Autore Redazione
martedì
3 Novembre 2020
16:09
Condividi
Cronaca - Alessandria

Confartigianato Piemonte su ipotesi chiusura pasticcerie e ristoranti: “Così un terzo non riaprirà nel 2021”

Confartigianato Piemonte su ipotesi chiusura pasticcerie e ristoranti: “Così un terzo non riaprirà nel 2021”

PIEMONTE – Confartigianato Piemonte avverte, se si dovesse decidere la chiusura di pasticcerie, gelaterie, bar e ristoranti della regione si registrerà un calo del fatturato dell’80% a novembre e del 90% a dicembre. Inoltre un terzo delle aziende legate al mondo del food chiuderà nel 2021. “Non comprendiamo perché, come apprendiamo dai giornali, siano a rischio chiusura i locali non essenziali, mentre a negozi e grande distribuzione sarebbe permessa la commercializzazione di alimentari e prodotti dolciari – spiega Anna Maria Sepertino, Presidente dell’alimentare di Confartigianato Imprese Piemonte.

Il danno non riguarderebbe però il mondo della pasticceria e della ristorazione coinvolgendo a cascata “salumifici, caseifici, birrifici, mulini e panifici solo per fare gli esempi più eclatanti. Ma non solo, ci sono anche realtà di ristorazione con contratti in essere per la somministrazione di pranzi e cene agli operai impegnati nelle grandi opere in Piemonte”. In Piemonte, solo nell’artigianato, si contano 3.040 pizzerie, 704 rosticcerie e 1200 pasticcerie e gelaterie. Un settore, quello dell’agroalimentare che dà lavoro a circa 12mila addetti con un’offerta enogastronomica di 23 prodotti DOP, IGP e STG, ben 342 “tradizionali”.

Imprenditori coraggiosi che hanno investito tempo e denari, in questi mesi, per assicurare a sé stessi, ai propri collaboratori ed alla clientela, ambienti sicuri e sanificati – prosegue Sepertino. L’eventuale chiusura si traduce in una assurda disparità di trattamento a vantaggio di altre tipologie di vendita dei nostri straordinari prodotti. Così si colpiscono le nostre aziende che hanno già sofferto nei mesi scorsi, si sono prima dovute riorganizzare con distanziamento dei tavoli, igienizzanti, menù monouso, ecc. poi si sono visti ridurre il numero dei clienti per tavolo, prima 6, poi 4 e infine chiusura alle ore 18.”

Abbiamo perso l’80% del fatturato legato alla vendita di uova e colombe – sostiene Sepertino – non possiamo permetterci un nuovo lockdown, che comprometterebbe il fatturato legato alla vendita dei dolci natalizi”. In Piemonte si stima per dicembre una spesa delle famiglie in prodotti alimentari e bevande di 1.215 milioni di euro, più alta di 201 milioni rispetto al consumo medio mensile.

Secondo la Presidente sarebbe stato più utile e ragionevole “lasciare gli orari più ampi possibili prevedendo al contempo più turni serali contingentati ed esclusivamente previa prenotazione. Si sarebbero drasticamente ridotti gli assembramenti, avrebbero continuare a lavorare centinaia di migliaia di persone ed evitato questa dispersione di contributi a pioggia la cui esigua entità non rappresenta che una goccia nel mare dei bisogni per l’ingente danno economico che subiranno le imprese. Senza contare che il comparto della ristorazione coinvolge tutta la filiera agroalimentare, il packaging e l’intero settore produttivo delle attrezzature di settore.”

Condividi