Autore Redazione
lunedì
11 Aprile 2022
07:00
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Cronaca - Alessandria

L’ironia della non convivialità. Recensione de “Il pranzo” de Gli Illegali

Una commedia ironica, a tratti decisamente comica, che tratteggia egoismi, paranoie, insofferenze e incapacità di rapportarsi. Un successo il debutto nel bellissimo chiostro di Santa Maria di Castello
L’ironia della non convivialità. Recensione de “Il pranzo” de Gli Illegali

ALESSANDRIA – La convivialità è condivisione e, quando rivaluta una tradizione culinaria, è anche conoscenza della cultura del territorio. Queste sono le premesse de “Il pranzo”, presentato sia venerdì 8 che domenica 10 aprile presso il chiostro di Santa Maria di Castello da Gli Illegali e Associazione BlogAl. In particolare, nel pomeriggio di domenica, il chiostro è stato una cornice perfetta, sotto un cielo azzurrissimo racchiuso tra le arcate, per il debutto del nuovo lavoro della compagnia, finalmente in scena dopo la pausa forzata di questi ultimi anni. Lo spettacolo, scritto da Massimo Brioschi (anche regista) e Silvia Benzi, è stato realizzato, grazie all’ospitalità del Chiostro Hostel and Hotel  e al contributo della Fondazione SociAL, nell’ambito del progetto Borgo del Teatro, che ha fatto del Chiostro un vero polo culturale. L’idea, insita nel progetto, era creare uno spettacolo che parlasse della nostra zona, il Monferrato, e delle sue ricchezze culinarie frutto della tradizione contadina. “Il pranzo” contiene tutto ciò, ma, come il teatro sa e deve fare, parte da un contesto per allargare lo sguardo alle relazioni umane che, proprio in una situazione conviviale, emergono prepotentemente. Protagoniste, durante un pranzo in un agriturismo piemontese, due coppie, ma soprattutto quattro individui differenti e impermeabili al dialogo, arroccati su posizioni diverse e intransigenti, in un crescendo di insofferenza, che sfocia in un litigio collettivo sino a  rasentare la rissa. Beppe/Luigi di Carluccio è un gaudente buongustaio, formalmente scorretto in tutto ciò che dice e tanto irriverente da farsi miccia di discussioni sull’etica del cibo. Impossibile per lui un dialogo sereno con la moglie Caterina, una Silvia Benzi salutista, ipocondriaca per interposta persona (ovvero nei confronti del marito), sempre pronta a frenare ogni gioia del palato e a ricondurre il discorso su indigestioni e sgradevoli reazioni al cibo. In poche parole: colei con la quale non si vorrebbe mai pranzare. Il contraltare di Beppe è anche Sally, un’ottima Claudia Chiodi in versione yankee, vegana, intransigente e ripiegata sulle sue convinzioni, che pretende di imporre al prossimo. La parlata da turista americana enfatizza la sua indole superficiale, che trova spazio sui social, un mondo parallelo che interferisce in continuazione con quello dei quattro protagonisti e genera ulteriori comici problemi. E’ attraverso una comunicazione sterile, che avviene con la pubblicazione di foto su Istagram, che si rivela l’incapacità di rapportarsi con chi si ha di fronte e il registro decisamente ironico non fa che mostrare una realtà attuale.  L’incomunicabilità tocca il rapporto di Sally con Simone/Antonio Coccimiglio, un ruspante corteggiatore che non perde occasione di enfatizzare la sua virilità e che goffamente si finge vegano per conquistarla. Tutti parlano senza comprendersi e gli stessi approcci di Simone non vengono colti per essere, infine, respinti. In un mare di chiacchiere inutili e di demonizzazioni di intere categorie di alimenti, nessun piatto viene consumato e tutto è restituito intatto. In questo clima di nervosismo collettivo, dove qualcuno vorrebbe mangiare ma ne è frenato da altri che pongono dei veti ideologici, troneggia la voce del buon senso, quella della ristoratrice Marisa, proprietaria dell’agriturismo dove tutto si svolge. A lei, interpretata dalla sempre brava Monica Lombardi, il compito di descrivere i piatti, dalla paniscia, alla finanziera, ai formaggi tipici, sino al dolce di nocciole, in un crescendo di esasperazione godibilissima e più che condivisa dagli spettatori. L’insofferenza per lo spreco, il lavoro alla base di ogni preparazione culinaria, il rispetto della tradizione e il valore della condivisione a tavola sono la sua lezione, recepita per un solo fugace attimo dai convitati, per essere subito disattesa.  Si ride e tanto, si pregusta una lunga lista di piatti piemontesi e si riconosce come in un specchio una società nutrita di idee divisive, di paure, di desiderio di apparire. Un microcosmo che riflette, in forma ironica e un pizzico sarcastica, paranoie, egoismi e, soprattutto, l’incapacità di ascoltare il prossimo.  Una bella prova per Gli Illegali, apprezzata da un numeroso pubblico che ha premiato entrambe le date proposte.

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