonista ha un’evoluzione e un crescendo sostenuti da un sinistro mentore, che non solo lo inserisce in un losco traffico criminale, ma soprattutto plasma il suo punto di vista su una pura volontà egoistica.

La costruzione registica ha del cinematografico, si basa sul passaggio dal presente al passato, su una narrazione che, a tratti, si rivolge allo spettatore e che collega inizio e finale. La conclusione è inaspettata e si presta a più di una lettura, riscattando solo in parte il cinismo di fondo e lasciando comunque un sentore di amaro. E’ credibile il passaggio da vittima indebitata a carnefice, come lo è l’accanimento contro chi non ha mezzi per rivalersi. E’ in questa verosimiglianza, nelle sfumature umane e nell’altrettanto umana perversione il valore del testo. Il linguaggio è quello del cinismo, tale da far sorridere e da agghiacciare, da far intuire violenze possibili e da giustificare l’ingiustificabile alla luce di una logica spietata.

Ottima la prova di Fulvio Ferrari nei panni di un uomo comune al punto di essere prima corruttibile e poi superficialmente crudele. Il suo capo/mentore è il malavitoso di Paolo Scepi, la personificazione del male assoluto. Suo il carisma e il potere attrattivo che l’immaginario collettivo attribuisce al diavolo e suo l’interesse egoistico assoluto. Giovanni Pesce, Roberta Ponticello, Elisabetta Puppo sono le tre vittime del gioco malvagio. Prigionieri tra ricordi e speranze che paiono irrealizzabili, hanno caratteristiche, reazioni e vissuti diversi alle spalle. In loro emergono, in diverse declinazioni, tracce di personalità sepolte sotto l’anonimato di una condizione opprimente. E’ la loro obbligata sottomissione a scatenare il gioco e a renderli più vittime di quanto già non siano.

“Wicked game” è uno spettacolo non rassicurante, crudo e dotato di un’ironia feroce, che colpisce nel segno e cattura sino ad un finale a sorpresa che ne rispetta la vena spietata. E’ da vedere per l’ottima struttura drammaturgica, per la verità che ne emerge e per l’interpretazione convincente del cast. Un successo ad Ambra Brama di Teatro.

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